Aziende in crisi dell’indotto auto annunciano tagli e chiusure
La crisi di Volkswagen sta mettendo in difficoltà l'intera filiera, colpendo anche i fornitori e l’indotto. Schaeffler ha annunciato tagli significativi, mentre Michelin prevede la chiusura di due stabilimenti con la perdita di oltre 1.200 posti di lavoro.
La crisi della Volkswagen, con la chiusura prevista di tre impianti, sta colpendo duramente l’intera filiera automobilistica, comprese le aziende dell’indotto. Le difficoltà nel settore delle auto elettriche stanno provocando un impatto significativo sull’indotto, con ripercussioni anche sui fornitori di componenti. In questo contesto molto delicato anche la Michelin ha annunciato la chiusura di due stabilimenti in Francia entro il 2026, con un grave contraccolpo su 1.254 posti di lavoro; a seguire anche Nissan con l’annuncio di un possibile ridimensionamento che comporterà un taglio di 9.000 posti di lavoro.
Crisi aziende dell’indotto auto
La crisi della Volkswagen inevitabilmente sta colpendo anche l’indotto. Tra le aziende colpite c’è Schaeffler, colosso tedesco tra i leader globali nella fornitura di componenti per l’industria automobilistica e industriale, che ha annunciato un ridimensionamento tale da comportare il taglio di 4.700 posti di lavoro, nelle sedi in Germania ed in altri cinque Paesi europei.
La decisione, motivata dalla bassa domanda in Europa e dall’eccesso di capacità produttiva, è stata descritta dal presidente del settore Bearing e Industrial Solutions, Sascha Zaps, come una misura necessaria per ottimizzare i costi, consolidare le attività e rendere l’azienda più competitiva a lungo termine.
Questo piano di ristrutturazione include l’integrazione di Vitesco e coinvolgerà dieci sedi in Germania e cinque in Europa, con l’obiettivo di risparmiare circa 290 milioni di euro all’anno entro il 2029.
Aziende tedesche dell’indotto dell’auto in crisi
In Germania anche altri colossi dell’automotive stanno attraversando serie difficoltà come Bosch, Continental e ZF Friedrichshafen, al punto da essere costretti a ridurre il personale per affrontare la difficile transizione elettrica. Bosch ha confermato il taglio di circa 10.000 posti di lavoro a livello globale, mentre Continental prevede una riduzione fino a 30.000 posti nei prossimi anni. ZF Friedrichshafen, colpita dal calo della domanda di componenti tradizionali, sta seguendo una strategia simile.
Crisi Michelin, chiusura delle fabbriche francesi
La crisi dell’auto ha colpito anche Michelin in Francia che ha annunciato la chiusura delle fabbriche francesi di Cholet e Vannes, con un conseguente taglio di 1.254 posti di lavoro, previsto entro i primi mesi del 2026. La decisione, parte di un più ampio piano di ristrutturazione in Europa, è stata motivata dalle difficoltà economiche persistenti dei due siti e dalla competizione dei produttori asiatici low-cost, che ha reso il mercato dei pneumatici per veicoli sempre più sfavorevole.
A ciò si aggiunge il peso dovuto all’aumento dei costi energetici in Europa. La chiusura comporterà un onere di 330 milioni di euro nel bilancio 2024. Michelin ha annunciato piani personalizzati per supportare i dipendenti nel ricollocamento o nell’accesso alla pensione.
Crisi Bosch
In crisi anche la Bosch di cui si è parlato del sito produttivo di Modugno che non chiuderà, ma vedrà molto probabilmente una ristrutturazione con riduzione del personale. Ecco una panoramica su cosa è successo dall’inizio della crisi ad oggi. Approfondimento.
Crisi anche per Nissan
In crisi c’è anche Nissan che ha annunciato un piano di riorganizzazione significativo che comporterà il taglio di 9.000 posti di lavoro e la riduzione del 20% della capacità produttiva globale, con l’obiettivo di risparmiare 2,4 miliardi di euro all’anno. La decisione è motivata dalle vendite in calo e dai risultati finanziari negativi: le vendite sono scese a 1,6 milioni di unità e gli utili sono crollati da oltre 1,8 miliardi di euro a circa 100 milioni. Le stime di profitto per l’intero anno sono state riviste al ribasso, con un utile operativo previsto sotto il miliardo.
Nissan attribuisce la crisi a diversi fattori, tra cui la concorrenza dei produttori cinesi, oltre alle sfide legate alla transizione verso le auto elettriche. Nonostante la crisi, l’azienda conferma il suo impegno verso la mobilità elettrica, puntando a vendere solo veicoli elettrici in Europa entro il 2030.
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