Officine meccaniche e autoriparatori, crisi rallenta il lavoro
Officine meccaniche in crisi, arrivano i dati da autoriparazioni, meccanici, carrozzieri e artigiani. Scende il lavoro. Pesano tasse e burocrazia che si complica a fine anno con un nuovo registratore di cassa da sostituire e linea trasmissione dati obbligatoria.
Le officine meccaniche stanno attraversando un periodo di crisi. Dopo i segnali positivi che erano emersi nel periodo estivo, a settembre è stato registrato un calo di attività delle officine di autoriparazione. Il preoccupante dato è emerso dal Barometro sul sentiment del settore dell’assistenza auto, elaborato dall’Osservatorio Autopromotec sulla base di inchieste mensili condotte su un campione rappresentativo di officine di autoriparazione.
Officine meccaniche in crisi, i dati di settembre 2019
A settembre la quota di autoriparatori che segnalano un alto livello di attività di officina è del 14%. Si tratta di una quota in calo rispetto al 24% e al 20% fatti registrare rispettivamente in luglio e in agosto.
La quota di autoriparatori che dichiarano bassi livelli di attività è invece in crescita (dal 12% di agosto al 16% di settembre), mentre sale anche la quota di coloro che valutano la situazione normale (dal 68% al 70%).
Il saldo delle attività di officina, cioè la differenza tra la percentuale di autoriparatori che hanno fornito valutazioni positive e quella degli autoriparatori che hanno espresso giudizi negativi, si porta così a -2 a settembre, contro il +5 di luglio e il +8 di agosto.
Prezzi nelle officine meccaniche, tariffe orarie standard
Anche la situazione per ciò che riguarda i prezzi di officina la stragrande maggioranza degli autoriparatori (87%) segnala che si sono mantenuti su livelli normali, senza aumenti.
Tra gli altri, prevalgono le indicazioni di chi ha giudicato basso il livello dei prezzi rispetto a chi ha dichiarato un alto livello dei prezzi (12% contro 1%). ll saldo tra giudizi positivi e negativi è pari a -11, lo stesso fatto registrare ad agosto. Si tratta di un dato complessivamente in linea a quello della media dell’intero anno 2019 (saldo -10).
6.500 imprese artigiane in meno nel 2019, crisi
Dai dati diramati dalla CGIA di Mestre si evince che nonostante una leggera ripresa del secondo trimestre, lo stato di salute dell’artigianato in Italia non è proprio ottimale, anzi è in forte crisi: nei primi 6 mesi di quest’anno il numero delle imprese artigiane è diminuito di 6.564 unità (al 30 giugno il numero complessivo era di 1.299.549). Ad eccezione del Trentino Alto Adige, in tutte le altre regioni italiane il saldo del primo semestre è stato negativo. I risultati più preoccupanti si sono registrati in Emilia Romagna (-761), in Sicilia (-700) e in Veneto (-629). Una moria, quella delle aziende artigiane, che dura ormai da 10 anni. Tra il 2009 e il 2018, infatti, il numero complessivo è sceso di quasi 165.600 unità.
“La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la mancanza di credito e l’impennata degli affitti – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – sono le cause che hanno costretto molti artigiani a cessare l’attività. E per rilanciare questo settore è necessario, oltre ad abbassare le imposte e ad alleggerire il peso della burocrazia, rivalutare il lavoro manuale”.
Scontrino elettronico, nuovo registratore di cassa obbligatorio da acquistare
Aggiungiamo l’arrivo di altra stangata di fine anno con l’adozione del misuratore fiscale collegato all’Agenzia delle Entrate per la comunicazione giornaliera dei dati. Molte piccole attività chiuderanno per non sostenere altre spese per il nuovo registratore di cassa e costi attivazione di una linea adsl col problema della mancata copertura su zone rurali e di montagna.
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