Auto elettriche, la visione di Marchionne
Già nel 2017, Marchionne aveva lanciato un allarme sui rischi legati ad una transizione troppo rapida verso le auto elettriche.
Sergio Marchionne, ex CEO di Fiat Chrysler Automobiles deceduto il 25 luglio 2018 per una grave malattia, nel 2017 aveva sollevato dubbi sull’introduzione prematura e massiva delle auto elettriche per una serie di motivi che aveva ben spiegato. L’intervento in cui aveva effettuato diverse considerazioni sulle auto elettriche si era tenuto a Rovereto nel 2017, in occasione della cerimonia per il conferimento della laurea honoris causa in ingegneria meccatronica dove Marchionne, allora leader del gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA), espresse riserve sul futuro delle auto elettriche davanti a professori e studenti dell’Università di Trento. Sono passati quasi 10 anni, molte cose sono cambiate, le infrastrutture sono state migliorate, le autonomie migliorate. Ma nonostante ciò, il mercato delle auto elettriche stenta a decollare e la visione del grande manager sembra sempre attuale per molti.
Marchionne e la sua visione sull’auto elettrica
Marchionne aveva evidenziato il fatto di non essere ancora pronti per il passaggio all’auto elettrica. Oggi, le sue previsioni sembrano avverarsi, con il mercato delle auto elettriche in difficoltà, produttori che subiscono gravi perdite e problemi energetici accentuati dal crescente consumo di Data Center e Intelligenza Artificiale, oltre a quello sempre crescente delle auto elettriche. La crisi è aggravata dall’assenza di una visione strategica e di leader incisivi come lui.
Marchionne sottolineava i rischi e le sfide legati a questa tecnologia apparentemente rivoluzionaria. Durante l’intervento, divenuto celebre, mise in guardia contro la fretta di considerare l’elettrico come la soluzione definitiva per ridurre le emissioni, specialmente nei centri urbani, definendolo ‘un’arma a doppio taglio‘.”
Secondo Marchionne, la situazione delle auto elettriche è paragonabile a quella dell’idrogeno: pur promettendo veicoli “pulitissimi”, i costi ambientali del processo di produzione rimangono elevati. Per l’idrogeno, la produzione richiedeva enormi quantità di energia e generava, indirettamente, un inquinamento significativo. Allo stesso modo evidenziava che i limiti dell’elettrico non si riducono solo a problemi pratici come i costi elevati, l’autonomia limitata, i lunghi tempi di ricarica e la carenza di infrastrutture di rifornimento.
La vera questione, per lui, era la fonte dell’energia utilizzata per alimentare i veicoli elettrici. A livello globale, circa due terzi dell’energia elettrica è ancora prodotta da fonti fossili, con il carbone – la più inquinante tra queste – che rappresenta circa il 40% del totale. La sua analisi metteva in evidenza come la vera sfida non risiedesse solo nel cambio di tecnologia, ma nel ripensare completamente il modo in cui produciamo e utilizziamo l’energia.
In questo contesto, la diffusione delle auto elettriche non risolverebbe il problema ambientale, ma rischierebbe di aggravarlo. “Se non si risolve il problema di produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabili”, sostenne Marchionne, “la conversione all’elettrico rappresenta una minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta”.
Questa visione di 10 anni fa, in controcorrente rispetto all’entusiasmo diffuso per i veicoli elettrici, solleva domande fondamentali sul futuro della mobilità sostenibile. Mentre il mondo dell’auto in Europa si è progressivamente dovuto piegare verso l’elettrificazione, le preoccupazioni sollevate da Marchionne riguardo alla sostenibilità dell’intero ciclo produttivo rimangono attuali.
In un’epoca in cui le risorse energetiche sono sempre più richieste e il fabbisogno energetico globale è in costante crescita, le parole di Marchionne appaiono profetiche. La transizione all’elettrico, se non accompagnata da una rivoluzione nelle fonti di energia, rischia di essere solo un palliativo, piuttosto che una soluzione definitiva alla crisi climatica.
La Norvegia insegna. Vendite di auto elettriche arrivate quasi al 100% ma in una nazione dove quasi il 100% dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili, tra eolico e soprattutto idrico con un costo dell’energia elettrica ovviamente tra i più bassi d’Europa. Per la transizione c’è molto da fare ancora. Speriamo vengano individuate soluzioni ed una maggiore gradualità affinché sia meno indolore per le attività lavorative, dipendenti e non solo.
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