Emissioni auto storiche, quanto inquinano le auto classiche?
Emissioni auto storiche, ASI e l’Istituto Superiore di Sanità hanno siglato un accordo per chiarire il reale impatto ambientale dei veicoli classici
Emissioni ed in inquinamento delle auto storiche. A Roma, è stato siglato un importante accordo tra l’Automotoclub Storico Italiano e l’Istituto Superiore di Sanità, per fare chiarezza e corretta informazione sulle emissioni prodotte dalla circolazione dei veicoli storici in ambiente urbano.
Il progetto – firmato da Alberto Scuro, presidente ASI, e dal Professor Silvio Brusaferro, Commissario Straordinario dell’ISS – prevede l’analisi del materiale particellare, degli ossidi di azoto e di altri contaminanti potenzialmente connessi con le emissioni prodotte dai veicoli storici, in relazione agli usi e ai chilometri annuali realmente percorsi.
Inquinamento auto storiche, percentuale minima
I veicoli di interesse storico e collezionistico riconosciuti dallo Stato mediante i Certificati di Rilevanza Storica (rilasciati da ASI, FMI, Registri Storici Fiat, Lancia e Alfa Romeo) rappresentano una percentuale minima rispetto al totale del parco veicolare circolante in Italia. A livello nazionale sono circa 38.000.000 le autovetture per trasporto persone circolanti, 6.900.000 delle quali ultraventennali e solo 49.000 di queste ultime definibili “storiche” poiché in possesso di CRS registrato al Ministero dei Trasporti. Si parla, quindi, dello 0,13% del parco circolante totale e dello 0,71% del parco circolante ultraventennale: percentuali non significative.
L’impatto ambientale da ricondurre al parco autoveicolare circolante è determinato dai veicoli obsoleti e non certo dai pochi veicoli “storici” certificati, che hanno peraltro una media annua di percorrenza chilometrica molto bassa. Attraverso quest’accordo ASI e ISS hanno individuato il percorso corretto per modernizzare il sistema di regolamentazione della circolazione dei veicoli storici.
Certificazione auto storiche
Oltre a quanto già previsto dalla legge – Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 17 dicembre 2009, che disciplina i requisiti per la circolazione dei veicoli di interesse storico e collezionistico mediante i Certificati di Rilevanza Storica – sono state approntate da ASI ulteriori e precise linee guida per arrivare al rilascio della certificazione. È stato previsto l’uso di applicazioni che permetteranno di avere un archivio di immagini “certificate” dei veicoli storici, che potranno essere messe in rete con quello della Motorizzazione.
Dopo il rilascio dei CRS dovrà essere garantito il mantenimento delle caratteristiche di originalità dei veicoli storici, ad esempio mediante la validazione periodica dei certificati. L’elenco dei commissari tecnici ASI e i percorsi formativi degli stessi potranno essere condivisi con la Motorizzazione. Come già anticipato, è necessario normare l’utilizzo dei veicoli storici monitorandone il reale uso.
ASI, le linee guida per individuare le auto storiche
ASI prosegue sulla strada già indicata dal Governo italiano e dalle direttive europee che individuano i veicoli storici in base alle loro caratteristiche di originalità e non all’appartenenza a discutibili liste che non mirano né a ridurre il numero dei veicoli storici, né a diminuirne l’impatto ambientale. Mirerebbero solo a ridurre il numero dei veicoli “potenzialmente storici” con la conseguenza di togliere il diritto al 90% dei proprietari di veicoli datati di chiedere la loro certificazione anche se in possesso delle caratteristiche previste.
Per ASI, in conclusione, ci sono due le strade percorribili per individuare i veicoli che devono far parte della nostra memoria storica e del futuro patrimonio culturale motoristico nazionale: una, più impegnativa ma per ASI più corretta, è quella di certificare ogni singolo veicolo con le norme già previste per legge; l’altra, quella di creare una lista che rende più semplice se non automatica l’attività di certificazione, ma che sarebbe storicamente e socialmente meno corretta.
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