Dalla “vecchia” Fiat 600, la storia fino alla nuova
Arriva la nuova 600. Ecco la storia della famosa utilitaria dal 1951 ad oggi
La Fiat 600 nasce nel secondo dopoguerra, in un periodo per l’Italia caratterizzato dalla ripresa economica e da un boom di consumi e spostamenti. L’entusiasmo che le nuove infrastrutture stradali e il benessere economico infondevano nella popolazione, spinse la Fiat a riproporre il modello della “macchina del popolo”, precedentemente rappresentato dalla Topolino.
Gli italiani vedevano nuove possibilità e nuovi viaggi da affrontare, mentre le imprese chiedevano mezzi durevoli ed economici per alimentare una quantità d’offerta mai vista prima.
Il nuovo veicolo per le masse avrebbe dovuto soddisfare la crescente domanda nel settore dei trasporti, adesso aperto ad un pubblico più vasto. Per Fiat questo significava offrire un’auto che fosse facile da costruire per l’azienda e da mantenere per il proprietario; che percorresse 14 km con un litro e avesse una velocità di crociera non inferiore agli 85 km/h.
Il Progetto “100”
Nel 1951 arrivò il via libera dalla dirigenza Fiat, sotto l’allora presidente Vittorio Valletta. Il progetto fu affidato a Dante Giacosa, stimato ingegnere e disegnatore, padre della 500 Topolino e disegnatore per Cisitalia. Nacque così il progetto nominato “100”.
Nonostante l’economia si stesse riprendendo, le risorse utili alla produzione come metalli ed infrastrutture erano ancora scarseggianti a causa della guerra appena conclusa. Quindi la maestria dell’ingegner Giacosa si riconobbe in un razionale utilizzo dei materiali, viste le risorse limitate, che permise comunque di contenere il prezzo di vendita.
Il telaio in alluminio aiutava ulteriormente a diminuire il peso fino ad arrivare a 585 kg. Anche gli interni rispecchiavano i valori di semplicità e leggerezza, garantendo grande visibilità dalla posizione di guida e abitabilità. La Fiat 600 infatti poteva trasportare agevolmente quattro persone e un bagaglio.
Il motore della 600
Durante tutta la gestazione del progetto 600, ci furono diversi tentativi di innovazione. Inizialmente il progetto nacque con una configurazione motore-cambio-trazione, tutto sull’anteriore. Già dal 1952 si passò ad un “tutto dietro”. I primi tentativi furono basati su un motore bicilindrico a V di 570 cm³ con raffreddamento ad aria, abbinato ad un cambio semiautomatico.
Successivamente però la scelta cadde su un motore di nuova progettazione, chiamato appunto “100”. Si trattava di un quattro cilindri in linea da 633 cm³, raffreddato ad acqua. Questo motore permetteva alla Fiat 600 di raggiungere 95 km/h con una potenza massima di 21,5 CV a 4.600 giri/min. La caratteristica principale era il blocco motore stesso, che invece di essere diviso in 4 parti e poi saldato, era un unico pezzo.
Il tutto era abbinato ad un cambio a 4 rapporti semi sincronizzato. Infatti la classica “doppietta” era necessaria solo nel passaggio fra la prima marcia asincrona e la seconda. Questo per agevolare ulteriormente la conduzione della Fiat 600.
Per contestualizzare il successo del motore nominato “100”, basti pensare che fu riutilizzato, con adeguamenti in cubatura e aggiornamenti tecnici, su tutte le utilitarie del marchio torinese fino alla Fiat Uno (inizio produzione 1983).
Impatto sul mercato
Alla presentazione dell’auto, il 9 Marzo 1955 al Salone di Ginevra, Dante Giacosa disse: “Abbiamo cercato di fare del nuovo, sia per amore del progresso sia per trovare soluzioni sempre più semplici”.
Ciò fu notato e apprezzato dal pubblico. Infatti nonostante il prezzo di 590.000 Lire non fosse il più economico, ovvero l’equivalente di 10 stipendi da operaio o 8 di un dipendente, Fiat riuscì comunque a vendere agevolmente il nuovo mezzo, facendo leva sull’ottimo rapporto qualità/prezzo.
Gli italiani acquisirono così la possibilità di potersi muovere liberamente all’interno di un Paese sempre più ricco di infrastrutture e fervore. Per molti è stata la prima vera utilitaria e ciò l’ha fatta entrare di diritto nel cuore degli italiani stessi.
Tuttavia la sua accessibilità l’ha resa gradita anche nel mondo delle corse. In particolare il modello con motorizzazioni 850 e 1.000 cm³ preparati da Abarth resero bene nel turismo e nei rally. Ancora oggi se ne possono incrociare molte nelle cronoscalate o nei raduni storici.
Alla fine della produzione nel 1969, Fiat aveva venduto oltre 2,5 milioni di esemplari. A questi si devono aggiungere altri 2,2 milioni prodotti sotto licenza da Seat e Zastava.
Fiat Seicento (1998-2010)
Il nome Fiat 600 è ritornato sul mercato nel 1998, questa volta in forma scritta “Seicento” e sotto le vesti di una vera e propria superutilitaria. Salvo però tornare alla nomenclatura numerica, in occasione del cinquantesimo dal debutto della vecchia 600 nel 2005.
La base della Seicento era quella della Cinquecento che la precedeva, con la quale condivideva anche alcune delle motorizzazioni. Disponeva infatti di un motore da 899 cm³ da 39 CV o 1.1 cm³ denominato “Fire” da 54 CV.
Il design fu affidato a Luciano Bove e Luciano Speranza del Centro Stile Fiat, che arrotondarono le forme rispetto alla Cinquecento, rendendola quindi più moderna. Gli interni invece furono curati da Giuseppe Bertoluzzo.
Nonostante le prestazioni modeste rimane comunque un’auto amata da molti e ancora utilizzata in alcuni ambiti sportivi, specialmente le tanto ricercate Sporting. In totale infatti sono state prodotte oltre 1,3 milioni di vetture.
La nuova Fiat 600 (2023)
Nel 2023 torna il nome 600. Anche in questo caso va a sostituire una 500, la 500X. Si basa sulla stessa piattaforma CMP già in utilizzo sull’Avenger di Jeep, e come l’antenata si posizionerà nella fascia di mercato più ambita del momento: compact SUV.
Come la sorella del marchio Jeep, la 600 sarà disponibile anche in versione ibrida. Viste le dimensioni si potrebbe più paragonare alla vecchia 600 Multipla.
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