Auto elettriche, tra sviluppo, perplessità e dipendenza cinese
Toyota e Gates frenano sull'auto elettrica. Londra e la Svizzera vanno oltre. Da una parte gli ingenti investimenti delle Case Auto dall'altra i dubbi della mobilità solo elettrica.
Cina, Occidente, Stati Uniti, una sfida che si accentua giorno dopo giorno sull’auto elettrica. Una corsa però ricca di controsensi quella dell’energia pulita. Eloquente il giudizio sul tema della mobilità di Bill Gates: “L’elettrico è il futuro ma non può bastare da solo” e del numero uno di Toyota, Akio Toyoda: “Le auto elettriche sono sopravvalutate, il settore collasserà. I sostenitori dell’elettrico non considerano le emissioni di anidride carbonica ed i costi sociali della transizione energetica con la perdita di milioni di posto di lavoro”. A sentire Francesco Starace, numero uno dell’Enel “Il futuro elettrico è inarrestabile e le batterie connesse alle reti digitalizzate saranno un asse portante dello sviluppo tecnologico”.
Auto elettriche tra sviluppo e perplessità
Intanto Londra estende la tassa alle auto inquinanti con tutta la città chiusa alle Euro 4 benzina o Euro 6 diesel e sta valutando di tassare le auto elettriche a partire dal 2025-2026 per compensare il calo di introiti dovuto alla riduzione delle vendite di auto con motore termico. Dal 12 dicembre per limitare i consumi in Svizzera il governo guidato dal ticinese Ignazio Cassis ha imposto lo stop ai veicoli elettrici e in autostrada non si possono superare i 100 km/h.
Recentemente al Salone di Parigi, i numero uno di Stellantis, Tavares, e di Renault, l’italiano De Meo si erano soffermati sulle complessità del passaggio al tutto elettrico a cominciare dai prezzi esosi e dalla mancanza di chip: “La classe media non potrà acquistarli”. E i cinesi saranno avvantaggiati con i loro modelli low cost.
Batterie auto elettriche e la dipendenza dalla Cina
Molti si chiedono se ci sarà una dipendenza dalle batterie cinesi. Secondo il report di Goldman Sachs, grazie agli investimenti delle coreane LG e Sk Hynix, gli USA potrebbero ottenere nel giro di quattro anni l’indipendenza dalla Cina per le batterie e per i microchip. E riguardo a questi ultimi il magnate americano Warren Buffett ed il taiwanese Morris Chang hanno stretto un patto d’acciaio su quelli di ultima generazione. Un flirt che non tiene conto del recente incontro fra il Presidente degli USA, Joe Biden ed il numero uno della Cina, Xi Jinping al G20 a Bali.
Il primo ha investito 4 miliardi di dollari nella Tsmc. Va ricordato che il 75% dei semiconduttori arriva dall’Asia con la Cina che ha investito oltre 150 miliardi di dollari al riguardo. La Cina detiene il 90% dei giacimenti di materiali rari; Pechino ha colonizzato il Congo, il più grande produttore di cobalto. Molto richiesti dalle industrie anche grafene, rame, alluminio, zinco, cobalto e litio. Da ricordare che questa anemia di microchip ha procurato la mancata fabbricazione e ritardi, nei primi otto mesi di quest’anno, di circa 13,5 milioni di vetture.
Per limitare la dipendenza dalla Cina, l’Europa deve svegliarsi per aumentare la produzione di batterie e microchip. Su questo fronte è fortemente attiva Stellantis che ha pianificato investimenti importanti per realizzare una Gigafactory a Termoli che entrerà in funzione dal 2026 con la produzione di batterie di ultima generazione per auto elettriche.
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