SIEGFRIED STOHR “Spataccare”
L’auto e il motore accendono i nostri cuori e ci permettono di muoverci nel mondo senza l’uso delle gambe: così ci regalano l’emozione della velocità, del movimento facile e leggero, del volo, della potenza.
Per molti giovani non è più così? Non importa! Se oggi molti animi si “accendono” solo attraverso applicazioni e SMS, lasciamoli navigare nel loro mondo virtuale; sono convinto che se vogliono provare delle emozioni sincere prima o poi torneranno in quello reale.
E’ dagli anni ’90 che si parla di realtà virtuale e dai tempi di “Second life” si può vivere una seconda vita scegliendosi una nuova identità, un corpo, un lavoro, delle nuove relazioni sociali. Ma solo sul web, non nella vita reale.
Così possiamo dire che la nostra automobile è forse diventato un mezzo di trasporto come l’aereo o il treno?
Un mezzo di trasporto lo è sicuramente, ma noi non facciamo benzina ai treni e non laviamo gli aerei. L’auto resta la “protesi” più funzionale che l’uomo ha a disposizione per muoversi nello spazio, per provare il piacere di guidare, per vivere le emozioni della velocità. Non solo!
In dialetto faentino c’è un termine che esprime le potenzialità che ogni veicolo sollecita in noi: “Scazigné”. Tradotto nel mio dialetto romagnolo si potrebbe definire “Spataccare”: vuol dire modificare, arrabattarsi con la meccanica di qualsiasi veicolo per cambiarlo, migliorarlo in modo da adattarlo alle nostre esigenze.
Perché no, anche “Elaborarlo”. Solo così, mettendoci le mani, si vive un rapporto vero con la meccanica, senza delegarlo alla realtà asettica e professionale di un’officina specializzata.
Smontare, pulire, rimontare, sbagliare, ricominciare, capire e scoprire i piccoli segreti di uomo “faber”, artefice e fabbro. Solo così si entra in quel mondo dove diventiamo creatori, non solo “utilizzatori finali”.
Pubblicato su Elaborare n° 208