Enzo Ferrari, citazioni, massime e frasi celebri
Ricordiamo Enzo Ferrari con alcune massime, le sue frasi celebri ed aneddoti, la storia di un uomo, pilota, imprenditore che non si può dimenticare
Enzo Ferrari (Modena, 18 febbraio 1898 – Modena, 14 agosto 1988) è stato un pilota, un imprenditore, un dirigente sportivo e fondatore della omonima casa automobilistica, la cui sezione sportiva, la Scuderia Ferrari, conquistò in Formula 1, con lui ancora in vita, 9 campionati del mondo piloti e 8 campionati del mondo costruttori.
Ecco in poche parole chi è Enzo Ferrari: per completare la presentazione della sua forte personalità arriva in aiuto un suo pensiero.
“Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa”.
Enzo Ferrari indossava sempre occhiali con lenti scure perché diceva lui stesso “non voglio dare agli altri la sensazione di come sono fatto dentro”.
Sergio Castellitto
“Se penso a Enzo Ferrari penso ai suoi occhiali scuri, a quello sguardo bruno con cui decise di guardare e farsi guardare dal mondo. Un vetro scuro che modifica tutto ciò che lo circonda: il rosso delle sue macchine, i piloti, le donne, i suoi figli. Ma anche l’abbigliamento della gloria e la polvere dell’insuccesso. Ecco, se penso ad Enzo, penso a quel vetro che lo protesse, ma che gli impose una solitudine che solo gli uomini di grande carattere sono in grado di sopportare. Quando si muore ci si toglie gli occhiali e in quel margine di luce che resta si dice finalmente la verità. Credo che Enzo, la verità se la sia sempre detta, con o senza gli occhiali, con o senza le sue macchine, con o senza i suoi figli”.
Frasi e Citazioni di Enzo Ferrari
– All’Alfa sanno fare i guanti alle mosche.
– Ci asteniamo dal precisare il numero di cavalli che hanno i nostri motori. Quando le nostre macchine vincono vuol dire che hanno più cavalli, quando perdono vuol dire che ne hanno di meno.
– Gilles Villeneuve con la sua capacità distruttiva che macinava semiassi, cambi, frizioni, freni ci insegnava anche cosa fare perché un pilota potesse difendersi in un momento di necessità. È stato un campione di combattività, ha aggiunto notorietà a quella che la Ferrari già aveva, gli volevo bene.
- Fin che ho potuto ho dato. È dal 1929 che do qualcosa.
– L’automobile è un’espressione di libertà, e il rischio che stiamo correndo è quello di ammazzarci perché ce n’è troppa. Del resto, ci sono due modi classici di morire: di fame e di indigestione.
– La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe appena dopo il traguardo.
– La macchina migliore è quella che deve ancora essere costruita.
– Ogni singolo pezzo della pista, deve poter mettere a dura prova il comportamento dinamico dell’auto in modo tale da rendere facile l’individuazione dei problemi di ogni macchina. Da questo momento in poi, voglio che nessuna Ferrari affronti la pista o la produzione di serie senza che abbia superato a pieni voti l’esame Fiorano.
– Quando un pilota muore, almeno due donne svengono.
Leggi tutta la storia di Enzo Ferrari QUI
Guarda il VIDEO ENZO FERRARI
Enzo Ferrari saluta Tazio Nuvolari
Sul famoso stile di guida di Tazio Nuvolari se ne sono dette di tutti i colori. Succede del resto sempre così, quando un uomo arriva ai limiti dell’impossibile: si impadronisce di lui il mito e, allora, se faceva il pugile, si racconta che sapeva uccidere un toro con un pugno, e se faceva il pilota, che percorreva le curve su due ruote.
“Tazio Nuvolari è stato un prodigio insuperato dell’istinto ai limiti delle possibilità umane e delle leggi fisiche”.
Enzo Ferrrari: “Non appena mi giunse la notizia della sua fine partii per Mantova. Era un caldo pomeriggio: l’11 agosto 1953. Nella fretta mi persi in un dedalo di stradine della vecchia Mantova. Scesi di macchina, domandai a un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla mia macchina per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore, si commosse.
“Grazie d’essere venuto – mi bisbigliò – come quello là non ne nasceranno più“.
Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari
Tazio Nuvolari: nessuno accoppiava, come lui, una così elevata sensibilità della macchina a un coraggio quasi disumano.
Su un letto dell’ospitale canonica gli dissi: “Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno“.
Mi rispose: “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte; ricordalo e cerca di gustarle fino in fondo, se ci riesci“.
In queste parole, che forse erano una umile confessione, era nascosto il dramma di quell’uomo fatto d’un sol fascio di nervi, il dramma di un padre che aveva visto morire entrambi i suoi figli adorati e che invano sperava con tutto il cuore di non dover attendere la morte in un letto.
Enzo Ferrari era un solitario, un uomo amareggiato per la crudeltà con cui il destino lo aveva colpito negli affetti più profondi, tuttavia, e non suoni irriverente questa mia osservazione, non cessò mai di essere un sagace regista di se stesso. Pochi come lui conobbero la folla, capirono quello che la folla voleva, seppero alimentare il proprio mito.
Ogni atto, ogni suo gesto era previsto e calcolato, pur negli spasimi di una vita di atleta lanciato agli estremi rischi.