Dazi USA: stangata per i costruttori auto europei
Il neopresidente USA promette dazi anti Messico, Canada, Cina ed UE: fra i costruttori che possono essere più bersagliati dalle misure del tycoon, figurano i colossi europei.
Mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale, subito dopo aver messo piede alla Casa Bianca, il neopresidente USA Trump ha annunciato dazi doganali per proteggere gli States contro il Messico, Canada, Cina e l’Europa. Chi vuole vendere in terra yankee, deve produrre nella confederazione, così da dare lavoro ai cittadini statunitensi e da stimolare industria e indotto locale, all’insegna del motto “America First”. Ecco qual è la situazione e quali le ripercussioni sull’automotive appena il tycoon passerà dalle parole ai testi di legge.
Dazi per il Messico e Canada
The Donald intende varare tariffe del 25% dal 1° febbraio 2025 verso i due Paesi limitrofi, Messico e Canada: obiettivo, frenare i flussi illegali di stupefacenti e di migranti irregolari. Ma conseguenze negative ricadrebbero anche sui Gruppi auto che producono nel territorio messicano e in quello canadese, esportando negli USA, col vantaggio della manodopera a basso costo.
In primis, Stellantis: la società euroamericana gestisce due fabbriche di assemblaggio a sud del Rio Grande: Saltillo per RAM, e Toluca per Jeep Compass. Più due in Ontario: Windsor per Chrysler, e Brampton per le future Jeep. Importando da Canada e Messico il 40% delle auto consegnate negli USA. Guai pure per Volkswagen, che a Puebla ha uno dei suoi maggiori stabilimenti al mondo. All’interno della galassia di marchi VW, Audi, che sforna le Q5 a San José Chiapa.
Dazi USA anti Europa
Trump vuole introdurre tariffe sulle merci in arrivo dal Vecchio Continente: “Ci trattano molto, molto male. Quindi, dovranno pagare i dazi. Non puoi ottenere giustizia, se non fai questo”. Il target è quello di dare equilibrio agli scambi commerciali. Probabile che il desiderio del tycoon sia quello di spingere l’Europa a comprare gas e petrolio americano: in cambio, la Casa Bianca potrebbe eliminare le tasse. Anomala la risposta dell’UE: “Abbiamo tutti da perderci dalla rottura dell’equilibrio economico mondiale. Esiste un piano strategico per crescere, per aumentare la competitività, anche grazie al dialogo con Cina e India”.
In realtà, i dazi USA ci farebbero veramente male, e riallacciare il dialogo con Pechino appare poco credibile, dopo gli extra dazi UE anti auto elettriche Made in China.
Dazi USA anti Cina
Il tycoon pensa anche a tariffe contro Pechino, sempre nell’ottica di stroncare il commercio di droghe. Sotto la lente, il fentanyl che arriva dal Celeste Impero negli USA, ma pure le Case auto orientali ne avvertirebbero l’impatto. Il Regno di Mezzo si troverebbe contro sia l’UE coi dazi elettrici sia gli States con la barriera doganale che danneggerebbe le full electric prodotte in Cina. Una doppia guerra contemporanea che Xi Jinping respinge con forza, parlando di cooperazione economica a beneficio delle tre realtà: la propria, il Vecchio Continente e Washington. Nel frattempo, per giocare d’anticipo sulle future normative di Trump, l’export cinese verso gli States è cresciuto a dicembre 2024 dell’11% rispetto a quello dello stesso mese del 2023. Strategia adottata mesi fa anche per prevenire le barriere doganali europee.
Valanga di Case costruttrici europee coinvolte
Nel calderone ci finiscono BMW (a San Luis Potosí le Serie 3, Serie 2 Coupé e M2) e potenzialmente la cinese BYD che cerca una località messicana per realizzare un impianto. Quindi Honda (motori, trasmissioni e moto in due stabilimenti), JAC Motors (joint venture con Giant Motors), Kia (Pesqueria), Mazda (Salamanca), MG del colosso cinese SAIC (realizzerà un sito), Nissan (Aguascalientes), Toyota (pick-up a Tacoma). Più vari fornitori come la svedese Autoliv, Michelin, la cinese Yangfeng, così come Pirelli, Brembo ed Eurogroup Laminations. Più le americane Ford (Chihuahua, Cuautitlan e Hermosillo), e General Motors (Arixpe, San Luis Potosi, Silao e Toluca).
La reazione della lobby tedesca
La VDA, l’associazione che riunisce i costruttori automobilistici tedeschi, sostiene che le tariffe messicane facciano salire i prezzi delle auto, danneggiando Case e consumatori, alimentando l’inflazione. Per VW, poi, in crisi di vendite in Cina, i dazi USA costituirebbero un fardello pesantissimo.
La difesa di Stellantis, Elkan a colloquio con Trump
Stando a indiscrezioni, il presidente Stellantis John Elkann avrebbe incontrato Trump anche per parlare del problema dazi anti Messico. La versione ufficiale? “L’attenzione di Trump per le politiche in grado di supportare una base produttiva robusta e competitiva negli Stati Uniti è molto positiva. Collaboreremo con l’amministrazione per l’obiettivo cruciale di rafforzare l’economia e l’industria nazionali”, recita una nota.
(L’immagine di copertina è generata con AI)
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