Circolazione auto storiche, via libera a Torino e Piemonte
L’ASI festeggia la vittoria del ricorso straordinario al Presidente delle Repubblica Mattarella contro il divieto di circolazione delle auto storiche, che era in vigore in Piemonte e nella città di Torino.
Decade il divieto di circolazione per le auto storiche a Torino in Piemonte dal 1° ottobre 2019, in virtù dell’Accordo Bacino Padano, firmato a Bologna il 9 giugno 2017. Le misure anti smog, in vigore in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, dovevano valere per le auto storiche con almeno 30 anni di “età” e con valore interesse storico.
Circolazione auto storiche in Piemonte ed a Torino
Il ricorso straordinario presentato dall’Asi, Automotoclub storico italiano, ha fatto decadere il divieto a Torino di guidare le auto storiche in città, anche per spostarsi fuori dal territorio regionale. Il Piemonte, rispetto alle altre Regioni padane, aveva regole più stringenti.
Infatti il divieto di circolazione era totale e non prevedeva deroghe come altrove. Nelle altre Regioni padane invece era possibile guidare le auto storiche nel corso di manifestazioni o nel tragitto da e verso un’officina.
Divieto circolazione auto storiche in Piemonte
Dopo il ricorso dell’ASI, la Regione aveva recepito le motivazioni della Federazione varando la Legge Regionale del Piemonte 27/2020 per la “Valorizzazione dei veicoli di interesse storico e collezionistico”. Precedentemente nel capoluogo e in tutta le Regione c’era il divieto assoluto di circolazione per le auto storiche.
A Torino l’unica soluzione era quella di caricare i propri veicoli classici su un carrello o su una bisarca e trasportarli fuori dalla Regione. Un vero schiaffo alla passione per le auto classiche in una città dove ha sede il Club italiano delle auto storiche (l’ASI) e che per decenni è stata la capitale dell’automobile italiana.
Ricorso straordinario ASI contro il divieto
L’ASI ha contestato duramente il divieto di circolazione per le auto storiche in Piemonte a Torino e ora festeggia la vittoria del Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ottenendo l’annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino.
Nel ricorso il Consiglio di Stato ha quindi concordato sull’opportunità di una diversa declinazione dei divieti e delle relative deroghe con riguardo ai mezzi storici, “che tenga conto della salvaguardia dei valori e degli interessi del collezionismo privato”.
Il Ricorso Straordinario è stata solo l’ultima azione intrapresa da ASI, attiva già da mesi per sensibilizzare le amministrazioni pubbliche all’applicazione di deroghe specifiche per la circolazione dei veicoli storici. Tra le altre iniziative intraprese da ASI in questo senso c’è stato anche l’accordo siglato il 30 ottobre 2019 con l’Istituto Superiore di Sanità, finalizzato alla ricerca scientifica che stabilirà il reale impatto ambientale dei veicoli storici.
Emissioni auto storiche CO2
I veicoli storici, ricorda l’ASI, rappresentano una percentuale insignificante del parco veicolare circolante in Italia e percorrono annualmente poche centinaia di chilometri. Ecco perché sono ininfluenti in termini di impatto ambientale.
“In Italia circolano 56 milioni di veicoli – sottolinea Alberto Scuro, presidente dell’Automotoclub Storico Italiano – e, di questi, quelli vecchi (intesi come ultraventennali) sono 12 milioni. Sono i dati ufficiali forniti dalla Motorizzazione. I veicoli storici, invece, sono quelli ultraventennali in possesso di un Certificato di Rilevanza Storica (documento introdotto dallo Stato nel 2009) che ad oggi sono meno di 400.000 in tutta Italia: lo 0,8% del totale circolante.
Solo questi hanno bisogno di tutela, perché rappresentano la storia del nostro Paese e un mondo di passione che promuove cultura e turismo, ed è un enorme volano di indotto nazionale, che nel 2018 è stato stimato in 2,2 miliardi di euro – conclude – bisogna arrivare a normative corrette per la circolazione e per differenziare i veicoli storici certificati dai vecchi euro zero“.
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