Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, auto elettriche, idrogeno e biometano
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede una serie di riforme ed investimenti per la mobilità sostenibile e la trazione ecologica, con la realizzazione di oltre 20.000 nuovi punti di ricarica per auto elettriche, 40 stazioni di idrogeno e sviluppo del biometano.
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da 248 miliardi di euro, il cui testo è stato da poco trasmesso dal Governo al Parlamento, si dà un particolare rilievo alla mobilità sostenibile per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione europei. Il piano italiano punta all’idrogeno, sulle attività di ricerca e sviluppo delle batterie, sulle infrastrutture di ricarica e sul biometano.
Il PNRR prevede 59 miliardi di euro a sostegno della rivoluzione verde e della transizione ecologica, anche un cospicuo investimento di 5,3 miliardi per lo sviluppo della tecnologia di ricarica bidirezionale Vehicle-to-grid, interventi per la transizione 4.0 e misure per favorire le nuovi connessioni veloci 5G, fondamentale per lo sviluppo delle auto connesse e della guida autonoma.
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che cos’è?
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è chiamato anche Recovery Plan ed è un documento con un dettagliato resoconto delle riforme che l’Italia intende avviare, da qui al 2026, per risollevare l’economia interna dalla crisi provocata dalla pandemia da Covid-19.
Il Governo Draghi entro il 30 aprile 2021 invia il PNRR alla Commissione Europea, che lo dovrà validare. Il testo contiene 337 pagine ed è suddiviso in 6 missioni e 16 componenti. Per gli investimenti e le riforme sono previsti 248 miliardi complessivi, che provengono dal Recovery Fund europeo. Le riforme riguardano anche l’automotive, con 59 miliardi di euro a sostegno della rivoluzione verde e della transizione ecologica
? Testo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (scarica PDF)
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza auto elettriche
Il Recovery Fund italiano prevede di stanziare 750 milioni di euro fino al 2026 “per lo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici”. L’obiettivo dichiarato è quello di realizzare oltre 21.335 punti pubblici di ricarica. Le infrastrutture sono fondamentali per la vendita di nuovi veicoli elettrici.
Nel testo del PNNR infatti è scritto che per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione è previsto un parco circolante di circa sei milioni di veicoli elettrici al 2030, per i quali si stima siano necessari 31.500 punti di ricarica rapida pubblici“.
L’intervento pubblico con i soldi del Recovery è finalizzato allo sviluppo di 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 in centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia.
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza idrogeno
Per quanto riguarda l’idrogeno il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un investimento cospicuo di 221,5 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi provenienti dal Recovery Fund e 30,04 dal fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio. Di questa cifra destinata allo sviluppo dell’idrogeno 57 miliardi sono impiegati per la transizione ecologica e la rivoluzione verde.
Nello specifico il PNRR prevede il sostegno all’utilizzo dell’idrogeno nell’industria e nel trasporto e lo stanziamento di 230 milioni per la realizzazione di 40 stazioni di rifornimento dedicate al trasporto stradale. Altri 450 milioni sono destinati invece alle attività di ricerca e sviluppo sull’idrogeno.
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza biometano
Il Recovery Fund prevede anche lo sviluppo del biometano, ottenuto massimizzando il recupero energetico dei residui organici, che è ritenuto strategico per il potenziamento di un’economia circolare basata sul riutilizzo. Se veicolato nella rete gas, il biometano può contribuire al raggiungimento dei target al 2030 con un risparmio complessivo di gas a effetto serra rispetto al ciclo vita del metano fossile tra l’80 e l’85%.
La linea di investimento del PNRR si pone l’obiettivo di:
- riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas agricoli esistenti verso la produzione totale o parziale di biometano da utilizzare sia nel settore del riscaldamento e raffrescamento industriale e residenziale sia nei settori terziario e dei trasporti;
- supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano (attraverso un contributo del 40% dell’investimento), sempre con le stesse destinazioni;
- promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli, e creare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti con produzione di fertilizzanti di origine organica;
- promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano;
- migliorare l’efficienza in termini di utilizzo di calore e riduzione delle emissioni di impianti agricoli di piccola scala esistenti per i quali non è possibile accedere alle misure di riconversione.
Attraverso questo intervento sarà possibile incrementare la potenza di biometano da riconversione da destinare al greening della rete gas pari a circa 2,3-2,5 miliardi di metri cubi.
Sull’attenzione al biometano esprime soddisfazione l’Assogasmetano, che in occasione dell’audizione presso le Commissioni Parlamentari di Camera e Senato sul PNRR aveva posto l’attenzione su vari temi, tra i quali molto importante era ritenuto il sostegno alla filiera produttiva e distributiva del biometano attraverso la conferma e l’incremento della politica incentivante, anche estendendone gli attuali limiti temporali.
Critiche al PNRR, UNRAE: “assenza incomprensibile dell’automotive”
“L’impianto generale del PNRR offre un’occasione unica per recuperare i ritardi del Paese in termini di riforme e rilancio dell’economia e dell’occupazione. Per questo ci siamo stupiti di non trovare adeguata attenzione nei confronti del comparto dell’automotive, che ha un peso preponderante nella mobilità di persone e merci e che rappresenta il comparto produttivo più impegnato nella ricerca e negli investimenti per la transizione ecologica”. Così Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, commenta i contenuti del piano presentato dal Governo Draghi e trasmesso alla Commissione Ue.
Le misure indicate dal piano sono complessivamente condivisibili, ancorché migliorabili: il potenziamento della rete ferroviaria e dell’alta velocità, la realizzazione di piste ciclabili, le infrastrutture di ricarica elettriche e a idrogeno, sono interventi che vanno nella direzione di decongestionare il traffico stradale e favorire l’abbattimento delle emissioni nocive. Riteniamo però – aggiunge – che un piano strategico per la transizione ecologica rischi di ottenere risultati dimezzati se restano fuori, come avvenuto, misure ad hoc per la filiera automotive”.
Grande assente nel PNRR è, per esempio, il parco circolante: “Un malato cronico e grave, tra i più vetusti d’Europa in tutti i suoi comparti, dalle vetture ai veicoli industriali, che è difficile sostituire in tempi brevi con la ‘cura del ferro’, mentre è necessario e urgente incentivarne la sostituzione con nuovi veicoli più ecologici, visto che su gomma viaggia attualmente il 90% delle merci e delle persone”.
Inoltre, secondo il Presidente dell’UNRAE, nel capitolo delle riforme, che pure è ricco di propositi per rimuovere oneri burocratici e ostacoli agli investimenti, “sono assenti sia la riforma del Codice della Strada, intervento necessario per adeguare norme ormai obsolete alle nuove forme di mobilità e alle normative internazionali, sia qualunque riferimento volto a modificare il quadro fiscale del settore, che ci penalizza in confronto ai principali Paesi UE, ad esempio nell’imposizione eccessiva sulle auto aziendali, nella ridotta detrazione d’imposta per i privati e nella mancanza di sgravi fiscali per le imprese di autotrasporto che investono in veicoli di ultima generazione.
Il Governo – conclude Michele Crisci – dovrà a questo punto trovare gli strumenti normativi adatti per le misure sull’automotive che non hanno trovato spazio nel PNRR. Per questo motivo auspichiamo anche l’istituzione di un Tavolo Automotivevolto a individuare le migliori soluzioni per includere in modo strategico il settore nei programmi di modernizzazione del Paese, a favore delle generazioni future, senza dover continuamente ricorrere a provvedimenti di urgenza e di breve respiro”.
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