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Dazi USA di Trump dal 2 aprile: ricadute negative per l’auto

Come promesso in campagna elettorale, la "America First Trade Policy" dell'amministrazione Trump è aggressiva con ripercussioni anche sull'industria automobilistica anche italiana

L’escalation protezionistica del presidente USA Trump, annunciata durante la campagna elettorale, non sorprende, sebbene l’UE sembri disorientata. Le ripercussioni sono numerose, anche per il settore automobilistico italiano. Un dato preoccupante evidenzia il calo della produzione di veicoli in Italia, che nel 2024 ha registrato un crollo del 23,6% rispetto al 2023, a fronte di una contrazione del 7,1% della produzione industriale complessiva.

Dazi Trump sulle auto europee

Il 1° febbraio 2025, The Donald ha annunciato dazi addizionali del 25% sulle importazioni da Canada e Messico e del 10% su quelle dalla Cina. Più la reintroduzione di tariffe al 25% su tutti gli acquisti all’estero di acciaio e alluminio. Così da rendere più forti gli States, facendo calare la dipendenza dall’estero. Limitatamente all’Italia, nel 2024 le vendite di beni italiani negli USA sono state pari a circa 65 miliardi di euro, con un surplus di 39 miliardi, spiega Confindustria. Macchinari e impianti (primo settore esportatore), ma anche farmaceutica e auto nonché altri mezzi di trasporto italiano verso la nazione yankee.

Dazi anche sulle auto italiane

L’export italiano è più esposto della media UE al mercato USA: 22,2% delle vendite italiane extra-UE, rispetto al 19,7% di quelle UE. Tra i settori maggiormente esposti spiccano le vetture al 30,7%. L’esposizione italiana agli States sale se si considerano anche le connessioni produttive indirette, ossia le vendite di semilavorati incorporati in prodotti per il mercato yankee. Per i mezzi di trasporto siamo al 16,5%. 

Dal 2 aprile 2025 dazi USA sull’auto

Trump ha scelto il 2 aprile 2025 come data di partenza per i dazi USA anti auto UE: colpiti parecchi Gruppi del Vecchio Continente, incluse le Case italiane come Alfa Romeo e Maserati (Stellantis), nonché Lamborghini (Audi, VW).

Donald Trump dazi ordine esecutivo
I dazi sono strumenti di contrattazione per Donald Trump

Dazi reciproci: cosa sono

In più, Trump punta sui dazi reciproci: “È semplice: se ci impongono un dazio doganale o una tassa, noi applichiamo loro esattamente lo stesso dazio o tassa. Se si guarda ai singoli Paesi e si osserva quanto ci fanno pagare, in quasi tutti i casi ci fanno molto più di quanto noi facciamo pagare loro: quei giorni sono finiti”, sostiene il tycoon. La reciprocità riguarderà anche l’applicazione dell’IVA, valutato come dazio.

Contrattazione al via: c’è di mezzo anche l’auto

È improprio definire i dazi immorali, inappropriati o ingiustificati, come invece sostengono alcuni media. In quanto superpotenza globale, gli USA perseguono una propria strategia economica sin dalla fine della Prima Guerra Mondiale. L’imposizione e l’annuncio di tariffe, anche nel settore automobilistico, rappresentano per Trump uno strumento di negoziazione: il tycoon è disposto a rimuovere le barriere commerciali, ma solo in cambio di vantaggi per gli Stati Uniti, come l’abolizione dei dazi UE su prodotti americani o la riduzione delle imposte per le multinazionali con sede in Nord America.

Sono controproducenti per la stessa Casa Bianca? A giudicare dall’immediato accordo col Messico (guardie al confine contro l’ingresso di trafficanti negli Stati Uniti), parrebbe di no. Fra i vari target di The Donald, spingere l’UE a comprare gas dagli USA, quell’energia preziosissima per le industrie energivore, quale il settore automotive.

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