Incidente bus, condanna autista dimezzata a 6 anni
Strage del bus ungherese, condanna di 12 anni dimezzata in appello a 6 per l’autista che causò l’incidente mortale sull’A4 Milano-Venezia, in cui morirono 17 persone tra cui 11 studenti.
Inizialmente era stato condannato a 12 anni di reclusione ed inibizione perpetua del diritto alla guida in Italia l’autista che alla guida del bus ungherese il 20 gennaio del 2019 ha accusato l’incedente mortale in cui sono morte 17 persone, tra cui 11 studenti. In appello la pena però è stata dimezzata a 6 anni.
Questo è il verdetto dopo l’appello alla sentenza di primo grado a carico di Janos Varga, autista del bus ungherese che andò ad impattare contro un pilone del cavalcavia dell’autostrada A4 Milano-Venezia, all’altezza del comune di San Martino Buon Albergo. I ragazzi morti nell’indicente del bus ungherese, di età compresa tra i 15 ed i 17 anni, erano di rientro da una settimana bianca in Francia.
Incidente bus ungherese, le condanne
Varga, l’autista del bus killer nel maledetto incidente sulla Milano-Venezia, nella sentenza di primo grado aveva ricevuto una condanna di 12 anni di reclusione e l’inibizione a guidare in Italia), sulla scia di quanto richiesto dal PM e dall’Associazione italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, costituitasi parte civile e titolare di un danno di 20mila euro più le spese legali.
In appello questa condanna è stata dimezzata a 6 anni di reclusione, con grande rammarico dell’Associazione presieduta da Alberto Pallotti.
In primo grado il giudice Luciano Gorra aveva accolto la richiesta del PM Paolo Sachar rinviando a giudizio altre 5 persone con l’accusa di omicidio stradale: Alberto Brentegani (responsabile di quel tratto della autostrada A4 Brescia-Padova), Luigi Da Rios (capo dell’ufficio tecnico e progettista dei lavori di sistemazione dello spartitraffico centrale e delle barriere, risalenti al 1992), Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli.
“In appello la giustizia perde”
“Abbiamo lavorato tanto per introdurre il reato di omicidio stradale, ma non serve a nulla quando la pena non viene applicata nei tribunali. Hanno concordato in appello una pena di 6 anni, dimezzata rispetto ai 12 anni del primo grado – spiega Alberto Pallotti, presidente A.I.F.V.S. Onlus – oggi la giustizia perde, il popolo perde, ci sono 17 vite spezzate che non avranno mai la pace che meritano.
Gli ungheresi sono allibiti, delusi, arrabbiati. Purtroppo questo è il Paese che ci ritroviamo. Questo istituto del patteggiamento va rivisto, sia in primo che in secondo grado. Non si patteggia la morte..“
“Grande il rammarico delle parti civili per l’esito dell’udienza di appello – ha affermato Davide Tirozzi, avvocato convenzionato dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV e familiari – d’altra parte non era possibile incidere, perché c’è stato un concordato spinto tra Procura Generale e imputato, che hanno chiuso a 6 anni, rinunciando all’appello senza sostenere il rischio di un giudizio finale.
Unica cosa positiva è che la responsabilità dell’autista è certa e adesso, per quanto riguarda le parti civili, dobbiamo combattere per ottenere giustizia per le vittime dell’autostrada. I genitori delle giovani vittime ritengono che questa non sia giustizia, dicono che non è concepibile per loro che da 12 anni si passi a 6.
Hanno compreso, però, che nulla si può fare e che, se si è arrivati alla condanna di sei anni, è proprio perché in primo grado si era ottenuta una condanna di 12 anni. Altrimenti ci sarebbe stato il rischio di avere oggi una sentenza più mite”.
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