Volkswagen vuole chiudere le sue fabbriche in Germania
Volkswagen si appresta a chiudere definitivamente tre delle sue fabbriche in Germania, tra cui quella di Zwickau. Ecco le motivazioni e le ripercussioni di questa decisione ed i botta e risposta tra sindaci e Volkswagen.
Volkswagen, una delle case automobilistiche leader a livello mondiale, prevede di chiudere alcuni dei suoi stabilimenti in Germania, come parte di un piano volto a ridurre i costi operativi. Considerando il ruolo centrale della Germania nella creazione e nella storia dell’azienda in questione, questa è una decisione davvero significativa. La stampa tedesca infatti riporta misure di ristrutturazione approvate dal consiglio di gestione, con risparmi previsti di 4 miliardi di euro e la possibile chiusura di tre fabbriche.
Volkswagen e gli stabilimenti in Germania, una chiusura definitiva?
Questa decisione da parte di Volkswagen è soggetta ad una serie di pressioni finanziarie, inclusa la necessità di migliorare la produttività legata alla transizione verso i veicoli elettrici, che richiedono investimenti significativi. Come altre case automobilistiche, Volkswagen deve affrontare problemi dovuti all’aumento dei costi di produzione e della concorrenza, e all’incertezza legata alle nuove normative ambientali.
Secondo il quotidiano finanziario Handelsblatt, Volkswagen ha messo a punto un piano di ristrutturazione da discutere con i rappresentanti dei lavoratori, che prevede varie misure, tra cui un taglio del 10% agli stipendi, il congelamento degli aumenti salariali per i prossimi due anni, l’introduzione di un tetto ai bonus per quadri e dirigenti e la riduzione di alcuni benefit aziendali. Inoltre, il management starebbe valutando la chiusura di alcuni stabilimenti tedeschi, tra cui quelli di Emden, Zwickau, Dresda e Osnabrück.
La chiusura delle fabbriche tedesche segna un cambio di strategia per Volkswagen, che ha storicamente mantenuto una solida presenza industriale nel proprio paese d’origine. Questa mossa avrà ripercussioni significative non solo sulle operazioni locali e sull’industria automobilistica tedesca, ma anche su quella europea e italiana, strettamente legate a quella tedesca e da sempre considerate parte della “locomotiva d’Europa.”
Volkswagen, quali saranno le ripercussioni per i lavoratori di quella sede?
La chiusura di fabbrica della Volkswagen in Germania getta un’ombra sul futuro di migliaia lavoratori. I dipendenti, la maggior parte dei quali lavorano per l’azienda da decenni, si troveranno ad affrontare un futuro incerto che potrebbe includere la perdita del lavoro, oppure la riqualificazione. In molti casi, le aziende offrono programmi di riqualificazione per aiutare i dipendenti a trovare nuovi posti di lavoro, sia all’interno che all’esterno dell’azienda. Ma la riqualificazione professionale può essere un processo lungo e difficile, soprattutto per i lavoratori più anziani o per coloro le cui competenze sono strettamente legate alla produzione automobilistica tradizionale.
Altra conseguenza della chiusura di una delle fabbriche, è il trasferimento altrove (tuttavia, ciò può portare a difficoltà logistiche e personali, come la necessità di viaggiare in altre città o Paesi, con conseguenze sulla vita familiare e sociale). Malgrado le difficoltà, alcuni lavoratori possono trovare opportunità in nuovi settori, in particolare quelli legati alla mobilità sostenibile ed all’innovazione tecnologica. La transizione verso un’economia più verde può infatti aprire nuove posizioni, anche se la transizione non è immediata.
Volkswagen, supporto e negoziazione dei sindacati
In Germania, i sindacati sono molto presenti e abituati ad intervenire in situazioni di questo tipo. Essi possono negoziare condizioni migliori per i lavoratori, come ad esempio: una buonuscita sostanziosa, la possibilità di trasferimento, la riqualificazione, o la protezione di un certo numero di posti di lavoro. I negoziati possono anche mirare a ritardare o evitare la chiusura attraverso accordi per ridurre i salari o modificare l’orario di lavoro.
La chiusura della fabbrica Volkswagen può avere un impatto devastante sull’economia locale, soprattutto nei luoghi in cui l’industria automobilistica è uno dei principali datori di lavoro. L’incremento della disoccupazione può portare ad una riduzione della domanda locale di beni e servizi, creando un effetto negativo sull’economia tedesca (ma questa è solo un’ipotesi, in quanto l’economia tedesca è la più sviluppata d’Europa e una delle più sviluppate del mondo).
Il destino dei lavoratori della Volkswagen dipenderà in gran parte dalle decisioni finali dell’azienda, dalle trattative con i sindacati e dal sostegno fornito dal governo tedesco. Volkswagen, come altre grandi aziende, dovrà bilanciare la necessità di tagliare i costi con la responsabilità sociale nei confronti dei propri dipendenti, cercando di minimizzare i danni, e offrire il massimo sostegno possibile a coloro che saranno colpiti.
Le dichiarazioni del sindacato IG Metall
L’IG Metall ha annunciato una mobilitazione a seguito delle nuove misure di ristrutturazione presentate da Volkswagen, considerate più drastiche di quanto previsto. Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, ha sottolineato che il piano include la chiusura di almeno tre stabilimenti in Germania, una riduzione permanente delle altre attività industriali e il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori.
Cavallo ha accusato il management di voler ridimensionare la presenza di Volkswagen nel Paese, sollevando preoccupazioni su un potenziale disimpegno industriale dalla Germania da parte del più grande gruppo industriale tedesco. Da Wolfsburg, la dirigenza ha scelto di non commentare direttamente le indiscrezioni, ma ha ribadito la serietà della situazione e la necessità di tutelare il futuro dell’azienda.
Sciopero nelle fabbriche Volkswagen
Il terzo incontro sul rinnovo del contratto collettivo per circa 120.000 dipendenti Volkswagen non ha prodotto risultati soddisfacenti, portando il sindacato IG Metall a minacciare scioperi di avvertimento a partire dal 1° dicembre. Le trattative, pur non essendo ancora fallite, hanno visto ampie divergenze tra le parti, in particolare sulla salvaguardia della forza lavoro e delle fabbriche. Il sindacato è disposto a un taglio dei costi di 1,5 miliardi di euro per mantenere aperti gli impianti, mentre Volkswagen mira a risparmi per 17 miliardi, includendo possibili dismissioni di siti come Osnabrück e Dresda. L’azienda ha anche proposto un taglio del 10% degli stipendi e la cancellazione di alcuni benefit, mentre IG Metall chiede aumenti salariali del 7% e garanzie sugli investimenti e l’occupazione. Una quarta riunione è prevista per il 9 dicembre.
Cosa succederà nel prossimo futuro?
È difficile prevedere gli sviluppi futuri. Possiamo fare una serie di ipotesi, una in particolare è che la Volkswagen dovrà affrontare sfide difficili nei prossimi anni, e dovrà implementare strategie all’avanguardia per fronteggiare la concorrenza. Inoltre, è necessario specificare che la chiusura delle fabbriche è l’inizio di un processo di ristrutturazione più ampio.
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