Crisi auto, critiche al Decreto Rilancio
Anfia, Federauto e Unrae in una nota congiunta tornano a lanciare l’allarme sul settore auto che sta affrontando una crisi senza precedenti, soprattutto a causa dell’emergenza Coronavirus.
La crisi dell’auto è sempre più forte e grave, le vendite a causa dell’emergenza Coronavirus sono azzerate in Italia ed in Europa, con il Nostro Paese che ad aprile è stato quello europeo che ha fatto peggio in assoluto (-98%). L’appello delle Associazioni di categoria al Governo è rimasto inascoltato nella stesura del Decreto Rilancio. Si chiedeva un aiuto concreto con un’imponente politica di incentivi alla rottamazione che avesse consentito al comparto il rilancio della produzione e del mercato.
Purtroppo l’appello del mondo dell’auto è rimasto inascoltato, con il Governo ha provveduto solo ad aumentare il fondo destinato all’Ecobonus per auto con emissioni fino a 60 g/km di CO2 ed a incentivare l’acquisto di bici e monopattini elettrici.
Crisi auto, delusi dalle soluzioni del del Governo
Non è questa la soluzione per uscire dalla crisi auto, le scelte del Governo non sono all’altezza: “Abbiamo accolto con sorpresa, delusione e, soprattutto, grande preoccupazione, la scelta del Governo, nel recente Decreto Rilancio, di limitarsi al rifinanziamento del fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni – la delusione di Anfia, Federauto e Unrae in una nota congiunta a commento del Dl Rilancio – si tratta di un intervento poco significativo per un’effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese.
Il settore automotive italiano è certamente impegnato ad incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità e lo testimoniano gli ingenti investimenti che la filiera italiana ed europea sta compiendo, ad ogni livello di competenza, per affrontare questa delicata transizione, di per sé sfidante in termini di risultati di mercato, raggiungimento degli obiettivi ambientali europei e tenuta dell’occupazione. Purtroppo, le condizioni non sono più quelle di qualche tempo fa, sono profondamente mutate.
Crisi auto, numeri catastrofici e vendite azzerate
I numeri che raccontano la crisi auto e l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul settore automotive sono sotto gli occhi di tutti: i livelli produttivi dell’intera filiera in Italia, già in calo da 20 mesi a fine febbraio 2020, sono crollati del 21,6% nel primo trimestre dell’anno, periodo in cui gli autoveicoli prodotti risultano in diminuzione del 24% rispetto a gennaio-marzo 2019. Il lockdown ha provocato quasi un azzeramento del mercato auto italiano (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile). In pratica, nel bimestre marzo-aprile 2020 le immatricolazioni di auto si sono dimezzate rispetto allo stesso bimestre del 2019 (-51%, ovvero 361.000 immatricolazioni perse) e non è andata meglio per veicoli commerciali e industriali.
La riapertura dei concessionari, lo scorso 4 maggio, con centinaia di migliaia di veicoli immobilizzati sui piazzali, da sola – ricordano nella nota Anfia, Federauto e Unrae – non basta certo a riavviare il mercato, e, con esso, la filiera produttiva automotive, data la situazione di profonda incertezza, che condiziona il clima di fiducia di cittadini e imprese, e l’indebolimento dell’economia e del mercato del lavoro, con conseguente perdita di potere d’acquisto dei consumatori.
Crisi auto le previsioni del 2020, 2,5 miliardi di euro in meno
Le previsioni per il proseguo del 2020 non fanno bene sperare per uscire dalla crisi. L’acquisto di un autoveicolo è un investimento importante. In assenza di interventi mirati, una chiusura del mercato auto 2020 con 500.000/600.000 unità in meno rispetto all’anno precedente determinerà un mancato gettito IVA di circa 2,5 miliardi di Euro.
Il rallentamento delle vendite sarà responsabile di un mancato rinnovo del parco circolante italiano, che, in riferimento alle autovetture, a fine 2019, per il 32,5% è ancora costituito da auto ante-Euro 4 e, dato ancor più preoccupante, per il 57% da vetture con oltre 10 anni di anzianità.
Le difficoltà nello smaltimento dei veicoli in stock presso case automobilistiche e concessionari, con il mercato in stallo, impedirà alla filiera industriale di ripartire a ritmi sostenibili, un danno che per molte imprese, già fiaccate da due mesi di azzeramento del fatturato, si ripercuoterà sull’occupazione
Cosa serve? Incentivi alla rottamazione
Per uscire dalla crisi che cosa serve di concreto? È necessaria l’attuazione di un’importante campagna di incentivi per la rottamazione di auto e veicoli commerciali vecchi e l’acquisto di autoveicoli di ultima generazione di qualsiasi alimentazione, e per lo sviluppo infrastrutturale, nonché la revisione della fiscalità sulle autovetture per un adeguamento a livello europeo.
In conclusione Anfia, Federauto e Unrae ribadiscono che servono al più presto incentivi che allarghino la platea dei beneficiari, pur nel rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale, per rilanciare davvero il mercato e la produzione.
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