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Dialogo strategico tra UE e costruttori auto, fornitori, sindacati per il futuro dell’auto

Promesso dal presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen al settore automobilistico, il Dialogo strategico inizia a fine mese: non pare avere il carattere di urgenza che la situazione richiederebbe.

Il 30 gennaio 2025, avrà inizio il confronto sulla crisi del comparto auto e sulle eventuali contromisure: partirà il Dialogo strategico voluto dal presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Considerando che nel 2024 il mercato delle vetture nuove è crollato del 18% sul 2019 pre-pandemia (vero unico termine di paragone) a 12.963.614 unità, e che l’elettrico è un flop (con una quota bassissima, del 13,6%), la situazione è molto preoccupante. Come dimostrano anche il caso del Gruppo Volkswagen, dal futuro incerto, e le incognite di Stellantis, senza contare i licenziamenti a catena lungo tutta la filiera.
Già la scelta della data non pare molto felice, visto il carattere di urgenza che il quadro automotive UE richiederebbe.

Dialogo Strategico tra costruttori e l’Unione Europea per il futuro dell’auto

Lo “Strategic Dialogue on the Future of the Automotive Industry in Europe” rischia inoltre di essere poco agile, in quanto vi parteciperanno – fra gli altri – tutte le principali parti interessate, le aziende automobilistiche europee, i fornitori di infrastrutture, i sindacati e le associazioni imprenditoriali, nonché altre componenti della catena produttiva. 

Ma il punto chiave del Dialogo strategico è che svolge un ruolo meramente consultivo. Le parti in gioco vengono ascoltate e alla fine sarà possibile solo produrre raccomandazioni alla Commissione Ue. Dopodiché, questa – se e quando lo riterrà opportuno – avrà modo di lanciare l’iniziativa legislativa. Arrivati a quel gradino, si avvierà il Trilogo. Composto da tre elementi: Commissione UE (presidente, sei vicepresidenti esecutivi e 20 commissari dei 27 Paesi membri, 56 direzioni generali e agenzie esecutive); Parlamento UE (20 Commissioni permanenti); Consiglio UE (in 10 formazioni). Inverosimile che ogni singolo componente dell’apparato interno al Dialogo si occupi del comparto industriale auto da anni. Alla fine di tutto il percorso burocratico, tecnicamente si dovrebbe arrivare a una conclusione. Quale?

Due richieste essenziali che le Case avanzano all’Unione Europea

Per capire Dialogo e Trilogo UE in cosa possano sfociare, si parte dalle due richieste essenziali che le Case avanzano all’Unione Europea.
Uno: eliminare o almeno congelare le multe di 16 miliardi di euro appioppate da Bruxelles ai costruttori che sforano i limiti alle emissioni attualmente in vigore. È vero che molte aziende creano pool verdi comprando crediti green da Tesla e da Case cinesi che fanno auto elettriche, ma anche questo rappresenta un costo. In qualsiasi ipotesi, quegli esborsi si tradurrebbero in possibili licenziamenti, chiusure delle fabbriche, stop agli investimenti. A discapito della transizione.
Due: anticipare la clausola di revisione del regolamento che impone il bando termico 2035.

I conti non tornano

A presiedere il Dialogo strategico sarà la stessa von der Leyen. A sviluppare il piano d’azione, il commissario responsabile dei Trasporti, Apostolos Tzitzikostas. Intanto, il vicepresidente della commissione con delega all’Industria, Stéphane Séjourné, ha garantito la massima celerità: Bruxelles darà le prime risposte entro 40 giorni. Ma cosa c’entra Séjourné se a prendere decisioni sarà Tzitzikostas? Non è dato sapere perché mai ci si debba riunire attorno a un gigantesco tavolo con un numero abnorme di soggetti, se le cose sono ormai chiare da tanto tempo.

L’incomparabile reattività dei cinesi e dei russi

In questi anni, il settore auto ha sofferto la lentezza della tecnoburocrazia UE rispetto agli altri protagonisti della scena internazionale. Anzitutto, la Cina di Xi Jinping con un nucleo ristretto di alti funzionari selezionatissimi e preparatissimi. Senza considerare la Russia di Putin. Adesso, gli USA di Trump, ma anche ieri con Biden: quando gli Stati Uniti hanno introdotto i dazi anti Cina, ci hanno impiegato pochi giorni. Mentre l’UE ha preso una (mezza) decisione sulle tasse anti Pechino dopo mesi, fra l’altro rimandando a ulteriori approfondimenti in seguito alle trattative con il Dragone.

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