I 5 incidenti più terribili della storia della F1
Ripercorriamo i momenti di alcuni degli incidenti in F1 più terribili che sono costati (purtroppo) la vita ad alcuni piloti. Questi eventi sono serviti ad intensificare la sicurezza nella storia di questo sport.
Gli incidenti hanno sempre fatto parte della storia della F1, rendendola una competizione ad alto rischio. Anche se ultimamente i piloti escono indenni da scontri fortissimi, visti gli elevati standard di sicurezza e tecnologia all’avanguardia, c’è stato un periodo in cui i piloti erano consapevoli che una qualsiasi gara potesse essere potenzialmente la loro ultima corsa. Gli incidenti hanno segnato profondamente la Formula 1, portando all’introduzione di nuove tecnologie di sicurezza e ad una maggiore attenzione verso la protezione dei piloti, dando prova della capacità di questo sport di evolversi e migliorarsi anche nei momenti più difficili. Ripercorriamo alcuni di essi che hanno avuto anche delle tragiche conseguenze.
L’incidente in F1 di Niki Lauda al Nürburgring (1976)
Il 1º agosto 1976, durante il Gran Premio di Germania al Nürburgring Nordschleife, Niki Lauda fu vittima di uno degli incidenti più noti nella storia della F1. Durante il secondo giro, perse il controllo della sua Ferrari a causa di un problema alla sospensione posteriore, schiantandosi contro le barriere. L’auto prese fuoco, e Lauda rimase intrappolato nell’abitacolo, subendo ustioni gravissime e inalando gas tossici. Fortunatamente, diversi piloti, tra cui Arturo Merzario, si fermarono per aiutare ad estrarlo dalla vettura in fiamme.
Nonostante le ustioni e le ferite, Lauda fece un incredibile ritorno in pista appena sei settimane dopo l’incidente, dimostrando una straordinaria determinazione. La sua esperienza accelerò l’adozione di nuove misure di sicurezza, incluso il miglioramento delle attrezzature antincendio e dei sistemi di protezione negli abitacoli.
L’incidente in F1 di Tom Pryce a Kyalami (1977)
Un’altra tragedia indimenticabile è quella di Tom Pryce, pilota britannico di talento, avvenuta durante il Gran Premio del Sudafrica a Kyalami il 5 marzo 1977. Mentre la gara era in corso, il compagno di squadra di Pryce, Renzo Zorzi, ebbe un problema al motore e fermò la sua vettura a bordo pista. Due commissari di pista tentarono di attraversare il tracciato – oggi cosa impensabile – per aiutare Zorzi con un estintore, ma purtroppo uno di loro, Frederik Jansen Van Vuuren, attraversò proprio mentre sopraggiungeva la vettura di Pryce.
Pryce non ebbe il tempo di evitarlo e investì il commissario ad alta velocità travolgendolo. L’impatto fu talmente violento che l’estintore che Van Vuuren portava con sé colpì Pryce alla testa, uccidendolo all’istante. Il commissario morì sul colpo. L’incidente fu particolarmente scioccante per la brutalità e la rapidità con cui si verificò.
L’incidente di Robert Kubica in Canada (2007)
L’incidente di Robert Kubica al Gran Premio del Canada del 2007 è stato uno dei più spaventosi dell’epoca moderna, anche se, per fortuna, con un esito positivo in termini di sopravvivenza. Durante il giro 27 della gara, Kubica toccò l’auto di Jarno Trulli mentre procedeva a circa 300 km/h, perdendo il controllo della sua BMW Sauber e finendo contro il muretto. La vettura decollò e si schiantò contro il muro dall’altro lato della pista prima di rotolare lungo il tracciato.
Nonostante l’enorme impatto e i danni alla vettura, Kubica riportò solo una lieve commozione cerebrale e un trauma alla caviglia. L’incidente dimostrò l’efficacia dei miglioramenti apportati alle celle di sicurezza delle monoposto e ai dispositivi di protezione in carbonio. L’evento portò comunque alla revisione di alcune misure di sicurezza e del circuito di Montreal per ridurre i rischi in punti critici.
L’incidente di Jules Bianchi a Suzuka (2014)
Il 5 ottobre 2014, durante il Gran Premio del Giappone a Suzuka, Jules Bianchi, giovane pilota della Marussia, fu coinvolto in un grave incidente che avrebbe cambiato per sempre la sicurezza in Formula 1. La gara si svolgeva in una giornata dal tempo avverso, con pioggia intensa e visibilità ridotta. Al giro 43, mentre le condizioni della pista continuavano a peggiorare, la Sauber di Adrian Sutil uscì di pista alla curva 7, e fu inviata una gru per rimuoverla.
Purtroppo, mentre Bianchi arrivava alla stessa curva, perse il controllo della sua vettura a causa dell’acqua sull’asfalto, finendo per colpire la gru che stava rimuovendo la macchina di Sutil. L’impatto fu devastante: Bianchi subì una gravissima lesione cerebrale traumatica. Nonostante le cure mediche e una lunga degenza, non riuscì a riprendersi e morì il 17 luglio 2015. Questo evento portò alla nascita del Virtual Safety Car (VSC), volto a ridurre la velocità delle auto durante gli incidenti senza la necessità di una vera e propria Safety Car.
L’incidente di Romain Grosjean al Gran Premio del Bahrain (2020)
Il 29 novembre 2020, alla partenza del Gran Premio del Bahrain, Romain Grosjean, pilota del team Haas, fu protagonista di uno spaventoso incidente al primo giro. Dopo un contatto con Daniil Kvyat, Grosjean perse il controllo della sua vettura, che si schiantò contro le barriere a circa 220 km/h, spezzandosi in due e prendendo immediatamente fuoco. La parte anteriore della monoposto restò incastrata tra le barriere, e Grosjean rimase intrappolato in mezzo alle fiamme per quasi 28 secondi prima di riuscire a liberarsi e saltare fuori dalla vettura in fiamme.
L’halo (il sistema di protezione in titanio sopra la testa del pilota), introdotto nel 2018, giocò un ruolo fondamentale, evitando che Grosjean subisse lesioni fatali alla testa. Grazie alle tute ignifughe migliorate, il pilota riportò solo ustioni alle mani e lievi ferite, un esito incredibile dato l’impatto e il fuoco che avvolgevano l’abitacolo.
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