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La crisi delle aziende dell’indotto auto in tutta Europa con la transizione verde

Allarme rosso da Clepa (fornitori auto): il Green Deal costa carissimo in termini di tagli alla forza lavoro. Un punto della situazione

A distanza di cinque anni, il Green Deal dell’Unione Europea ha mostrato finora solo aspetti negativi a livello automotive: in particolare, la disoccupazione, le fabbriche che chiudono e il futuro incerto di colossi come Volkswagen. L’industria europea della fornitura automobilistica ha dovuto affrontare un 2024 terribile, caratterizzato da un calo della domanda e da livelli di produzione inferiori, come evidenzia la Clepa (European Association of Automotive Suppliers), che sottolinea quattro aspetti chiave.

Aziende dell’indotto auto è piena crisi, posti di lavoro

L’anno scorso, sono stati annunciati 54.000 tagli di posti di lavoro nel settore, la maggior parte dei quali nei prossimi due-cinque anni. Addirittura 300 in più rispetto al post pandemia 2020 e 2021. Dal 2019, fra i fornitori del settore automobilistico, circa 145.000 addetti in meno, e 51.000 nuovi. Il bilancio è pesantemente in rosso. Questo perché le Case auto hanno prodotto il 20% in meno di macchine, in quanto la domanda sta scendendo, mentre i costi energetici raggiungono picchi inauditi. Uno studio di PwC Strategy& del 2021 prevede perfino 500.000 perdite di posti di lavoro nei successivi 15 anni legate alla transizione, nonostante la potenziale creazione di 226.000 nuove posizioni.

Per le Case auto e i fornitori, un 2025 pieno di incognite dopo un 2024 pesantissimo
Nella catena di montaggio delle automobili molti componenti sono di fornitori esterni ed aziende dell’indotto.

Aziende dell’indotto auto è piena crisi, la causa è l’auto elettrica

Del presunto possibile boom dell’auto elettrica di cui si parlava nel 2019, ora non c’è traccia: è un flop. Manca la spinta a livello centrale e locale, con colonnine, ecobonus a domanda e offerta, scudo anti Cina. C’è stata qualche fiammata con gli incentivi in Germania, conclusasi con un ritorno alla situazione di prima. Tant’è vero che l’auto più venduta in Europa è la Dacia Sandero: termica, a prezzo ragionevole. Nel 2024 in Europa, sono state consegnate 10,6 milioni di vetture, in crescita (si fa per dire) solo dello 0,8% sul 2023. Il vero paragone è con il -18,4% del 2019 pre pandemia. Le full electric? Giù del 5,9%, con una quota al 13,6% (meno un punto percentuale). Dati “preoccupanti” anche secondo la lobby dei costruttori, l’Acea.

Aziende in crisi per margini di profitto insufficienti

Il margine di profitto è insufficiente, dice la Clepa, ostacolando gli investimenti critici. Dal 2020, solo un terzo dei fornitori del settore automobilistico ha mantenuto livelli di utile sani. In questi casi, o scende il costo dell’energia o si riduce il personale. Il 65% dei fornitori combatte per mantenere margini di profitto superiori al 5%, il minimo necessario a sopravvivere.

Pochi investimenti nell’elettrico

Dal 2020, gli investimenti diretti in componenti per veicoli elettrici sono aumentati: 18,15 miliardi di euro nel 2022. Ma sono crollati nel 2024, scendendo a 5,64 miliardi di euro, il livello più basso dal 2019. In un quadro simile, è chiaro che la paura prenda il sopravvento.

La soluzione dalla Banca Centrale Europea: urge un’iniezione massiccia di capitali

A fare eco alla Clepa è la BCE: i target climatici da raggiungere nel 2030 hanno un costo gigantesco. Ogni anno, l’UE scuce 764 miliardi di euro (da progetto iniziale) più 477 miliardi fuori dalle stime di partenza, per un totale di 1.241 miliardi. Inoltre, le risorse del Recovery Fund termineranno nel 2026. Pertanto, urge un’iniezione massiccia di capitali per il Green. Non è dato sapere come creare un secondo fondo, vista anche la delicatissima situazione attuale dell’Europa, alle prese con una grave crisi energetica. 

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