Autovelox non omologati: abusi in Veneto. La Procura di Padova apre un’indagine
La Procura di Padova indaga su diversi rilevatori di velocità sospettati di servire più per "fare cassa" che per garantire la sicurezza stradale. Un dibattito acceso tra trasparenza, legittimità e necessità.
Gli autovelox non omologati, installati in diversi comuni della provincia di Padova, sono sospettati di essere stati utilizzati non per migliorare la sicurezza stradale, ma al fine di generare entrate economiche per le amministrazioni locali. L’indagine segue le segnalazioni fatte dai cittadini e dall’associazione Altvelox, che denuncia un utilizzo eccessivo e non omologato di questi dispositivi.
La Procura di Padova apre le indagini contro alcuni Autovelox non omologati
La questione degli autovelox non omologati è tornata sotto i riflettori, con la Procura di Padova che ha avviato un’indagine su nove dispositivi installati in varie province del Veneto. L’obiettivo dell’inchiesta è verificare se questi rilevatori di velocità siano stati utilizzati per scopi puramente economici, piuttosto che per la sicurezza dei cittadini.
Questa vicenda arriva in un contesto già segnato dalle dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha recentemente criticato l’uso improprio degli autovelox, ribadendo che tali strumenti devono essere impiegati esclusivamente per prevenire incidenti e proteggere la vita sulle strade.
I comuni coinvolti nello scandalo degli autovelox non omologati
Le località sotto indagine includono Camposampiero, Carmignano di Brenta, Cittadella, Fontaniva, Galliera Veneta, Padova (in corso Kennedy), Piove di Sacco e Villa del Conte. In quest’ultima, l’autovelox era stato oggetto di un gesto plateale lo scorso gennaio, quando un uomo mascherato, noto come Fleximan, lo abbatté in segno di protesta.
Le denunce sono partite da cittadini e dall’associazione Altvelox, che tutela i diritti degli automobilisti. Secondo Altvelox, ci sarebbero stati abusi da parte delle amministrazioni locali, che potrebbero essere accusate di “falso ideologico” se si dimostrasse che i dispositivi sono stati installati solo per aumentare gli introiti delle multe, anziché per reali esigenze di sicurezza.
I numeri dell’associazione Altvelox
Tra il 2021 e il 2023, 12 autovelox hanno generato ricavi per ben 17 milioni di euro. In particolare, gli apparecchi posizionati lungo la SR53 sono finiti nel mirino: l’associazione afferma che le amministrazioni comunali non avrebbero mai predisposto o aggiornato i Piani di Sicurezza obbligatori dal 1993, concentrandosi invece solo sull’installazione dei rilevatori. A peggiorare la situazione, secondo Altvelox, sarebbe la mancanza di omologazione dei dispositivi, soprattutto nei comuni di Cittadella, Galliera Veneta, Fontaniva e Carmignano di Brenta.
La posizione di Altvelox sugli autovelox non omologati a Padova
Il presidente di Altvelox, Gianantonio Sottile, si è dichiarato soddisfatto per l’apertura dell’indagine da parte della Procura di Padova, elogiandone la rapidità e auspicando che altre procure seguano lo stesso esempio. “Abbiamo sempre denunciato l’eccessivo numero di autovelox su un tratto di strada di appena 15 chilometri, una via larga, dritta e con pochi incidenti”, ha dichiarato Sottile. Secondo lui, l’obiettivo di questi apparecchi non è la sicurezza, ma l’incasso: una cifra considerevole di 17 milioni di euro è stata raccolta in soli tre anni.
Se da un lato molti automobilisti possono tirare un sospiro di sollievo con l’annullamento delle multe in alcuni casi di autovelox non omologati, dall’altro la giurisprudenza non è uniforme. Di recente, a Vicenza, il Giudice di Pace ha respinto un ricorso relativo a un dispositivo non omologato, sostenendo che “l’approvazione equivale all’omologazione”. Questo ha aperto un ulteriore fronte di incertezza per gli automobilisti, che non sanno più come orientarsi tra le decisioni contrastanti.
Sicurezza o profitto? Il dramma sull’etica morale
Il cuore della questione sollevata dall’indagine della Procura di Padova va oltre la semplice verifica della conformità degli autovelox. In gioco c’è un principio fondamentale: la sicurezza stradale può essere subordinata a interessi economici? Questo è il nodo cruciale. Gli autovelox, se utilizzati correttamente, rappresentano un valido strumento di prevenzione degli incidenti. Tuttavia, l’abuso di questi dispositivi a fini puramente finanziari (e di avarizia) mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali. Quando un dispositivo nato per proteggere diventa simbolo di oppressione o strumento per fare cassa, si rischia di perdere di vista l’obiettivo principale: salvare vite.
L’equilibrio tra prevenzione e gestione economica non è facile, ma va perseguito. L’esistenza di autovelox non omologati, collocati senza un adeguato piano di sicurezza, solleva dubbi legittimi che meritano di essere chiariti a livello legislativo. Serve trasparenza e un controllo rigoroso, affinché il cittadino non si trovi vittima di un sistema che, piuttosto che garantire la sua incolumità, lo penalizza senza una giusta causa.