Materiali per le batterie delle auto elettriche: l’Ucraina è protagonista
L'industria automobilistica globale avrà sempre più bisogno di materiali critici per sostenere la crescita delle vendite di veicoli elettrici e ibridi plug-in. L'Ucraina ha grandi giacimenti che fanno gola agli USA e non solo.
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Con la Cina che rappresenta un traino straordinario della mobilità elettrica, e con Europa e USA che intendono imitarla, l’industria mondiale dell’auto avrà sempre più bisogno di materiali pregiati, fondamentali per le batterie agli ioni di litio.
Materiali per le batterie delle auto elettriche, crescita della domanda
L’infografica di supporto è sintetica ed esplicita. La base di partenza è oggi, il 2025, con approdo nel 2035: un decennio pieno, nonché fatidica data del bando termico 2035. La domanda sul globo terracqueo sia di cobalto sia di rame raddoppieranno nella decade, mentre triplicheranno quella di litio e cobalto. Un per quattro riguardo al nichel. Straordinario per sei del manganese.
La stima si basa sulle richieste di macchine a batteria, nonché sui progressi della tecnologia di estrazione e lavorazione dei minerali, incrociando 649 dati chiave. Inclusa la possibile estrazione mineraria in acque profonde. Pesa infine la maggiore intensità dei materiali nelle composizioni chimiche degli accumulatori futuri, affinché questi durino di più, forniscano maggiore autonomia, possano resistere maggiormente a cicli di ricarica e sinistri.

che dal 1999 fornisce ricerche sulle tecnologie emergenti.
L’evoluzione della tendenza della chimica del catodo influenza direttamente la domanda di nichel, manganese e cobalto, mentre quella di nichel è in forte crescita a causa della crescente adozione di formulazioni catodiche ad alto e ultra-alto contenuto di quel minerale. Fin qui, lo studio IDTechEx.
Le risorse minerarie dell’Ucraina che fanno gola agli USA
In questo contesto entra prepotentemente in gioco l’Ucraina, a cui nel titolo facciamo riferimento. Il presidente USA Trump spinge per il baratto: aiuti finanziari e militari a Kiev come quelli di Biden durante la guerra con la Russia (oppure nessuna restituzione del denaro inviato), in cambio di minerali critici o strategici, ovviamente per l’auto elettrica statunitense e per altri settori dell’economia yankee.
L’ipotesi negoziale è messa in evidenza anche con numerosi altri soggetti: The Donald minaccia dazi anti UE qualora questa mantenga le tasse contro la superpotenza oltre Atlantico. La Nato stessa ha più volte evidenziato l’enorme importanza strategica di materiali critici del territorio ucraino.
L’Ispi (Istituto di studi internazionali) mette in luce due percentuali contrastanti: l’Ucraina (gigantesca) rappresenta lo 0,4% della superficie terrestre, ma contiene il 5% delle risorse minerarie del pianeta. Qui c’è un tesoro, senza contare il gas naturale. Nel magnifico Stato dell’Europa orientale troviamo alluminio, rame, nichel, litio, germanio, niobio, tantalo. Secondo il Servizio Geologico Ucraino, le riserve stimate di litio arrivano a 700.000 tonnellate metriche. In più, ecco il 2% delle riserve globali di uranio, che sarebbe la chiave per il nucleare del futuro. Parliamo di uno dei primi 10 Paesi per riserve di titanio, prezioso per le superleghe anche nell’industria auto. La Cina non per nulla ha già messo le mani (con regolari contratti) sulle miniere ucraine di grafite, senza dimenticare che l’Ucraina è il quinto produttore di gallio, essenziale nell’industria dei chip.
Accordo USA-Ucraina sui minerali?
Venerdì 28 febbraio, Donald Trump e il presidente Volodymyr Zelensky potrebbero firmare un accordo chiave in base al quale gli USA avrebbero l’accesso ai minerali dell’Ucraina, rinunciando in cambio alla restituzione dei 500 miliardi di dollari versati dall’ex amministrazione degli States (con Joe Biden) a Kiev per combattere la guerra contro la Russia. È anche ipotizzabile – sebbene meno probabile – che i ricavi derivanti dallo sfruttamento dello sterminato tesoro ucraino confluiscano in un fondo comune alle due nazioni.
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