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Mercedes-Benz contro i dazi UE sulle auto elettriche Made in China

L’elenco di chi fa ricorso contro Bruxelles per le tasse sulle elettriche fatte in Cina è ormai lunghissimo: anche Mercedes-Benz nella squadra anti UE

La battaglia dei dazi auto si fa ogni giorno più sanguinosa sotto il profilo legale: a fine gennaio 2025, Mercedes-Benz s’è aggregata alla squadra di Case che farà ricorso contro l’Unione Europea. Bruxelles infatti ha imposto extra tasse (oltre alla barriera del 10% già esistente) sulle vetture Made in China ed esportate nel Vecchio Continente. Non conta niente la nazionalità del costruttore, ma la provenienza del veicolo. 

Chi fa causa e dove

In ordine alfabetico, avevamo già nel team ricorrente la tedesca BMW, le cinesi BYD, Geely e SAIC (MG), e la statunitense Tesla. Più ora un secondo big germanico, ossia Mercedes-Benz, che ha aderito alla sfida del suo partner orientale Geely presso il Tribunale di Lussemburgo. Sebbene il marchio della Stella non importi elettriche dalla Cina, commercializza Smart assemblate in un impianto nel Paese del Dragone da una joint venture paritetica con la Geely. Ora, dice no all’aliquota doganale del 18,8%, (28,8% inclusi i 10 punti percentuali “vecchi”). Barriera simile quella che deve affrontare il conglomerato di Hangzhou, grande azionista della stessa Mercedes-Benz. Inoltre, la Camera di commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di macchinari e prodotti elettronici sta supportando le società nella controversia giuridica.

Dazi differenti

In base a diversi fattori, fra cui il grado di collaborazione delle Case con l’UE, l’extra dazio varia: per BMW tariffa supplementare del 20,7%, per BYD del 17%, sino alla batosta per SAIC del 35,3% e del 7,8% per Tesla.  

Su cosa si basa il ricorso: tre elementi chiave

Stando alla testata cinese South China Morning Post, i querelanti contestano l’affermazione UE secondo cui alcuni fondi del governo di Pechino costituiscano sussidi. Nel mirino delle Case ricorrenti, anche il criterio di calcolo degli aiuti statali. Infine, si nega che l’ausilio del Dragone abbia causato danni al mercato auto europeo.

Il tiremmolla delle tasse ed extra dazi

Gli extra dazi UE sono stati introdotti dopo una lunghissima indagine della Commissione. All’inizio Bruxelles, temendo la ritorsione della Cina sui prodotti europei, ha intavolato negoziati con Pechino per ridurli o eliminarli. Ma non si è giunti a nessun compromesso. Di certo, c’è stato il no dell’Unione a un prezzo minimo elevato delle elettriche cinesi, così che le vetture orientali fossero meno competitive. Trattative sospese, pure perché si attende l’esito delle elezioni tedesche del 23 febbraio 2025 per capire quali direzioni prendere.

Andrà inoltre valutata la posizione di Bruxelles innanzi a tre big: il Regno di Mezzo (con cui c’è la diatriba sui dazi), gli Stati Uniti di Trump (ieri Biden flirtava con l’UE), la Russia di Putin (punita per l’invasione dell’Ucraina). Chissà se l’intenzione sia quella di aprire contemporaneamente tre fronti di “guerra”, come se l’Europa fosse una superpotenza planetaria e non una regione in evidente difficoltà economica, settore auto incluso.

La lobby Acea che dice

In quanto all’Acea (associazione costruttori auto europei), sostiene che “Occorre valutare l’impatto negativo delle tensioni commerciali con Usa e Cina sull’industria automobilistica Ue e capire come evitarle”. Inoltre, “i divari politici e commerciali tra UE, USA e Cina rischiano di approfondirsi ulteriormente. L’UE e la nostra industria devono considerare come navigare tra cooperazione e concorrenza. Noi europei, negli ultimi decenni, abbiamo guadagnato in modo significativo dall’apertura dei mercati e dall’espansione del libero scambio in tutto il mondo. E quindi, naturalmente, abbiamo anche molto da perdere se questo sviluppo si inverte”.

Gli interventi dell'Acea sui dazi europei
Gli interventi dell’Acea sui dazi europei

Infine, “per quanto riguarda la Cina, il campo di gioco alla pari non dovrebbe essere utilizzato in modo da tagliare fuori i mercati e mettere a repentaglio catene di fornitura consolidate e ben funzionanti”. E “il mercato interno europeo dovrebbe essere rafforzato e reso più resiliente. Entrambe le regioni, l’UE e la Cina, vogliono proteggere i posti di lavoro nei loro mercati nazionali, raccogliendo al contempo i benefici del libero commercio internazionale. A tale proposito, entrambe le parti hanno interesse a trovare un accordo. Ecco perché riconosciamo gli sforzi dei responsabili politici dell’UE e della Cina per trovare una soluzione reciprocamente accettabile nel caso anti-sovvenzioni dell’UE. Questi negoziati devono giungere a una conclusione positiva il prima possibile”.

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