Quantcast
Notizie auto

Auto elettrica in UE: primo passo semplificare la burocrazia

Il presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha dato il via al Dialogo strategico sull’auto e punta a semplificare la burocrazia. Ma il percorso sarà lunghissimo prima di arrivare a una decisione.

Seppure con la consueta lentezza che la contraddistingue, la Commissione Europea il 30 gennaio 2025 ha dato il via al Dialogo strategico. È una sorta di enorme tavola rotonda per parlare dei problemi del settore automotive, specie dell’elettrico. Protagonisti saranno gli innumerevoli rappresentanti del settore automobilistico e non, con l’intento di far scattare un piano d’azione il 5 marzo 2025. Infatti, il presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha dichiarato “L’industria automobilistica europea sta vivendo un momento cruciale e riconosciamo le sfide che deve affrontare. La domanda fondamentale a cui dobbiamo rispondere insieme è: cosa ci manca ancora per liberare il potere innovativo delle nostre aziende e garantire un settore automobilistico solido e sostenibile? Questo piano d’azione traccerà un percorso chiaro per garantire che la nostra industria possa prosperare in Europa e competere con successo sulla scena globale”.

Semplificare la burocrazia

L’UE mira alla semplificazione burocratica, a rendere tutto più snello. Intento lodevole, anche se qualcosa si poteva fare anche prima che la situazione peggiorasse, e prima che la Germania vedesse a rischio le proprie fabbriche delle Case e dell’indotto. Senza la locomotiva d’Europa, a catena ne risentono tutti.
In parallelo uno degli Stati dal peso specifico maggiore, i Paesi Bassi – nazione con scarsa tradizione automotive – insiste sia con le multe UE alle Case sia col bando termico. È presumibile che il piano preveda di investire sulla ricerca di batterie auto elettriche, così da consentire alle società di essere competitive con la Cina. La quale tuttavia continua a progredire alla velocità della luce.

Dialogo strategico straordinariamente intenso

Opportuno rammentare che bisognerà mettere d’accordo – fra gli altri – Acea (costruttori), Beuc (organizzazione dei consumatori), BMW Group, Robert Bosch, ChargeUp Europe, Clepa, Daimler Truck, Etf (sindacati europei dei lavoratori del trasporto), Forvia, IndustriAll European Trade Union, Iveco, Mahle, Milence, Recharge, Renault Group, Transport and Environment, Traton Group, Valeo, Volkswagen Group, Volvo Cars, Volvo Group, ZF. Sotto la supervisione del commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas.

Il tavolo si divide in quattro filoni di lavoro tematici, guidati da vari commissari: Wopke Hoekstra (Azione per il Clima) per la transizione ecologica, Stéphane Séjourné (Industria e Mercato unico) per la catena del valore, Henna Virkkunen (Tecnologie digitali) per l’innovazione tecnologica e digitale, Roxana Mînzatu (Istruzione, cultura, lavoro e diritti sociali) per le implicazioni sociali. Più il Consiglio e il Parlamento europei. Il Dialogo proporrà raccomandazioni alla Commissione; quindi servirà il Trilogo, un progetto normativo e la sua approvazione.

Il fatto è che, per un secolo, l’industria auto UE è stata leader a livello planetario, per poi andare scemando anche per via del Green Deal, nonostante crei 13 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti e contribuisca per mille miliardi di euro al prodotto interno lordo UE. 

Gli altri continuano a correre

L’UE parte tardi, mentre Pechino vola sempre più in alto, anche in tema di colonnine di ricarica veloce con rete capillare. Quindi, prima o poi andrà affrontata la questione del costo dell’energia, che da noi è alle stelle in quanto non compriamo più il gas dalla Russia. Sul Dialogo strategico, sul piano d’azione, sulla Commissione UE, sul Green Deal incombe la spada di Damocle delle elezioni tedesche del 23 febbraio 2025: se la sinistra verde perdesse, la rivoluzione automotive attivata (a parole) oggi dall’Europa potrebbe risultare ancora più complicata. Intanto, il parco elettrico circolante in EU è del 2% (0,5% in Italia): una base di partenza scoraggiante, stando ai proclami del 2019.

La differenza con Cina e Stati Uniti

Il Green Deal col bando termico 2035 ha preso il via nel 2019, comprendendo le multe nel 2026 alle Case troppo inquinanti (con emissioni eccessive nel 2025). La crisi dell’auto in UE è nota come minimo dal 2021. Solo il 30 gennaio di quest’anno parte il Dialogo strategico, col piano d’azione il 5 marzo. Sono tempistiche dilatate, dovute anche a procedure burocratiche piene di cavilli. Nel mentre, gli alti funzionari della Cina e un team selezionato degli Stati Uniti premono sull’acceleratore, con una strategia scelta in un lasso temporale molto ristretto e adottata al volo. Ecco la differenza fra Vecchio Continente da una parte, Pechino e Washington dall’altra. 

Serve pragmatismo

 “Questa transizione – ha detto von der Leyen – non è mai stata fatta prima. Quindi dobbiamo anche essere flessibili e pragmatici e, quando vengono fuori nuovi elementi, essere in grado di adattarci”. Forse, a nostro giudizio, flessibilità e pragmatismo sarebbero stati opportuni anche nel 2019 e negli anni a venire, anziché solo nel 2025.






ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

per ricevere aggiornamenti da Newsauto.it

Seleziona lista (o più di una):

Informativa sulla privacy

Pulsante per tornare all'inizio

Disattiva l'AD Block

Gentile lettore, per navigare sul sito di NEWSAUTO ti chiediamo di disattivare l'AD Block. Ci sono persone che lavorano per offrire notizie sempre aggiornate, realizzare prove di auto su strada con un servizio puntuale e di qualità che ha bisogno di preziose risorse economiche che arrivano proprio dai banner disattivati. Grazie, siamo fiduciosi della tua comprensione. Il Team di Newsauto