Aziende in crisi, rinascita della Blutec di Termini Imerese?
Gruppi industriali in campo per rilanciare l'ex SicilFiat. L'assessore alle attività produttive della Regione Sicilia Tamajo ha confermato lo stanziamento di 70 milioni di euro ed ha chiesto al Ministero di inserire le risorse necessarie per la reindustrializzazione della fabbrica.
Dopo tanti anni di tira e molla dovremmo essere alle battute finali. Pronto il bando per risolvere la lunga vertenza dell’azienda siciliana Blutec di Termini Imerese. Il 4 aprile al Ministero delle Imprese e del Mady in Italy si ritornerà a parlare di Blutec, l’ex SicilFiat. Da fabbrica modello, quando era gestita da Torino (venivano costruite nell’area di Termini Imerese, a 40 km da Palermo, 500, 126, Panda, Tipo, Punto e Lancia Ypsilon) al commissariamento, alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex amministratore delegato Roberto Ginatta per la mancata reindustrializzazione del sito, la sottrazione dei finanziamenti stanziati dal Mise e da Invitalia (fra l’altro era stata annunciata la realizzazione di un Doblò elettrico e di un triciclo per Poste Italiane).
Rinascita della BluTec di Termini Imerese
A scommettere su questa fabbrica sono adesso alcuni Gruppi industriali: l’Alumeta con un investimento di 45 milioni, la svedese Italvolt, società guidata dall’imprenditore Lars Carlstrom, il Gruppo Pelligra e del Catania SSD, da poco promosso in Serie C (calcio). Carlstrom ha un progetto per costruire una gigafactory per auto elettriche con un fior d’investimento (3,5 miliardi di euro) ed ha presentato la sua proposta al Sindaco di Termini Imerese, ai consiglieri comunali, ai deputati regionali e politici del comprensorio ed ai sindacati.
Atteso il bando finale da parte del Ministero dello Sviluppo Economico guidato dal siciliano Adolfo Urso.
“La società svedese aveva inizialmente puntato sull’ex Olivetti ad Ivrea – si legge in una nota dell’agenzia Ansa – ma il progetto non è andato mai in porto“. “Altra proposta è stata avanzata da un Gruppo ucraino – scrive Palermo today – che vorrebbe produrre profilati e componenti in alluminio con 250 assunzioni“. L’assessore alle attività produttive della regione Sicilia Edmondo Tamajo ha confermato lo stanziamento di 70 milioni di euro ed ha chiesto al Ministero di inserire le risorse necessarie per la reindustrializzazione della fabbrica.
“Blutec è la più grave crisi industriale che ha vissuto la Sicilia – ha commentato il ministro per il Sud, Provenzano – ma serve un momento più strategico per il rilancio dell’area“. Prorogata, intanto, la cassa integrazione fino al 31 dicembre. “Ci sono 691 lavoratori (cifra che sale a 1.000 unità con i 300 dell’indotto) che aspettano la ripresa produttiva” – ha sottolineato Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Cgil in Sicilia.
La storia della Blutec spa, azienda in crisi di Termini Imerese
La Blutec spa, costituita nel 2014, con sede legale a Pescara ma con sede decisionale a Rivoli, aveva sottoscritto l’anno successivo l’accordo di programma con i dicasteri dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, con la Regione Siciliana ed il Comune di Termini Imerese chiedendo agevolazioni pubbliche.
I primi a promettere investimenti furono Simone Cimino e gli indiani della Reva con la loro super auto elettrica. Poi arrivò l’imprenditore piemontese Gian Mario Rossignolo per la realizzazione di un mini Suv. Seguirono i cinesi della Chery e Massimo Di Risio della Dr Motors che puntavano su mega Suv; ancora i cinesi della Brilliance China Automotive, controllata dallo Stato cinese, che vanta una joint venture con Bmw; poi Corrado Ciccolella, il re dei fiori che voleva trasformare la fabbrica in una serra fiorita; i manager di Radiomarelli; società che realizzava protesi come la Lima Corporate; imprenditori cinematografici e televisivi della Medstudio ed ancora Grifa (Gruppo Italia Fabbrica Automobili).
La fabbrica era diventata operativa nel 1970 grazie ad un contributo della Regione Siciliana erogato al Gruppo Fiat. Per Marchionne, Termini Imerese era diventato un polo produttivo al Sud e, nel 1979, su tre turni si avviò anche la produzione della Panda. Nel ’93 per la crisi del settore auto, la fabbrica siciliana finì per essere poco competitiva in quanto parte della componentistica era prodotta al Nord e questo fece lievitare i costi per la produzione di 500, 126, Panda, Punto e Lancia Ypsilon.
Sette anni dopo l’ad Marchionne annunciò a Governo e sindacati la chiusura dell’impianto a causa <delle condizioni di svantaggio competitivo e di difficoltà strutturali>. Costruire un modello di auto in Sicilia gli costava mille euro in più, in quanto le auto venivano trasportate in bisarca al porto di Augusta anziché essere imbarcate nel pontile di Termini Imerese.
In fumo anche le commesse di Poste Italiane per 5.000 Piaggio elettrici a tre ruote. E pensare che l’ex fabbrica Fiat, chiusa nel novembre 2011, era stata vicina a ricevere ossigeno proprio dal Lingotto dopo quanto rimarcato, in quell’anno, dal compianto presidente di Fca, Marchionne, al Salone di Detroit “L’auto elettrica è il futuro, ed entro il 2025 meno metà delle auto prodotte nel mondo sarà elettrica o ibrida e le case automobilistiche hanno meno di un decennio per reinventarsi“.
Alla Blutec, azienda di componentistica del Gruppo Metec/Stola, arrivò una commessa da Torino per assemblare un buon numero di Doblò in versione elettrica. L’ordinativo prevedeva, nell’arco di 48 mesi, la produzione annuale di 1.800 modelli. I Doblò sarebbero arrivati dalla Turchia, dove vengono realizzati, e sarebbero stati dotati della componente elettrica in Sicilia. I primi Doblò con la…scossa sarebbero dovuti uscire dai cancelli tanti anni addietro. Siamo alle battute finali, il conto alla rovescia è già iniziato e speriamo che sia arrivata la volta buona.