Multe sulle emissioni di CO2 alle case costruttrici, chi le paga?
Come nascono le multe della Comunità Europea inflitte alle case costruttrici in base alle emissioni di CO2, quali sono i limiti oltre i quali scattano, come funzionano, a quanto ammontano, quando arrivano e chi le paga.
In questi giorni di blocchi del traffico in tanti Comuni del nord Italia e a Roma è tornato alla ribalta il tema dell’inquinamento generato dalle automobili e dai veicoli commerciali soprattutto nei grandi centri urbani con una maggiore attenzione anche al discorso multe CO2 che le case auto dovranno pagare dal 2021 sulle emissioni di CO2 calcolate per le auto vendute nel corso di quest’anno.
A proposito di CO2 c’è da dire che questi blocchi del traffico sono spesso insensati, come ad esempio quello relativo alle vetture diesel fino alle Euro 6 del Comune di Roma, perché senza effetti positivi sull’aria che si respira in città (non si sono abbassati i valori nonostante il blocco).
Tutto questo succede perché il nostro Paese deve attuare una politica – ed evitare così una procedura di infrazione dell’UE – per evitare l’incremento della CO2 seguendo la strategia della Commissione europea votata anche dallo stesso Parlamento di raggiungere una economia europea climaticamente neutra nel 2050 così anche le aziende automobilistiche dovranno pagare multe legate alla CO2 media della loro flotta immessa sul mercato. Spieghiamo bene cosa sono queste multe per la CO2, chi le paga, a quanto ammontanto e quando si dovranno pagare.
Multe CO2: perché esistono
Le multe legate alla CO2 emessa da vetture e veicoli commerciali venduti nell’Unione europea (Svizzera compresa impegnata nella riduzione di CO2) nascono nel quadro della strategia europea di avere una politica economica in linea con gli obiettivi climatici ed energetici stringenti decisi praticamente da tutti gli organi europei e recepiti da ogni Paese.
Queste multe fungono da incentivo alle aziende automobilistiche per investire e portare sul mercato sempre più vetture a basso impatto ambientale, ibride ed elettriche. Il minore fabbisogno di combustibili fossili che ne consegue migliora anche la garanzia dell’approvvigionamento energetico nell’UE e ridurrà la dipendenza dalle importazioni di energia da paesi terzi.
Riduzione drastica delle emissioni auto nei prossimi anni, limitazione CO2
Secondo le ultime norme approvate, dal 2030 le nuove auto genereranno emissioni di CO2 inferiori, in media, del 37,5% rispetto ai livelli del prossimo anno. Negli anni successivi ed entro il 2029 autovetture e furgoni dovranno generare emissioni di CO2 inferiori del 15% per arrivare così nel 2030 a emissioni di CO2 ridotte in media del 31% rispetto al 2021. Sarà un duro sforzo a livello tecnologico per individuare nuovi sistemi per l’abbattimento degli inquinanti.
Multe CO2: cosa sono e qual’è il limite
Le multe CO2 sono sanzioni che le aziende automobilistiche si troveranno a pagare in base alla media di CO2 prodotta dalle auto vendute nell’UE, per la parte che eccede il limite stabilito dalla normativa europea che, per il 2020, è stato ridotto a 95 grammi di CO2 per chilometro: corrisponde a un consumo di carburante di circa 4,1 l / 100 km per un’auto a benzina o 3,6 l/100 km di gasolio. I conteggi relative alle vendite del 2020 saranno effettuati nei primi mesi del 2021 quando alle case auto saranno calcolati gli sforamenti dai parametri e conteggiate le relative multe.
Limite CO2 multe case auto
Questo limite della CO2 viene rivisto al rialzo perché va ponderato con il peso medio della flotta vetture venduta. Il criterio nasce sotto la pressione dell’industria tedesca per non essere penalizzata.
La normativa prevedeva fino al 2015 i 130 gr/co2 che corrispondevano ad un consumo di 5.6 litri per 100 km (l/100 km) su un’auto a benzina e 4.9 l/100 km per il diesel. Il limite 2020 è 95 gr di CO2 per km.
Multe CO2: come si calcolano
Le emissioni di CO2 di tutte le vetture a listino nell’Unione Europea da parte di una Casa vanno a costituire le emissioni medie del parco auto. Il calcolo della CO2 viene effettuato sulle immatricolazioni, cioè veicoli realmente venduti. Per l’anno 2020, in deroga, si terrà conto del 95% dell’immatricolato e, dal 2021, il 100%.
Da sottolineare che più Marchi della stessa azienda fanno media, così per esempio si spiega la svolta elettrica della smart disponibile da questo mese solo al 100% a trazione elettrica e utile per Mercedes ma per evitare di pagare le multe.
Insomma saranno avvantaggiate le case auto che vendono auto elettriche oltre a Mercedes anche Renault, Peugeot, Opel fino ad arrivare a casi estremi come Tesla che non pagherà mai una multa alla EU.
Le emissioni di CO2, anche in seguito allo scandalo del dieselgate, sono calcolate con una normativa e metodologia più severa rispetto al passato; si è infatti passati da un sistema denominato NEDC eseguito praticamente ‘in laboratorio’ a una più rigida procedura con una maggiore attenzione al controllo delle emissioni reali di guida.
Multe C02, quanto si paga?
Ogni Casa costruttrice dovrà pagare 95 euro per ogni grammo di Co2/ chilometro che eccede la media stabilita per ogni azienda (partendo dai 95 gr CO2/km ponderati con il peso medio) della flotta media venduta nell’anno di riferimento. Fino al 2018 era previsto un criterio per le multe CO2, mentre dallo scorso anno è stato inasprito e semplificato.
Multe CO2 Volkswagen, Renault, Psa, FCA, Daimler, Hyundai, Kia e Bmw
E così secondo le stime della Jato Dynamic il costo di queste multe dovrebbe aggirarsi relativamente all’anno 2020 per il Gruppo Volkswagen a circa 9 miliardi di euro, per Psa 5 miliardi, Renault 3.5 miliardi, Fca 3.2, Daimler 3 miliardi, Hyundai e Kia 3 milardi e Bmw 2.7 miliardi di euro.
Multe CO2: chi le paga realmente?
Secondo Global Data il totale delle multe/sanzioni che l’UE incasserebbe dalle case automobilsitiche per le vendite dell’anno 2020 calcolate nel 2021 potrebbe arrivare ad un totale di oltre 24 miliardi di euro.
Chi paga queste multe? Qui andiamo al tasto dolente. Le multe saranno pagate dalle aziende automobilistiche direttamente all’Unione Europea, ma secondo quanto già avvenuto in passato in seguito all’introduzione di altre restrizioni e normative, i costi sono alla fine ricaduti sui consumatori finali costretti a pagare un prezzo più salato la propria vettura.
Per questo motivo è partita la corsa per ridurne l’impatto, che potrebbe essere sui conti economici dell’azienda o, se i prezzi dovessero aumentare a vantaggio di un competitor più virtuoso, sulle vendite in Europa del marchio.
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