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Incentivi auto europei nel 2025: le criticità, pro e contro

Secondo indiscrezioni, l'Unione Europea starebbe valutando ecobonus centralizzati, gestiti da un'unica cabina di regia, per le auto Made in Europe.

Secondo voci insistenti, Bruxelles studia incentivi auto Made in Europe da marzo 2025: l’UE sarebbe la cabina di regia unica, per determinare il fondo totale e i singoli importi dei bonus. Uno strumento per respingere l’assalto dell’automotive cinese nel Vecchio Continente. Prima di approfondire, un minimo di premessa per capire perché si è arrivati a questo.

Le criticità

Sino a fine 2024, ogni Paese dell’Unione Europea ha introdotto incentivi auto in maniera autonoma, per lanciare le vetture elettriche. Così da seguire le linee del Green Deal UE del 2019 voluto dal presidente Ursula von der Leyen e da essere pronti al bando termico del 2035. Il risultato è un flop di proporzioni gigantesche. Anzitutto, nel 2024 le elettriche in Europa (Unione Europea, Efta e UK) hanno raggiunto una quota del 13,6%, con 1.993.102 di vendite: numeri bassissimi. Addirittura si va indietro, perché nel 2023 si era al 15,7%, con 2.018.885 unità. Di certo, almeno 54.000 licenziamenti fra i fornitori auto, più la crisi profonda con orizzonti incerti di Volkswagen, e un momento buio un po’ per tutti i Gruppi.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE

Il consumatore europeo ha fatto tilt, perché le campagne di ecobonus sono state concepite malissimo. Ne è un esempio esemplare la più recente italiana, con gli incentivi per le elettriche scomparsi in poche ore, dopo annunci, retromarce, click day. Sballate le previsioni della Germania, che ha eliminato gli sconti statali ritenendo il mercato maturo per acquisti senza aiuti: in realtà, si compra full electric solo con riduzioni di prezzo notevoli.

Incentivi europei dalla Commissione UE, la soluzione?

Ecco allora che la Commissione UE bis (politicamente molto più debole della prima che ha introdotto il Green Deal nel 2019) di von der Leyen torna alla carica e – stando a indiscrezioni – intende rivoluzionare gli incentivi: ecobonus paneuropei, con una guida a Bruxelles per armonizzare il mercato unico. Solo a favore delle auto Made in Europa.

Ma a nostro avviso ci sono sei punti critici: la tempistica, le ibride plug-in, stagnazione del mercato, le priorità, il made in Europa ed il reperimento dei fondi.

Tempistica, quando arrivano

Dal 2019, sia l’UE sia i Paesi membri non hanno osservato le indicazioni del Regolamento che impone il bando termico 2035: ecobonus importanti, colonnine di ricarica veloce in tutto il Vecchio Continente, prezzi bassi dell’elettricità, protezione contro la Cina – che controlla la filiera elettrica a partire dalle batterie -, tutela dei livelli occupazionali.

Col Dialogo strategico sul futuro dell’automotive lanciato il 30 gennaio 2025, in circa 34 giorni l’UE vuole trovare una soluzione a quello che non è stato risolto dal 2019 a oggi. Mentre USA e Cina prendono decisioni in qualche ora, a Bruxelles i lavori sono guidati da quattro Commissari (per Clean Transition, Industrial Value Chain, Technological and Digital Innovation, Skills and Social considerations). Si ascolteranno almeno 20 soggetti.

A metà percorso, il Piano d’Azione presentato da un 5° Commissario il 5 marzo 2025. Infine, la Commissione ridiscute tutto nel Trilogo con Parlamento e Consiglio. Si insiste sulla semplificazione, dopo che le procedure complicate hanno imperato per anni nell’UE.

Ibride plug-in, qualcuno non le vuole dopo il 2035

Pare che l’UE elimini il bando termico 2035: sì alle auto termiche a benzina ibride plug-in. Qui occorre essere chiari con chi ci legge, avvertendo che circolano varie fake news: si parla di allentamento del bando termico. No: il divieto alle auto a benzina viene annullato del tutto. Prima, il Green Deal prevedeva solo elettriche. Adesso, potrebbe esserci l’incursione di vetture con un grande motore a benzina e una batteria ricaricabile: mezzi alla spina.

Basti dire che i fleet manager rinunciano sempre più alle plug-in hybrid perché i driver le usano solo a benzina, annullando i benefici a livello di consumi e ambiente. Nel mentre, la Sinistra UE attacca i Popolari per la retromarcia rispetto al Green Deal: questo rende la Commissione ancora più fragile. Specie in vista delle elezioni del 23 febbraio 2025 in cui i partiti di sinistra – che hanno voluto e ottenuto il bando elettrico – potrebbero perdere consensi. Il tutto in un’UE sovraccarica, in quanto ha in ballo pure la Bussola della Competitività.

Stagnazione del mercato, in attesa di Ecobonus armonizzati

I ripetuti annunci di incentivi – dapprima da parte del cancelliere tedesco Scholz in vista delle elezioni – comportano un rischio pesante: i consumatori staranno alla larga dalle concessionarie. Attenderanno gli ecobonus prima di comprare auto elettriche e ibride plug-in Made in Europe, per avere lo sconto massimo possibile. Il mercato di elettriche e hybrid plug-in già ristagnante potrebbe andare ancor più in negativo. Chissà, magari armonizzare i bonus può anche essere un’idea valida. Tuttavia, il consumatore italiano (privato e azienda) potrebbe avanzare qualche rimostranza.

Le priorità

Se proprio si desiderano regole identiche nell’UE, allora si vedano le aliquote IVA, le accise sui carburanti che in Italia sono da record europei, gli oneri sull’energia elettrica, ma anche la detraibilità e la deducibilità sulle auto aziendali. Per non parlare del blocco del gas russo, che danneggia in modo pesantissimo la nostra nazione, con costi dell’energia colossali. Non ultimo, il Sud del Belpaese, con un tasso di colonnine bassissimo, non può restare indietro rispetto al Nord Europa.

Made in Europe

Fra i vari target degli incentivi paneuropei, la lotta contro la Cina. Che ormai invade la maggior parte delle auto elettriche e ibride plug-in, grazie alle batterie del Dragone super efficienti, composte di litio e cobalto che arrivano da miniere controllate spesso nel mondo dal Celeste Impero. Come si fa a creare un mezzo al 100% europeo in un mondo iper globalizzato con Pechino che ha messo dal 2015 le mani sulla filiera elettrica?

Fabbriche auto cinesi di Europa
Le aziende cinesi potrebbero aprire presto fabbriche in Europa

Infine, la cinese BYD aprirà a breve la fabbrica in Ungheria per fare auto Made in Europe e Made by China. Come questo colosso, anche altri lo seguiranno creando stabilimenti in Ungheria, Spagna e altrove. Sarà da capire come arginare l’avanzata dell’industria con gli occhi a mandorla. La sensazione è che la politica UE si sia infilata in un vicolo cieco nel 2019.

Fondi necessari per l’Ecobonus europeo dove reperirli

Non ultimo, resta il mistero dei soldi per finanziare il gigantesco fondo comune per auto elettriche e ibride plug-in. A giugno 2025, si avrà il Quadro finanziario pluriennale col budget per le singole iniziative. Pertanto, bisognerebbe aspettare. Il che contraddice la grande fretta che d’improvviso muove l’UE.

Sino all’estate prossima, sarà da valutare come possa mai un consumatore solo azzardarsi a pensare di comprare una vettura nuova a prezzo intero quando – a distanza di settimane – potrà godere dello sconto UE. Si parla anche di “iniziative ambiziose dal lato della domanda e dell’offerta, come una proposta sulla trasformazione green delle flotte aziendali”. Quindi, risorse anche per l’industria e le aziende. Da sommare a quelle per i privati. Un Piano Marshall per l’auto in un’Europa in preda a una crisi con rari precedenti, mentre rifiuta il gas russo col costo dell’energia che vola. Sarà un’impresa!

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