Crisi microchip, lavoratori settore auto in cassa integrazione
La crisi dei microchip causa ancora problemi al mondo dell’auto, con le fabbriche che fermano le loro linee produttive. Con i veicoli fermi ed incompleti i lavoratori finiscono a casa in cassa integrazione.
L’automotive sta vivendo un forte periodo di crisi oltre che a causa della pandemia anche dalla carenza di semiconduttori, che ha costretto molte fabbriche ad interrompere la loro produzione. I microchip sono essenziali per la transizione energetica e da mesi ormai mancano, con l’industria automobilistica che sta facendo fatica più del previsto.
La crisi rischia di fare parecchi danni, come già abbiamo visto dall’andamento delle vendite di settembre, con il mercato auto che ha chiuso il mese registrando un pesante calo di oltre 30%. La scarsità di semiconduttori infatti crea pesanti ritardi nella consegne delle auto nuove, con le attese che crescono di giorno in giorno.
Crisi microchip fabbriche auto ferme, stop alla produzione
Questo sta diventando un problema serio, essendo partito come un semplice problema produttivo, ora sta recando disagi in tutta l’industria automobilistica che si vede bloccata.
Senza microchip sulle linee di assemblaggio molte aziende hanno deciso di fermare la produzioni, con pesanti effetti sull’occupazione. I marchi che hanno deciso di chiudere momentaneamente le loro fabbriche sono Stellantis, Ford, Toyota, Mercedes, Nissan e Tesla. Negli ultimi giorni anche Mazda ha deciso di fermare alcune linee produttive in Giappone.
La crisi potrebbe portare ad un perdita di ben 180 miliardi di euro. Numeri da brividi che mettono in crisi tutto il comparto ed i posti di lavoro già in pericolo con la transizione dal termico all’elettrico.
Crisi microchip lavoratori in cassa integrazione
Il conto salato della crisi rischia di ricadere a carico dei lavoratori. In Italia già abbiamo avuto gli esempi della GKN di Campo Bisenzio e della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, che dall’oggi al domani hanno messo alla porta i loro dipendenti.
Ad ottobre anche la fabbrica Iveco di Suzzara, in provincia di Mantova, ha messo in cassa integrazione oltre 2.000 dipendenti, tra cui 1876 operai e 155 impiegati. Rispetto ai licenziamenti della GKN e di altre realtà la fabbrica di mezzi pesanti ha utilizzato lo strumento della cassa integrazione ordinaria, dal 14 ottobre al 22 ottobre, con pagamento dell’80% dello stipendio al dipendente.
Senza semiconduttori non si possono completare le centraline Bosch che sono montate a bordo del Daily. Ad oggi la fabbrica Iveco conta ben 3.000 veicoli incompleti che non possono essere immessi sul mercato, con la cassa integrazione e lo stop della produzione che rischia di prolungarsi ben oltre il 22 ottobre 2021.
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