USA – CINA, è battaglia anche sulle auto connesse ma non solo
L’amministrazione USA di Joe Biden vieta la vendita di vetture cinesi connesse negli States, ma il Dragone risponde per le rime, anche con humour. L'idea è di vietare la vendita di auto che utilizzano software, componenti elettronici e meccanici provenienti dalla Cina.
Come in una nuova Guerra Fredda, combattuta in campo automotive, è battaglia ideologica USA contro Cina in materia di vetture connesse prodotte dal Dragone. Che reagisce anche con ironia. La disputa tra Stati Uniti e Cina sul mercato delle auto connesse è un capitolo cruciale nella più ampia rivalità tecnologica tra le due superpotenze. Al centro di questo scontro ci sono questioni di sicurezza nazionale, proprietà intellettuale e supremazia economica.
Usa contro Cina sulle auto connesse ma non solo
Ci arriviamo per gradi: in premessa, l’amministrazione di Joe Biden, presidente uscente, vuole introdurre un regolamento per bandire dagli States macchine che abbiano componenti Made in China. Appena la norma sarà realtà, una vettura con una qualsiasi minima tecnologia orientale (sensori, chip e altro hardware) non potrà più essere commercializzata in terra yankee.
No a “occhi” e “orecchie” cinesi negli USA, i motivi
Si tratta di automobili con contenuti tecnologici molto evoluti, come ormai quasi tutte quelle cinesi, dotate di fotocamere per osservare l’ambiente circostante, microfoni, ma anche sistemi GPS e di vari applicativi web. Sintetizzando, “occhi” e “orecchie” delle vetture che possono registrare, formando una sorta di immenso database cinese. Questo costituirebbe, stando alla Casa Bianca, un pericolo per la sicurezza nazionale. Il Bureau of Industry and Security del Dipartimento del Commercio – dopo mesi di accurate analisi – ha inteso intervenire, con una sorta di scudo contro l’avanzata del Celeste Impero.
In parallelo, nel mirino ci è finito il secondo grande nemico attuale di Washington, ossia la Russia: bloccato qualsiasi componente che provenga da Mosca e dintorni.
Blocco sui software, componenti elettronici e parti meccaniche, le date
Anima di questo movimento in difesa degli yankee, è il Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Gina Raimondo, che parte da un presupposto chiaro: oggi le auto sono computer. Il secondo obiettivo, come sostiene, è salvaguardare la privacy degli americani, impedendo di accedere a informazioni sensibili o personali tramite i “sensi” delle vetture cinesi ultra moderne. Il regolamento riguarda le auto per passeggeri, con stop ai software dai Model Year 2027; a ogni componente dall’1 gennaio 2029; e alle parti meccaniche dai Model Year 2030. Il Grande Fratello USA verificherà che importatori e costruttori presentino ogni anno dichiarazioni di conformità per certificare il rispetto delle regole anti Cina.
I motivi
Sicché, gli States sostengono di attivarsi per proteggere la sicurezza nazionale dell’intero Paese, e per tutelare la privacy dei consumatori. Nessun cenno alla possibilità che i costruttori di auto cinesi – grazie a investimenti massicci – possano staccare nettamente quelli USA, mettendo ancora di più a rischio la gara alla supremazia tecnologica.
Due problemi
Da capire come eliminare del tutto qualsiasi componente cinese dalle auto vendute negli USA da Ford e General Motors, in un mondo sempre più interconnesso e globalizzato. Infatti, l’Alliance for Automotive Innovation, che rappresenta GM, Toyota, Volkswagen, Hyundai ha chiesto almeno un anno in più per soddisfare il requisito hardware. Inoltre, ci sarebbe la questione della statunitense Tesla che produce in Cina, nella Gigafactory di Shanghai: è pur sempre un mezzo Made in China, sebbene non Made by China.
Replica dalla Cina
Per iniziare, la Cina (già in guerra commerciale contro l’UE per i dazi sulle elettriche) sostiene che la mossa sia un boomerang per Washington: le Case auto e l’indotto statunitensi utilizzano componenti del Dragone. Come possono disfarsene? Dovrebbero approvvigionarsi altrove, stipulando nuovi contratti, spesso più onerosi, e con una qualità della fornitura tutta da verificare. Inoltre, secondo Pechino, l’amministrazione Biden sarebbe ossessionata dal Celeste Impero, la cui economia è in costante crescita a livello globale: la Casa Bianca dovrebbe liberarsi di questa ansia, di questo demone.
Cina-USA, cooperare per il bene comune
Oggi, le relazioni tra i Paesi sono passate da tempo da “Tu perdi, io vinco” a “cooperazione win-win”, è la tesi di Pechino. “Lo sviluppo tra le nazioni non è un gioco a somma zero di vita e morte come in un’arena dei gladiatori romani”. Solo per fare un esempio, il Dragone cita le statunitensi Qualcomm e Apple, il cui successo è legato a filo doppio domanda e consumi cinesi.
Contro il libero mercato
Cui Dongshu, segretario generale della China Passenger Car Association, critica aspramente gli USA: il divieto ha lo scopo – dichiara – di sopprimere la concorrenza estera, ostacolando la competitività della Cina per creare un vantaggio sleale a favore delle aziende americane. E comunque, prosegue, il problema riguarda gli States più che altro, perché il Dragone accrescerà l’export delle proprie tecnologie verso Europa, Asia sudorientale e Russia. Un bel paradosso nel 2025: la Cina che impartisce lezioni di economia liberale all’UE e agli States, i quali tentano di arginare l’ascesa orientale con muri di ogni tipo.
Da vedere se il presidente eletto Trump prosegua su questa linea anti Pechino di Biden, o sia più favorevole ad una cooperazione industriale.