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Prezzo del petrolio, quale sarà l’effetto Trump?

Continua l'ascesa delle quotazioni del petrolio che si attestano sui massimi da sette mesi, ma le mosse del neopresidente USA Trump possono cambiare tutto.

Il prezzo del petrolio preoccupa il mondo, specie l’Europa, alle prese con una crisi economica e politica di dimensioni incerte: il barile dell’oro nero si aggira attorno a 80 dollari, mentre a settembre 2024 il Brent era sui 60 dollari. Ma le mosse del neopresidente USA Donald Trump – insediatosi il 20 gennaio 2025 – possono cambiare tutto.

I prezzi del petrolio sotto l’effetto Trump

Ad alimentare il boom del petrolio numerosi fattori, che spesso sfuggono al controllo anche degli esperti. In primis, il blocco della produzione canadese, che è il più grosso fornitore degli Stati Uniti, ma anche gli attacchi terroristici in Nigeria, i due cicli di sanzioni degli States al settore energetico della Russia per aver invaso l’Ucraina da parte della vecchia amministrazione Biden (multe a 100 petroliere e due produttori di petrolio moscoviti). Le mosse della Casa Bianca hanno scatenato la corsa da parte dei principali acquirenti, Cina e India, per ottenere carichi di petrolio. In parallelo, i rivenditori di oro nero russo e iraniano sono andati a caccia di petroliere non sanzionate per trasportare il carico.

Nel grafico Figisc, la quotazione del greggio negli ultimi tre anni: da notare l'ascesa che inizia a settembre 2024
Nel grafico Figisc, la quotazione del greggio negli ultimi tre anni: da notare l’ascesa che inizia a settembre 2024

A questo si aggiungono macro elementi di portata internazionale come il tasso di cambio euro-dollaro, i tagli di produzione di Opec+. E poi i colli di bottiglia della raffinazione sempre più fuori dall’Unione Europea per via delle politiche green. In più, hanno giocato un ruolo le temperature rigide in inverno, con conseguenti pressioni sull’offerta di gasolio riscaldamento.

Le azioni imminenti di Trump per calmierare il prezzo del petrolio

Seduto al tavolo di poker internazionale, Trump ha intenzione di giocare pesante, come nel suo stile. Anzitutto, cercando di risolvere controversie internazionali che si protraggono da anni. E poi tentando di abbassare il prezzo del petrolio, operazione che viaggia di pari passo con la prima. The Donald ha inoltre intenzione di invocare l’emergenza nazionale sull’energia, così da imporre politiche che consentano lo sviluppo di petrolio e gas: una rivoluzione rispetto a Biden, che frenava in ossequio alle politiche ambientaliste. Per farlo, dovrebbe attingere a 150 poteri speciali destinati ad affrontare uragani o attacchi terroristici. Una chiave per il tycoon può essere quella di allentare le restrizioni al settore energetico russo in cambio di un accordo per porre fine alla guerra contro Kiev. La tregua a Gaza potrebbe attenuare gli acquisti speculativi, sempreché la “pace temporanea” duri e non sia un bluff. 

Duecento ordini esecutivi in un colpo

Se volesse stupire a inizio mandato, il nuovo inquilino della Casa Bianca potrebbe firmare 200 ordini esecutivi nel suo primo giorno in carica, il numero più alto di qualsiasi altro presidente yankee. Biden ha vietato nuove perforazioni offshore di gas e petrolio lungo gran parte della costa statunitense su 2,5 milioni di chilometri quadrati di mare, nella parte orientale del Golfo del Messico, nella costa pacifica di Washington, Oregon e California, e anche nel Golfo di Bering in Alaska: per abrogare l’ordine esecutivo, è possibile che ci voglia un atto del Congresso. 

Doppio dell’energia per l’Intelligenza Artificiale

Va fatto un passo indietro, in piena campagna elettorale, quando Trump disse: “Useremo i nostri poteri di emergenza per consentire a Paesi, imprenditori e persone con un sacco di soldi di costruire grandi impianti di Intelligenza Artificiale. Abbiamo bisogno del doppio dell’energia che abbiamo già, e finirà per essere più di così”. Da vedere se ora il presidente manterrà le promesse e in che termini. Certo che se gli USA risolvessero o attenuassero il problema del costo dell’energia, per l’Unione Europea il guaio dei prezzi di gas ed elettricità sarebbe ancora più pesante al cospetto dei tre giganti che avanzano: Cina, Russia e appunto States. Infine, The Donald potrebbe cancellare la decisione di Biden di ritirare 625 milioni di acri di acque statunitensi dalla disponibilità per la locazione di petrolio e gas.

Critiche alle sanzioni UE contro la Russia

Intanto, va segnalato che Lars Barstad, amministratore delegato di Frontline (la più grande società quotata al mondo nel trasporto di petrolio via nave) ha accusato l’Organizzazione marittima internazionale di “dormire al volante”. Motivo: ci sono navi della “flotta fantasma” che trasportano petrolio russo sotto sanzioni. Dopo l’embargo e il tetto ai prezzi del greggio e dei prodotti petroliferi russi, Mosca ha acquistato vecchie petroliere (prive di assicurazione e meno sicure) per trasportare il petrolio aggirando le multe.

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