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Cosa c’è dietro l’abbandono in F1 di Renault?

Alpine lascia Renault per unirsi alla famiglia Mercedes. Ma cosa c'è realmente dietro a questa scelta incomprensibile?

Alpine saluta Renault e abbraccia Mercedes. Luca De Meo, Amministratore Delegato del marchio, in una lunga esclusiva rilasciata all’Equipe ha parlato delle motivazioni che l’hanno spinto a intraprendere questa scelta, ma dietro tale azione, può nascondersi molto altro ancora.

Alpine si separa da Renault e sceglie Mercedes

La notizia che ha visto un importante marchio come Alpine abbandonare Renault per ottenere le Power Unit Mercedes a partire dal 2026 in F1 ha dell’incredibile. La Casa transalpina, che da sempre ha legato il suo nome a quello di Renault, inizierà un nuovo ciclo come voluto da Luca De Meo anche se nessuno si sarebbe mai aspettato uno scenario simile che potrebbe nascondere importanti rivelazioni, come vi spiegheremo qui di seguito.

Attualmente, il team BWT Alpine occupa la nona posizione nella classifica del Mondiale Costruttori di Formula 1 con solo 13 punti. Una somma che non rende giustizia a un team che in passato ha lottato per il vertice, conquistando anche due titoli assieme a Fernando Alonso.

Alpine Renault Mercedes F1
Alpine durante il GP di Singapore

Risultati che non vanno più a genio all’Amministratore Delegato Luca De Meo, che è così intervenuto durante un’intervista esclusiva rilasciata all’Equipe:

“Sono un manager e dirigo una compagnia quotata in Borsa. Devo ripensare il progetto Formula 1 per, finalmente, vincere. Cerco le scorciatoie per raggiungere l’obiettivo, perché in Formula 1 siamo diventati invisibili. Altri due anni così e il progetto si sgonfierebbe completamente. Siamo in calo da tre stagioni e abbiamo dovuto stravolgere tutto con, in parallelo, una logica finanziaria”.

La scelta di Mercedes è stata identificata come una “scorciatoia”, una strada più breve che porta all’obiettivo finale e che potrà, magari, consentire al marchio transalpino di lottare per il titolo rinunciando alla sede di Enstone.

Alpine vicina alla cessione? I costi dello sviluppo di un motore da F1

Sempre durante le dichiarazioni rilasciate al quotidiano sportivo francese, De Meo ha proseguito: “Ai veri appassionati non preoccupa questo calcolo, a me sì. Quattro motoristi, oggi, offrono un propulsore. Mantenere qui un’attività del genere costa dai 200 ai 250 milioni di euro all’anno, oltre al budget di 150 milioni annui. Aston Martin, McLaren, Haas, Williams – che tra l’altro ci sono davanti – non stanno investendo questi 200-250 milioni”.

Il budget è un gran problema in Formula 1 e con questo forte concetto Luca De Meo ha rimarcato come nonostante il reparto motori di Enstone sviluppi Power Unit dal costo notevole, questo sforzo non consenta al team di vincere. Anzi, non sono neppure davanti a team come Aston Martin (ad esempio), che non sviluppa propriamente il motore.

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Alpine durante il GP di Azerbaijan a Baku

La scelta di optare per Mercedes come motorista dal 2026 è un’operazione che tende a snellire la struttura di Enstone (lì saranno prodotti i motori per le hypercar impegnate nel campionato WEC), ma per quale motivo? Su questo possiamo prendere in considerazione due diversi scenari: il primo è che in Alpine non erano per nulla convinti della Power Unit del 2026 dopo averla testata sul banco di prova e con ciò si sono tolti il peso di tenere in vita il reparto motori, come si può intuire dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso De Meo. Questo potrebbe significare che Alpine non aveva fiducia nella sua Power Unit – cosa strana per un costruttore – ma non improbabile.

La seconda ipotesi, quella più cruenta per il futuro stesso del marchio francese, pone un interrogativo. C’è da chiedersi se Mercedes quando ufficializzerà la partnership con Alpine fornirà soltanto il motore come accade con McLaren, oppure l’intero retrotreno della monoposto del 2026 – vale a dire sospensioni e trasmissione – dando un coinvolgimento maggiore. Questa fornitura completa potrebbe portare ad una possibile cessione della squadra che diventerebbe più un customer team, lontano dall’idea di rilancio voluta da Flavio Briatore.

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