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Dazi USA di Trump dal 2 aprile: ricadute negative per l’auto

Come promesso in campagna elettorale, la "America First Trade Policy" dell'amministrazione Trump è aggressiva con ripercussioni anche sull'industria automobilistica anche italiana

L’escalation protezionistica del presidente USA Trump, annunciata durante la campagna elettorale, non sorprende, sebbene l’UE sembri disorientata. Le ripercussioni sono numerose, anche per il settore automobilistico italiano. Un dato preoccupante evidenzia il calo della produzione di veicoli in Italia, che nel 2024 ha registrato un crollo del 23,6% rispetto al 2023, a fronte di una contrazione del 7,1% della produzione industriale complessiva.

Da aprile 2025 dazi USA anche sull’auto

Dal 5 aprile, gli Stati Uniti applicano un dazio “baseline” del 10% su tutte le importazioni. Alcuni paesi, tra cui Regno Unito, Singapore, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Colombia, Argentina, El Salvador, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, sono soggetti solo a questa tariffa, senza ulteriori restrizioni.

Dal 9 aprile invece entrano in vigore dazi più elevati per circa 60 paesi considerati “peggiori trasgressori” perché applicano tariffe più alte ai prodotti statunitensi, impongono barriere non tariffarie o adottano pratiche commerciali ritenute dannose per gli interessi economici americani. Tra questi, i principali paesi colpiti e le relative aliquote sono: Unione Europea (20%), Cina (54%), Vietnam (46%), Thailandia (36%), Giappone (24%), Cambogia (49%), Sudafrica (30%) e Taiwan (32%).

Dazi USA anche sull’auto

I dazi USA sull’auto sono del 25% sulle auto e componenti automobilistiche importate dall’Unione Europea negli Stati Uniti. Il dazio sulle auto nuove viene applicato dal 3 aprile 2025, mentre quello sui ricambi automobilistici entra in vigore il 3 maggio 2025. Tra le aziende europee colpite figurano diversi gruppi del Vecchio Continente, incluse le case italiane come Alfa Romeo e Maserati (Stellantis) e Lamborghini (Audi, VW).

Dazi Trump sulle auto europee

Il 1° febbraio 2025, The Donald ha annunciato i dazi addizionali del 25% più la reintroduzione di tariffe al 25% su tutti gli acquisti all’estero di acciaio e alluminio. Così da rendere più forti gli States, facendo calare la dipendenza dall’estero. Limitatamente all’Italia, nel 2024 le vendite di beni italiani negli USA sono state pari a circa 65 miliardi di euro, con un surplus di 39 miliardi, spiega Confindustria. Macchinari e impianti (primo settore esportatore), ma anche farmaceutica e auto nonché altri mezzi di trasporto italiano verso la nazione yankee.

Dazi anche sulle auto italiane

L’export italiano è più esposto della media UE al mercato USA: 22,2% delle vendite italiane extra-UE, rispetto al 19,7% di quelle UE. Tra i settori maggiormente esposti spiccano le vetture al 30,7%.

Donald Trump dazi ordine esecutivo
I dazi sono strumenti di contrattazione per Donald Trump

L’esposizione italiana agli States sale se si considerano anche le connessioni produttive indirette, ossia le vendite di semilavorati incorporati in prodotti per il mercato yankee. Per i mezzi di trasporto siamo al 16,5%. 

Paesi colpiti dai dazi USA

Nel 2024, il Messico è stato il principale paese esportatore di auto verso gli Stati Uniti, con 78,5 miliardi di dollari e 2,96 milioni di veicoli. Seguono Giappone, Corea del Sud, Canada e Germania, quest’ultima con il valore medio delle esportazioni per veicolo più alto, oltre 55.600 dollari per auto. La componentistica automobilistica italiana è particolarmente integrata nella produzione tedesca, con il 10-30% di un’auto BMW, Volkswagen o Mercedes proveniente dall’Italia. Nel 2023, la Germania ha importato il 19,9% della componentistica italiana.

Per quanto riguarda l’Italia i dazi statunitensi colpiscono anche i ricambi, che hanno un impatto diretto e indiretto sull’industria italiana, in particolare sulla Motor Valley. Le esportazioni italiane negli USA ammontano a quasi 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di oltre 38 miliardi. Il settore automobilistico, in particolare, ha rappresentato il 75% delle esportazioni, con Modena e Bologna che da sole hanno esportato auto per 2,6 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi da Modena (Ferrari) e 1 miliardo da Bologna (Lamborghini). Infine il Piemonte e la Campania hanno esportato negli USA rispettivamente 370 milioni e 318 milioni di euro.

Come reagiscono i marchi auto ai dazi?

Ferrari ha aggiornato la sua politica commerciale in risposta ai dazi USA, mantenendo invariate le condizioni per gli ordini di modelli importati prima del 2 aprile 2025 e per le famiglie Ferrari 296, SF90 e Roma, indipendentemente dalla data di importazione. Per gli altri modelli, i nuovi dazi comporteranno un aumento del prezzo fino al 10%, in coordinamento con la rete di distribuzione.

Fabbrica Ferrari e-building
I nuovi dazi porteranno ad un aumento dei prezzi delle Ferrari fino al 10%

Anche Elon Musk, ha sottolineato l’impatto significativo dei dazi USA sui costi di produzione delle Tesla, mentre la Ineos Automotive ha criticato le istituzioni europee per non aver negoziato una soluzione con Trump, chiedendo un intervento urgente per proteggere le imprese europee. Anche altri costruttori come Mercedes-Benz e BMW hanno richiesto politiche che favoriscano il commercio reciproco, mentre Volvo sta monitorando gli effetti, e la Renault sta valutando l’entrata sul mercato USA con Alpine. John Elkann, presidente di Stellantis, ha espresso preoccupazione per le ripercussioni sull’accessibilità dei prodotti americani e sulla domanda negli Stati Uniti.

Contrattazione al via: c’è di mezzo anche l’auto

È improprio definire i dazi immorali, inappropriati o ingiustificati, come invece sostengono alcuni media. In quanto superpotenza globale, gli USA perseguono una propria strategia economica sin dalla fine della Prima Guerra Mondiale. L’imposizione e l’annuncio di tariffe, anche nel settore automobilistico, rappresentano per Trump uno strumento di negoziazione: il tycoon è disposto a rimuovere le barriere commerciali, ma solo in cambio di vantaggi per gli Stati Uniti, come l’abolizione dei dazi UE su prodotti americani o la riduzione delle imposte per le multinazionali con sede in Nord America.

Sono controproducenti per la stessa Casa Bianca? A giudicare dall’immediato accordo col Messico (guardie al confine contro l’ingresso di trafficanti negli Stati Uniti), parrebbe di no. Fra i vari target di The Donald, spingere l’UE a comprare gas dagli USA, quell’energia preziosissima per le industrie energivore, quale il settore automotive.

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