Le richieste alla UE da Acea nel Dialogo strategico sulla crisi automotive
I contenuti delle richieste che l’associazione costruttori Acea porrà alla UE nel Dialogo strategico voluto per la crisi dell'automotive. Farà leva su consumatori, punti di ricarica ed incentivi.
Trapelano le prime indiscrezioni sulle richieste che Acea porterà nel Dialogo strategico a Bruxelles. Dopo almeno un lustro di supremazia cinese nel settore dell’auto elettrica mondiale, ora la Commissione Europea intende far partire un serio confronto con il settore per arginare l’avanzata del Dragone, dando ossigeno a un comparto industriale in gravissima crisi.
Numerosi soggetti (dalle Case ai membri delle singole Commissioni UE) siederanno a un tavolo per individuare la strategia vincente, della rinascita. Posto che la discussione è tardiva e in seguito al Green Deal UE del 2019 che impone il bando termico nel 2035, l’associazione costruttori europei Acea avanza diverse richieste a Bruxelles.
Il target è facile da individuare
Obiettivo dell’Acea, tramite il Dialogo strategico, far sì che l’industria auto resti un pilastro dell’economia europea, dando lavoro a 13 milioni di persone: il tutto anche grazie ai 250 miliardi di euro già messi sul piatto dalle aziende per la transizione ecologica imposta dall’alto.
Le richieste alla UE dai costruttori auto sui punti focali: consumatori, punti di ricarica ed incentivi
Anzitutto, l’Acea chiede a Bruxelles una politica orientata al mercato e guidata dalla domanda. Quindi, traducendo, si segua quanto i consumatori chiedono in concessionaria, il motore preferito.
Secondo: urgono colonnine di ricarica pubblica veloci e distribuite in modo omogeneo nel Vecchio Continente. Come prescriveva – aggiungiamo noi – il Regolamento UE alla politica centrale e locale, che invece non ha seguito le direttive.
Terzo, servono incentivi fiscali e di acquisto: sotto questo profilo, i singoli governi si sono mossi male, con misure disarticolate che non hanno permesso il boom dell’elettrico. Quindi, per la lobby dei costruttori, è necessario un approccio aperto alla tecnologia.
Rischio multe UE per 16 miliardi
La base di partenza è pessima: la quota di mercato di elettriche è bassissima, solo il 13,6% nel 2024, peggio del 14,6% del 2023. Altro che 25% auspicato nel 2019. Questo implica che molte Case non centrino il bersaglio voluto dall’UE in tema di emissioni del venduto: di conseguenza, scatteranno multe di 16 miliardi di euro totali a chi supera il limite sulla CO2. Per l’Acea, occorre accelerare le revisioni dei regolamenti sulla CO2.
Opportuno anche semplificare le regole, dando tempo alle Case: un lasso di tre anni tra legge e attuazione in riferimento ad auto e furgoni (sette anni riguardo ai veicoli pesanti). Sarebbe bene creare un osservatorio normativo all’interno del Segretariato generale della Commissione. In più, risulterebbe prezioso istituire l’Automotive Skills Academy, per formare gli addetti in vista dell’elettrificazione. Dovrebbero pure essere redatti report semestrali di monitoraggio dei progressi.
Cosa diceva Draghi, gli errori fatti
Il tutto – annotazione dell’Acea – seguendo le raccomandazioni del rapporto Draghi sul miglioramento della competitività industriale: stella polare che guidi i risultati, il Dialogo.
Nel settembre 2024, l’economista italiano ha presentato un report di 400 pagine affrontando anche il tema delle sfide dell’auto: “Il settore automobilistico – scriveva l’ex premier e presidente BCE – è un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’Unione e dell’applicazione di una politica climatica senza quella industriale”. E sul bando termico: “L’Europa non ha dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata per convertire la catena di fornitura”. Serve “una tabella di marcia industriale che tenga conto della convergenza orizzontale (vale a dire elettrificazione, digitalizzazione e circolarità) e della convergenza verticale (ossia materie prime critiche, batterie, infrastrutture di trasporto e ricarica) nelle catene del valore dell’ecosistema automobilistico”.
Crisi e non crisi, la critica ai costruttori auto
Da segnalare tuttavia l’attacco al comparto industriale automotive da parte di William Todts, capo di Transport & Environment: organizzazione indipendente, apartitica e senza scopo di lucro che promuove la decarbonizzazione dei trasporti. “Ma quale crisi dell’auto, le Case europee fanno i miliardi: la lobby dei costruttori ha creato tutta questa narrazione secondo cui sono in difficoltà per colpa dell’UE, del Green Deal. Questa è una totale invenzione”, riferisce Euractiv. Le società “sono tutte quotate in Borsa, stanno cercando di realizzare i loro guadagni trimestrali, i loro numeri di profitto annuale. Ceo e team esecutivi vengono premiati sulla base di tali prestazioni”. Una lobby (T&E) che critica aspramente l’opera di lobbying di Acea. La quale per ora non replica.
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