Mazda MX-30, dalle origini nel docufilm “La forma del tempo”
Allo scoperta delle origini per la Mazda MX-30 elettrica in un bellissimo docufilm. “La forma del tempo” ripercorre la storia della sigla "MX" inaugurata nel 1981 con il concept MX-81 Aria e le collaborazioni di Giugiaro e Bertone
Mazda ha realizzato un bellissimo docufilm dal nome “La forma del tempo”, che racconta la storia dell‘avveniristica MX-81, prima concept car di Mazda, a 40 anni dal suo lancio. Il docufilm realizzato da Lungta Film ha messo l’accento sullo spirito che ha portato alla creazione della MX-81, il concept che ci ha fatto conoscere la mitica sigla MX che è la stessa utilizzata per la MX-30, la prima auto elettrica EV di serie di Mazda.
La MX-30 mantiene le meravigliose forme artigianali del design Kodo, che si ispira al movimento energico e alle linee armoniche presenti in tutto ciò che ci circonda, così come al concetto di “Human Modern”.
Centenario Mazda La forma del tempo
Il docufilm “La forma del tempo” è un’incredibile storia di incontri, una storia particolare nella storia dei cento anni di Mazda, le cui celebrazioni sono iniziate nel 2020: l’incontro di giovani ambiziosi che immaginavano il futuro dell’automobile, l’incontro del design italiano e della cura giapponese del prodotto; l’incontro della volontà di innovare e sperimentare con quella di lasciare un segno nella vita di milioni di persone.
La forma del tempo
La forma del tempo: cos’è il tempo? Quanto è relativo e come cambia la sua percezione a seconda del momento, della nostra età e dell’esperienza che stiamo vivendo. Sono stati scritti diversi libri con il titolo “La forma del tempo” che parlano del tempo anche legato a questioni generali dell’arte, delle produzioni figurative e della civiltà materiale.
Mazda sigla “MX”, che cosa significa
Il risultato di questi incontri, e degli sviluppi imprevisti da cui brilla ed emerge la forma del tempo, è una coppia di autovetture accomunate dalla sigla MX, assegnata da Mazda ai modelli che rappresentano una sfida a creare e fornire nuovi valori senza essere limitati dalle convenzioni, indipendentemente dal tipo di veicolo: la MX-81, futuristica concept car creata da Bertone nel 1981, e la MX-30, prima auto elettrica di serie del marchio.
Mazda MX, le origini
Quali sono le origini di “MX”? Il ponte tra Italia e Giappone ha origini lontane: nasce nel 1960, con l’arrivo in Italia di Hideyuki Miyakawa, e con il suo incontro al Salone dell’automobile di Torino con Giorgetto Giugiaro, che all’epoca, poco più che ventenne, è già a capo del design di Bertone. Allora i due non potevano sapere che quello sarebbe stato il primo passo di un lungo percorso.
La lunga carriera di Hideyuki nel mondo dell’automobile lo vedrà impegnato in diversi ambiti, tra cui l’export e la distribuzione di importanti marchi in Giappone. Grazie a questo suo impegno, Hideyuki è oggi considerato uno dei principali fautori del successo del design italiano in Giappone, ed è membro onorario della Japan Automobile Hall of Fame.
Ma non incontra solo Giugiaro: al salone di Torino Miyakawa conosce una giovane donna, Maria Luisa “Marisa” Bassano, che lavora come interprete dal giapponese ed è appassionata di automobili, di cui si innamora. Miyakawa viene “adottato” dalla famiglia Bassano, tanto da essere accolto in casa anche quando Marisa parte per un viaggio studio, che aveva precedentemente organizzato, a Hiroshima. Nel 1961 Miyakawa va trovarla e, grazie alle conoscenze personali della famiglia che sta ospitando la ragazza, incontra Tsuneji Matsuda, presidente di Mazda e figlio del fondatore Jujiro. I due iniziano a parlare dell’importanza del design per l’industria automobilistica giapponese, ponendo le basi per l’influenza di Miyakawa sull’azienda.
Nel frattempo Hideyuki e Marisa si fidanzano, per poi sposarsi l’anno successivo. Non ci mettono molto a tornare a Torino, per questioni affettive ma anche perché ai tempi è la sede delle prime tre “carrozzerie” italiane: i leggendari studi Bertone, Ghia e Pininfarina. Insieme, la coppia inizia a fare da intermediario tra quegli studi di design e le case automobilistiche giapponesi. È esattamente quello che Mazda, alla ricerca di modi per distinguere le sue imminenti autovetture, sta cercando.
Mazda con Bertone e Giugiaro
Matsuda invia un designer dell’azienda in Italia, e la prima collaborazione tra Mazda e Bertone dà vita nel 1963 alla Mazda Familia, un’auto familiare compatta. L’anno dopo segue la versione berlina e, nel 1965, una coupé completa la serie.
Nonostante sia lontana dall’essere un’auto sportiva estrema, il suo design mette chiaramente in mostra lo stile Bertone: dopotutto è plasmata da un giovane Giorgetto Giugiaro, un nome che è in procinto di diventare di enorme importanza per il design automobilistico in generale e per il rapporto tra Italia e Giappone.
E le forze congiunte della tecnologia giapponese e dell’estetica italiana si rivelano un enorme successo: con circa 400.000 unità della prima generazione di Mazda Familia, costruite tra il 1963 e il 1968, la serie guadagna una quota di mercato del 44% nella sua classe. Ma questo è solo l’inizio della partnership.
Mentre è al lavoro sulla Familia, Giugiaro realizza i disegni per una berlina, elegante e avveniristica: la SP8, sigla di lavorazione, diventa la Mazda Luce, ed entra in produzione nel 1966. Per la prima volta un’automobile del marchio viene esportata in Europa, e contribuisce all’idea che Mazda sia una casa automobilistica votata al design.
Mazda e il progetto “MX-81”
Anche dopo che Giugiaro si sposta a lavorare per Ghia, la collaborazione tra Mazda e Bertone non si interrompe, tanto che nel 1981 porta al progetto MX-81. Si inaugura una nuova sigla, MX (Mazda eXperimental), destinata alle auto che rappresentano una sfida a creare e fornire nuovi valori senza essere limitate dalle convenzioni, indipendentemente dal tipo di veicolo. La prima auto a proporre questa sigla è una concept car, progettata da Marc Dechamps, a capo del design di Bertone: prende vita una piccola coupé, con la forma a cuneo tipica delle auto del carrozziere torinese.
La MX-81 fa colpo al Motor Show di Tokyo ed è protagonista nello stesso anno di un celebre servizio fotografico ambientato a Milano, in piazza Duomo, che racconta iconicamente il dialogo in corso tra tecnologia giapponese e stile italiano. Quando Ikuo Maeda, a capo del design di Mazda, nel 2010 si assume la responsabilità di ripensare e unificare il design del marchio, la collaborazione passata con Bertone e Giugiaro è in prima linea nelle sue riflessioni, così come lo è la lezione del padre Matasaburo, designer in Mazda prima di lui, che aveva collaborato proprio con gli italiani ai tempi della Luce.
Il rapporto tra padre e figlio nella concezione del design passa attraverso un oggetto estremamente semplice, ma carico di implicazioni: un tagliacarte.
Mazda Jinba Ittai design
Ma non un tagliacarte qualsiasi, bensì Ameland, disegnato nel 1962 da Enzo Mari per Danese. Matasaburo lo regala a Ikuo, per spiegargli come con una semplice torsione di un pezzo di metallo si potesse ottenere un effetto del tutto nuovo. Questo è il design.
E il concetto Mazda di Jinba Ittai – la perfetta unione tra cavallo e cavaliere – significa guardare al design tanto quanto alla tecnologia: ciò che Maeda trae dagli straordinari design italiani, dagli anni Sessanta in poi, è il modo in cui costruiscono una forte cornice per la tecnologia e per la meccanica, invece di essere solo “vestiti” da far indossare loro arbitrariamente.
Combinando questa scuola di pensiero con l’accuratezza dell’artigianato tradizionale giapponese, come linee armoniosamente fluide e forme naturali, crea una sintesi adeguata alle lezioni del passato e alla visione di Mazda per il suo futuro.
Mazda MX-81, la prima MX della storia
Il centenario di Mazda e il lancio della nuova MX-30 diventano pertanto la migliore occasione possibile per raccontare il legame tra Italia e Giappone, e soprattutto una delle tappe fondamentali nella storia dell’evoluzione del marchio giapponese.
E non si poteva celebrare a dovere senza il recupero e il restauro della MX-81 che, a differenza di molti altri prototipi che vengono smaltiti una volta conclusa la fase espositiva, era stata conservata per anni nel magazzino della sede Mazda nel distretto di Fuchizaki. Un restauro che è stato completato in Italia, proprio a Torino, dove tutto è iniziato. Un cerchio che si chiude.
Mazda MX-81 Aria, caratteristiche
La concept car Mazda MX-81 Aria, progettata dai designer dell’italiana Bertone: la casa giapponese dà carta bianca sullo stile ma vincolandolo alla meccanica. Alla base ci sarebbe dovuto essere il pianale della Mazda 323 di quegli anni. Dalla matita di Marc Dechamps, allora a capo del design di Bertone, prende vita una piccola coupé (3,94 metri di lunghezza) con la forma a cuneo tipica delle auto del carrozziere torinese.
Ma non è la forma dell’auto, ripresa dalla Volvo Tundra Concept – disegnata nel 1979 per Bertone da Marcello Gandini – a stupire, bensì le soluzioni di stile e tecnologiche esterne e interne.
Ci sono prima di tutto cristalli dalle dimensioni particolarmente generose, a filo con la carrozzeria, così da inondare di luce l’intero abitacolo. E poi i gruppi ottici frontali a scomparsa, come è a scomparsa il tergicristallo. Altra particolarità della carrozzeria sono le luci posteriori a sviluppo verticale, a occupare praticamente l’intero montante C. Uno stile azzardato e di rottura che dà vita a un coefficiente di penetrazione, specialmente per l’epoca: 0,29. Ma non è la forma della carrozzeria a caratterizzare la Mazda MX-81 Aria, né la sua generosa vetratura: la vera peculiarità della concept giapponese è il suo volante.
Al posto della classica corona circolare, delle razze e del piantone c’è una sorta di cintura un cingolo formato da piccoli tasselli in plastica uniti tra di loro in modo flessibile, unito al sistema di sterzo servoassistito, che corre intorno al quadro strumenti rettangolare, dove le informazioni vengono mostrate su uno schermo a colori. Naturalmente niente TFT o simili, ma un caro vecchio mini televisore a tubo catodico. Tra monitor e volante ci sono i vari comandi per azionare tergicristalli, frecce, luci e anche il clacson. Ci sono poi altre chicche minori, come a esempio i sedili anteriori che ruotano così da facilitare l’accesso al divanetto posteriore.
Nata espressamente come concept la Mazda MX-81 Aria si concede eccessi impossibili da portare in produzione, anche se la Mazda 323 F ne riprende alcuni piccoli particolari, specialmente all’anteriore col muso schiacciato e le luci a scomparsa. Impossibile invece che quel volante a cintura potesse in qualche modo entrare nella produzione di serie. L’esperienza però ci insegna che la storia si ripete e oggi, con i primi prototipi di auto a guida autonoma di livello 4 e 5, i volanti sono oggetto di ripensamento da parte delle case e concept con comandi rettangolari, in grado di rientrare nella plancia quando non utilizzati, stanno diventando sempre più di moda. Esattamente come le strumentazioni digitali.
Restauro Mazda MX-81 e storia del ritrovamento
Il restauro della MX-81 si compone di due fasi. Il 14 febbraio 2020 l’automobile viene “riscoperta” nel magazzino di Fuchizaki. L’automobile, a differenza di molti altri prototipi che vengono smaltiti una volta conclusa la fase espositiva, era stata conservata per anni nel magazzino della sede Mazda nel distretto di Fuchizaki, insieme alla MX-02, alla MX-03 e alla Re-Evolve.
Per fortuna le condizioni generale di conservazione sono buone: pur avendo patito un po’ l’umidità, a prima vista non sono presenti danni maggiori. Pochi giorni dopo viene spostata nel quartiere generale di Mazda, sempre a HIroshima, e sottoposta a un approfondito check-up della parte meccanica.
L’intervento si concentra sullo smontaggio del motore e sul ripristino di ogni singola parte, dal radiatore alla batteria, passando per la pompa dell’acqua e il serbatoio. Vengono revisionati anche i freni e lo sterzo, e l’impianto elettrico. Dopo 39 anni, la MX-81 viene rimessa in moto e testata in pista. Il 3 marzo, dopo poco più di due settimane dal ritrovamento, prende il largo dalle coste giapponesi, per raggiungere Antwerp, in Belgio, il 13 aprile.
La seconda fase del restauro avviene a Torino. Gli artigiani specializzati di SuperStile, realtà che nasce nel 2015 nel distretto dell’automotive piemontese e che collabora con i principali centri stile, designer e case automobilistiche di tutto il mondo nella realizzazione e ricostruzione di modelli, prototipi e show car, svolgono un’operazione conservativa, volta a preservare il più possibile i materiali originali, scegliendo comunque di lasciare visibili i segni del tempo.
L’attività di SuperStile si è concentrata soprattutto sul restauro della verniciatura, portando la lamiera allo stato originale, con un colore uguale a quello dell’epoca. Per ottenere questo risultato viene scansionato e confrontato in più punti il colore della carrozzeria, replicandolo poi fedelmente.
Non solo l’esterno, però: la pelletteria interna viene ripulita da tutti i segni dell’umidità, e la vetrata delle fanalerie ricreata interamente, ripristinando il corretto funzionamento dei fari a scomparsa.
Dalla Mazda MX-81 alla MX-30 elettrica in un docufilm
Nel docufilm Mazda dedicato alla MX-81 un bambino si muove furtivamente in una stanza semibuia. Sta cercando qualcosa, i suoi occhi brillano di curiosità e desiderio di scoperta. Intorno a lui non c’è nessuno e la polvere nasconde la superficie delle cose. C’è un telo bianco che ricopre un oggetto sconosciuto. È grande, molto più grande di lui. Facendosi forza, il bambino sfila il telo e rimane folgorato da ciò che vede: una strana automobile, che sembra provenire da un futuro passato.
Apre lo sportello, si siede e inizia a toccare gli interni: il volante rettangolare come quelli della Formula 1, il cruscotto che assomiglia allo schermo di una vecchia televisione, i sedili oscillanti… È la Mazda MX-81 Aria. Ogni volta che la mano del bambino sfiora qualcosa, la sua mente inizia a viaggiare. Vede le mani sapienti degli artigiani giapponesi (Takumi) mentre realizzano meticolosamente quel particolare dettaglio di costruzione. Vede i momenti in cui, in fabbrica, vengono assemblati i pezzi dell’automobile.
E vede degli uomini – Hideyuki Miyakawa, Giorgetto Giugiaro, Ikuo Maeda, Nobuhiro Yamamoto, Flavio Gallizio – che raccontano una storia. La propria storia legata al mondo di Mazda, e alla sigla MX.
Man mano che la mente del bambino viaggia, ci rendiamo conto che l’automobile che sta venendo fuori da quel processo attivato dalla MX-81 non è la stessa MX-81, ma la MX-30. Al termine del viaggio, vediamo il bambino che è diventato uomo e che, entrato all’inizio della storia in una MX-81, esce da una MX-30. E all’esterno non c’è più quella stanza semibuia, ma il Duomo di Milano, come nell’iconica immagine della presentazione della MX-81 nel 1981. Che cosa è successo? Il piccolo protagonista ha viaggiato nel tempo.
La narrazione, della durata di circa dieci minuti, si articola su tre linee narrative che si intrecciano in continuazione per restituire l’idea di questo viaggio temporale: la linea del personaggio principale, che entra bambino nella MX-81 ed esce uomo dalla MX-30; la linea del processo di realizzazione della MX-30 (con immagini di repertorio) e di restauro della MX-81 (con materiale filmato ex novo); le interviste ai protagonisti del mondo Mazda MX, che verranno interrogati non sulle caratteristiche tecniche delle auto, ma sull’esperienza umana che ha portato alla progettazione e alla realizzazione di Mazda MX-81 e Mazda MX-30.
Foto Mazda MX-81 concept
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