L’auto motoscafo è un fuoristrada anfibio nato dal Jimny
La storia e la prova su strada ed in navigazione sul Lago Turano (Rieti) di un fuoristrada trasformato in anfibio su base Suzuki Jimny.
AUTO ANFIBIA SUZUKI JIMNY – Tutto ha inizio molti anni fa, nell’estate del 1964, quando mio padre torna dal lavoro con l’ultimo numero di Quattroruote appena acquistato in edicola. In copertina c’è un Maggiolino VW in mezzo al mare, impegnato in piena navigazione da una sponda all’altra dello Stretto di Messina!
Si trattava di un veicolo anfibio artigianale realizzato dall’Autogerma di Bologna (all’epoca l’importatore italiano del marchio di Wolfsburg), che realizzava un’impresa storica, tanto da meritare addirittura la cover del più prestigioso magazine italiano dell’automotive.
Auto monoscafo
L’immagine di quel Maggiolino suscita subito nella mia mente di adolescente una serie d’immagini legate al viaggio e all’avventura, oltre ad una sorta di eccitazione all’idea quasi bizzarra di un auto motoscafo in grado di muoversi a suo agio sia su strada che in acqua, come una normale imbarcazione. In quello stesso anno arrivava inoltre sul mercato anche la mitica Amphicar, la prima vettura anfibia di serie (prodotta da un’azienda tedesca tra il ’64 e il ’68 in circa 4.000 esemplari) per la quale la passione iniziava a delinearsi in me, seppur ancora nelle fasi iniziali.
Auto Anfibia?
E’ un’auto anfibia quella che rappresenta l’archetipo di tutte le tipologie di automobili, perché racchiude forse quel desiderio inconscio e atavico dell’uomo moderno, divenuto oggi un animale terrestre, di tornare verso il mare, dal quale, milioni di anni fa, ha avuto origine ogni essere vivente. Dopo una serie di esperienze su mezzi simili di derivazione militare, effettuate soprattutto nel corso di manifestazioni ed eventi legati al mondo del fuoristrada, la mia “febbre dell’anfibio” diventa sempre più alta e l’unico modo per attenuarla è quello di acquistarne uno.
Auto motoscato Suzuki Jimny anfibio
Una breve ma accurata ricerca in rete ricade sulla “Tim Dutton Amphibious Cars” di Littlehampton, nel West Sussex (UK). La particolarità di questa azienda è la specializzazione nell’adozione della meccanica di base sulla quale allestire l’anfibio, rappresentata in questo caso dal collaudato Suzuki Jimny. Una scelta che ritengo molto valida, in quanto mi consente di avere un mezzo dotato di trazione integrale e marce ridotte, entrambe molto utili per uscire dall’acqua attraverso rampe con pendenza elevata e con fondi melmosi a scarsa aderenza.
FUORISTRADA ANFIBIO
La factory di Tim Dutton inoltre offre all’aspirante “amphinauta” la possibilità di arrivare in sede con il proprio veicolo, che, dopo dieci settimane di lavoro, viene trasformato in un fuoristrada anfibio pronto all’uso. Una nuova ricerca in rete per trovare l’auto adatta alla trasformazione mi porta ad acquistare un Suzuki Jimny 1.3 Cabrio a benzina del 2005 (con circa 140.000 km), al costo di 5.600 euro.
Dopo una settimana di prove tra Torino e Pescara, per i collaudi preliminari della meccanica, parto alla volta di Littlehampton, dove mi aspetta Tim Dutton. In perfetta sintonia con i tempi stabiliti sul contratto di acquisto, il mio “Dutton Surf” è pronto per il varo poco prima dell’estate.
Arrivo a Littlehampton in una calda giornata di luglio, insolitamente assolata per le latitudini britanniche, e Tim mi mostra subito il veicolo appena finito di costruire. Rispetto a quelli finora realizzati presenta diverse innovazioni, alcune delle quali appositamente studiate per migliorarne la manovrabilità in acqua, come le aperture ai lati del convogliatore di flusso dell’idrogetto che consentono di ruotare il veicolo in acqua di 180°, invertendo la rotta in spazi brevissimi.
Due giorni di full immersion per entrare in sintonia con il mezzo e apprendere le varie modalità di utilizzo in navigazione e sono pronto per il lungo viaggio di ritorno in Italia. Naturalmente è ancora troppo presto per affrontare il Canale della Manica con il mio Dutton Surf e quindi scelgo un tradizionale e confortevole, dopo il quale mi aspetta una lunga trasferta autostradale fino a Torino.
Auto motoscafo Suzuki Jimny come va su strada?
Nel normale utilizzo stradale la proverbiale versatilità del Suzuki Jimny rimane pressoché inalterata, offrendo un mezzo a proprio agio su qualsiasi tipo di percorso anche nella versione auto motoscafo. L’unica precauzione da adottare in questo caso riguarda una certa cautela nella valutazione degli ingombri, sensibilmente lievitati rispetto alle contenute dimensioni del piccolo 4×4 nipponico, soprattutto davanti a causa della carena molto pronunciata. La visibilità anteriore è ottima, diversamente da quella posteriore che risulta leggermente penalizzata dalla cappotta in tela.
Un discorso a parte merita il fenomeno dello “schiaffo”, frequente quando si viene sorpassati da un autobus o da un automezzo pesante: in questi casi il veicolo è scosso energicamente e all’interno dell’abitacolo, soprattutto viaggiando senza finestrini laterali, si avverte chiaramente il forte spostamento d’aria. La situazione migliora sensibilmente quando si asportano i due elementi del tettuccio in tela e quelli delle portiere, per conferire al Dutton Surf l’accattivante look di una roadster.
Ad andatura moderata non si riscontrano particolari problemi e la tenuta di strada non si discosta molto dalla tradizionale versione stradale del collaudato fuoristrada giapponese. Ma oltrepassando gli 80 km/h le turbolenze si fanno sentire con sempre maggiore intensità, soprattutto a causa dell’azione frenante esercitata dalla voluminosa prua, che allunga di circa 30 cm la sagoma del veicolo; per cui è consigliabile non spingersi oltre.
L’assetto rialzato del mezzo suggerisce inoltre un’andatura tranquilla, che si riallinea con le caratteristiche del Jimny, che, pur essendo un ottimo fuoristrada, non ha mai vantato ambizioni velocistiche. Con il Dutton Surf è prudente non oltrepassare mai gli 80 km/h per evitare un eccessivo surriscaldamento nel vano motore, la cui temperatura, va sottolineato, è indipendente da quella del liquido di raffreddamento, che invece si mantiene sempre nella norma.
Auto motoscafo Suzuki Jimny come va in fuoristrada
Il quattro cilindri di 1,3 litri che equipaggia il Dutton Surf 4WD sviluppa una potenza di 80 CV e l’anno di fabbricazione (2005) del Jimny utilizzato per la trasformazione prevede la presenza della leva che aziona l’inserimento della trazione integrale e delle marce ridotte, entrambe preziose per un veicolo anfibio, sia in entrata in acqua sia, soprattutto, in uscita, quando non sono disponibili le classiche rampe di accesso per le imbarcazioni o in presenza di fondi melmosi a scarsa aderenza o lungo pendenze molto accentuate.
Con il Dutton Surf 4WD, nonostante le sue caratteristiche consentano di avventurarsi praticamente su qualsiasi tipo di percorso offroad, sono comunque da evitare quelli particolarmente impegnativi o ricchi di ostacoli naturali (rocce, massi, rami sporgenti, cespugli, ecc.), per non arrecare danni allo scafo in vetroresina.
Auto motoscafo Suzuki Jimny come va in navigazione?
Appena entrati in acqua, si sposta la leva del cambio in folle e quella del riduttore sulla posizione per la trazione integrale, dopodiché si passa alla terza leva (situata sul tunnel di trasmissione, dietro le due precedenti) spostandola tutta indietro per attivare la trazione dell’idrogetto. A questo punto si inserisce la marcia e il Dutton Surf inizia a navigare come una vera imbarcazione da diporto, avviandosi senza problemi in condizioni di moto ondoso regolare.
Non avendo il Jimny il cambio automatico, ci si deve regolare come se si marciasse su strada, ma con qualche piccola variazione. Le regole fondamentali, suggerite dallo stesso costruttore, sono praticamente riassumibili in due essenziali: viaggiare sempre in III marcia e non superare mai un regime di 1.800-2.000 giri al minuto; in questo modo il motore gira tranquillo, senza mai sforzare troppo, e, anche togliendo completamente il piede dal gas per lunghi intervalli, non si spegne mai.
Con l’auto anfibia sul lago Turano…
Provando a navigare con l’auto anfibia sulle acque del Lago Turano con una marcia più bassa, il numero di giri sale considerevolmente, ma non si registra alcun aumento della velocità, mentre con quelle più alte il motore tende presto a “sedersi”, soprattutto avanzando controcorrente. Rispettando invece le suddette indicazioni, anche alla velocità massima (circa 5 nodi, 9,3 km/h), le temperature sono abbondantemente entro la norma, sia quella del liquido di raffreddamento, sia quella del propulsore. Per tenere sempre sotto controllo quest’ultima, nel vano motore c’è un termostato sensibile alla minima variazione di temperatura.
Sul cruscotto è inserita inoltre una plancia supplementare con una serie di strumenti particolari, tra i quali, oltre alla spia luminosa che segnala se la potente elettroventola è sempre in funzione, un termometro che evidenzia proprio la temperatura del vano motore: per evitare qualsiasi tipo di problema non deve assolutamente salire sopra i 75-80°C, per cui, in caso di surriscaldamento, conviene fermarsi mettendo il cambio in folle, far girare un po’ la ventola con il motore al minimo e poi spegnerlo per un tempo più o meno lungo, riavviandolo solo quando la temperatura è rientrata nella norma.
L’ecoscandaglio
Un altro strumento peculiare presente a bordo del Dutton Surf è l’ecoscandaglio, che serve a misurare la profondità dell’acqua sotto il veicolo utilizzando la tecnologia sonar. Per quanto riguarda il superamento delle onde, la traiettoria migliore è quella perpendicolare ad esse, o lungo una rotta diagonale, per evitare forti rollii all’imbarcazione. In acque non troppo agitate il Dutton Surf regge bene le onde, soprattutto viaggiando in due (meglio ancora in quattro) e la linea di galleggiamento rimane sempre abbondantemente al di sotto delle portiere, che quindi, in caso di necessità, possono essere sempre aperte senza problemi.
Nel corso del nostro test non poteva mancare la prova di retromarcia in acqua, anche se è noto che in questo caso la forza propulsiva dell’idrogetto si riduce drasticamente: il veicolo si muove all’indietro molto lentamente, ma poter disporre di questa funzione può rivelarsi comunque utile in alcune situazioni di emergenza. Ottima invece la direzionalità assicurata dal Dutton Surf: le ruote anteriori si comportano come un vero timone, mentre la piccola lamina (poco più grande di una carta di credito) inserita in corrispondenza dell’uscita del getto d’acqua contribuisce a migliorare l’impostazione della direzione. Inoltre una nuova modifica apportata dalla Tim Dutton Amphibious Cars su quest’ultimo modello, basata su due aperture laterali ai lati dell’idrogetto, migliora nettamente la manovrabilità. Infatti girando completamente il volante da un lato o dall’altro, e schiacciando a fondo l’acceleratore, il veicolo sembra quasi fermo in acqua e inizia una rotazione su se stesso di 180° che consente di invertire la rotta in uno spazio estremamente ridotto.
Una volta a terra occorre svuotare il Dutton Surf dall’acqua eventualmente penetrata nel vano motore dalle fessure del cofano o in quello posteriore, aspirata dalla rotazione dell’elica interna dell’idrogetto. A tale scopo nel quadro comandi sul cruscotto ci sono le manopole che azionano le due pompe di sentina che svuotano entrambi i comparti (l’acqua eventualmente presente fuoriesce da due bocchettoni situati sulla fiancata sinistra del veicolo).
La prova di quest’auto anfibia è stata realizzata su Lago del Turano, in provincia di Rieti, nel Lazio.
ANNUNCI USATO JIMNY – LISTINO PREZZI JIMNY
© FOTO: Igor Gentili