Incentivi auto 2025, stop Ecobonus
La Legge di Bilancio 2025 prevede un taglio di 4,6 miliardi di euro al fondo destinato al settore automotive e la cessazione degli incentivi per l'acquisto di veicoli, in particolare per le auto elettriche. Il Ministro Urso è al lavoro per destinare risorse a supporto dell'industria.
Il Governo italiano con la nuova Manovra 2025 ed il taglio di 4,6 miliardi del Fondo Automotive vuole dare un freno agli incentivi che, nonostante siano stati copiosi negli ultimi anni, non hanno dato lo slancio sperato alla diffusione di auto elettriche. La vendita di auto alla spina infatti è legata solo alla presenza di bonus statali, che a loro volta vengono finanziati dalla fiscalità dello Stato e perciò dalle tasse di tutti i cittadini.
Incentivi auto 2025
Ci saranno ancora gli incentivi auto nel prossimo anno 2025? Con la riduzione del Fondo Automotive si va verso una revisione del sistema di incentivi auto, con l’Ecobonus in vigore in Italia dal 2019. Per finanziare la Legge Finanziaria 2025, del valore di 28,5 miliardi (di cui 17 miliardi destinati a Irpef e al taglio del cuneo fiscale), il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha richiesto una spending review a tutti i Ministeri.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha deciso perciò di ridurre di 4,6 miliardi il Fondo Automotive, istituito nel 2022 che contava 8,7 miliardi stanziati fino al 2030 e già ridotto nel 2024 a circa 5,75 miliardi (750 milioni per il 2025 e 1 miliardo l’anno dal 2026 al 2030) per incentivi e sostegno alla transizione energetica del settore.
Gli incentivi auto 2024 non hanno avuto l’effetto sperato. Lo stesso Urso durante il Question Time al Senato ha fatto capire che nel 2025 non ci saranno altri bonus per l’acquisto di nuove auto: “Gli incentivi destinati all’acquisto non hanno avuto effetti positivi sulla produzione. Dobbiamo prenderne atto e concentrare le risorse sugli investimenti”. Dello stesso avviso il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che durante l’audizione sulla legge di Bilancio ha dichiarato che i fondi non saranno più distribuiti indiscriminatamente per le rottamazioni auto, ma saranno destinati a progetti specifici di politica industriale per il settore automotive.
Incentivi auto all’industria
Il Governo italiano non ha deciso di abbandonare il sostegno al mercato automotive, ma ha cambiato direzione, orientando i fondi non più verso gli incentivi per l’acquisto, ma verso la produzione. Il ministro Urso ha annunciato l’intenzione di destinare le risorse a supporto degli investimenti delle imprese del settore, soprattutto nella filiera automotive, con l’ipotesi di un incremento dei fondi nella prossima manovra. Tuttavia, non è chiaro l’ammontare dei fondi né da dove provengano. Il ministro ha inoltre sottolineato che gli incentivi 2024 non hanno funzionato come previsto, con un miliardo di euro investito senza aumentare la produzione in Italia, ma riducendola. Urso ha proposto anche un piano incentivi a livello europeo, con risorse comuni destinate a sostenere la domanda di auto nuove e meno inquinanti.
Riduzione Fondo Automotive, ANFIA, UNARE e Federauto contro il Governo
La riduzione del Fondo Automotive ha allarmato il mondo dell’auto con le varie Associazioni che hanno espresso il loro dissenso. L’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), ad esempio, ha definito il taglio al Fondo Automotive un “fulmine a ciel sereno“, criticando aspramente la decisione come contraddittoria rispetto agli sforzi del Governo a livello europeo per sostenere il settore. Nel suo comunicato ha ricordato che l’automotive è il principale settore manifatturiero italiano, con 270.000 addetti e un fatturato di oltre 100 miliardi, sottolineando che è l’unico obbligato ad una trasformazione epocale in pochi anni, già aggravata dalla crisi industriale e dal calo dei volumi di mercato in Europa.
L’Anfia ha concluso il suo comunicato auspicando una riduzione del taglio durante l’iter parlamentare, avvertendo che una conferma della misura rischierebbe di compromettere la collaborazione con il Governo.
Sulla stessa linea d’onda anche l’UNRAE, che ha definito inaspettata la misura contenuta nella Legge Finanziaria e comunicata senza alcun confronto. Secondo l’Associazione che rappresenta le Case estere operanti sul mercato italiano, questa decisione ha contraddetto le dichiarazioni del Ministro Urso, rilasciate recentemente al Tavolo Automotive, e le promesse di attenzione al settore da parte di altri esponenti governativi.
Inoltre secondo l’UNRAE il significativo abbattimento delle risorse per l’automotive, che subisce un taglio dell’80% mentre altre industrie vengono ridotte del 5-10%, minaccia gli sforzi per raggiungere gli obiettivi ambientali europei e potrebbe arrestare il già lento processo di transizione verde in Italia. L’UNRAE perciò nella sua missiva chiede al Governo di riconsiderare questa misura, auspicando una revoca o una significativa riduzione del taglio durante l’iter di approvazione della Manovra di Bilancio in Parlamento.
Secondo Federauto, per voce del Presidente Massimo Artusi, la Legge di Bilancio è penalizzante per l’intero comparto dell’automotive. A detta dell’Associazione che rappresenta i concessionari di fronte alle difficoltà incontrate dal sistema automotive, per rispondere a target e scadenze “sfidanti”, in realtà irrealistiche, poste dall’Unione Europea, ci si aspettava una manovra che desse priorità a misure di sostegno al settore, anziché a tagli draconiani.
Artusi ha spiegato che, sebbene sia giusto attenuare le politiche dei “bonus”, che finora hanno influito poco sulla tendenza al ribasso del mercato dell’auto, ridurre però in modo drastico il fondo per l’Ecobonus e tagliare i fondi per l’Autotrasporto, senza misure di supporto e una revisione del sistema di tassazione, significa rinunciare ad una politica di rilancio del comparto automotive.
Infine, i concessionari italiani hanno ribadito al Ministro Urso, durante il Tavolo Automotive del 7 agosto, la necessità di avviare una profonda revisione della fiscalità sugli autoveicoli. Artusi ha concluso augurandosi che il Governo possa essere coerente con le sue scelte politiche e rispondere adeguatamente durante gli sviluppi parlamentari e interministeriali della Legge di Bilancio.
Dekra Italia sulla crisi auto: “l’importanza della neutralità tecnologica per la transizione energetica”
La crisi del comparto auto è stata anche al centro della discussione durante il #FORUMAutoMotive “La mobilità a motore guarda avanti” tenutosi a Milano, a cui ha partecipato anche Dekra Italia. L’evento ha fornito un’importante occasione di confronto sul futuro del settore automotive in Italia, evidenziando le sfide e le opportunità legate alla transizione verso una mobilità sostenibile, con particolare riferimento al Green Deal europeo.
Toni Purcaro, Executive Vice President di DEKRA Group e Presidente di DEKRA Italia, ha partecipato alla tavola rotonda “Green Deal atto secondo: dal ‘tutto elettrico’ alla neutralità tecnologica. Sarà proprio così?”, sottolineando l’importanza della neutralità tecnologica per la transizione energetica. Purcaro ha affermato che DEKRA promuove questo principio in tutti i settori impattati, considerando lo sviluppo sostenibile come un’opportunità per affrontare le sfide di digitalizzazione e modernizzazione delle economie, accelerando la decarbonizzazione.
Inoltre, ha evidenziato come DEKRA, leader nei servizi di testing, ispezione e certificazione, si impegni a supportare attivamente aziende e istituzioni nel raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, sicurezza e innovazione. Infine, Purcaro ha rimarcato che la neutralità tecnologica è fondamentale per rispondere alle diverse esigenze del mercato e garantire una transizione autentica verso una mobilità sostenibile.
Intervenuto a Rai News 24 Toni Purcaro ha dichiarato: “La fase di transizione della mobilità può rappresentare un’opportunità unica per affrontare un problema strategico dal punto di vista della sicurezza stradale in Italia che è la vetustà del parco circolante. La crisi del settore automotive a cui stiamo assistendo è anche legata alla riluttanza verso l’accesso alle nuove motorizzazioni che deriva da prezzi sicuramente non competitivi. Si tratta di un tema che avremmo potuto gestire in maniera diversa in ottemperanza al principio di neutralità tecnologica e che avremmo potuto sfruttare anche per svecchiare il parco circolante italiano.
Ciò avrebbe consentito anche una crescita più sostenibile relativamente a questo settore, ma anche un miglioramento della sicurezza dei mezzi in circolazione. Gli incentivi sono certamente importanti per accompagnare la transizione ma non possono diventare strutturali, porterebbero ad un mercato “drogato” e non trasparente. Il comparto automotive sta risentendo molto della crescita dei prezzi, della mancanza di competitività e, soprattutto, dei costi necessari alla realizzazione di questi nuovi veicoli.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che per quanto riguarda lo sviluppo dei nuovi veicoli, in Asia c’è un fortissimo supporto alle aziende produttrici da parte dei Governi, nodi che stanno venendo al pettine in maniera particolarmente significativa in questo momento”.
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