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Accisa diesel: nuove tasse sul gasolio, prima batosta da luglio 2025

Entro sei mesi, il decreto ministeriale col primo allineamento dell’accisa del gasolio (che sale) con l’accisa della benzina (che scende). Dove saranno investiti dallo Stato i maggiori introiti dalle nuove accise.

In Italia i proprietari di auto diesel sono condannati a pagare di più il pieno entro luglio 2025, quando il governo emanerà il decreto interministeriale specifico dopo i pareri positivi che il Parlamento ha già espresso. Scatterà il primo allineamento delle aliquote di gasolio e benzina, sino al pareggio nel 2030, come vuole l’Unione Europea che reputa inammissibile l’attuale vantaggio a favore del diesel, molto inquinante. Il tutto si inquadra nell’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, SAD. Ossia un qualsiasi elemento del sistema fiscale che abbia come ripercussione quello di incentivare condotte potenzialmente dannose per l’ambiente. È un SAD la differenza di accisa tra diesel e benzina: 11 centesimi di euro al litro a favore del gasolio per autotrazione, per 3 miliardi di euro l’anno.

Le nuove tasse (accise) sul gasolio

Si parte con una tassa sulla benzina attuale a 0,7284 euro/litro, mentre quella sul gasolio è di 0,6174. All’inizio, l’esecutivo rincarerà l’aliquota sul diesel di un centesimo l’anno, in parallelo abbassando della stessa misura quella sull’altro carburante, così che arrivino a parità nel 2030. Ogni anno, lo Stato incasserà un surplus di gettito: 100 milioni di euro i primi 12 mesi, poi 200 milioni e 500 milioni nella quinta annualità.

Denaro che il governo impiegherà per rinnovare il contratto del trasporto pubblico locale scaduto nel 2023. Perché l’automobilista bancomat è una garanzia: non si sfugge alla doppia batosta alla pompa, data da accise più IVA del 22%, che nell’insieme formano quasi due terzi del rifornimento. Italia fra le più care d’Europa in questo senso, con le tasse sul pieno che valgono oro, immediato e certo, a beneficio del sistema sanitario nazionale, delle pensioni e del debito pubblico.

Tasse sui carburanti tra le più care quelle dell’Italia

Per la benzina, l’accisa italiana di 0,7284 €/l ci pone al terzo posto in Europa con IVA al 22%: primi i Paesi Bassi a 0,789, seguiti dalla Germania a 0,757, con IVA rispettivamente al 21% e 19%. Per il diesel, svettiamo tristemente a 0,617, superando di slancio Francia (0,609 e 20% di IVA) e Belgio (0,6 e 21% di IVA): in futuro, siamo destinati a essere ancora di più leader, purtroppo.

L’anomala posizione del Partito democratico

La mossa per eliminare i Sussidi – davvero anti popolare – è del governo Meloni, oggi criticato dal Partito democratico. Tuttavia, qualcosa non quadra. L’esecutivo Draghi adottò misure contro il caro energia tramite i Sad: all’epoca, c’era il pieno supporto del PD.

A marzo 2023, il segretario del Partito democratico Elly Schlein, nelle 33 pagine della mozione congressuale a supporto della candidatura dell’ex europarlamentare a segretaria nazionale Dem, sosteneva: “L’Italia ogni anno spende quasi 22 miliardi di euro in Sussidi ambientalmente dannosi. Vanno al più presto eliminati, reinvestendo queste risorse nella conversione ecologica per creare buon lavoro e buona impresa, nella riduzione dell’IVA sui prodotti circolari, nel sostegno delle imprese e delle famiglie più vulnerabili”. Pertanto, più tasse per 22 miliardi. Oggi il PD invece stronca l’eliminazione del sussidio al diesel e l’aumento della tassazione.






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