Prezzi carburanti, indagine dell’Antitrust sulle società petrolifere
Contro il caro carburanti l’Antitrust ha avviato istruttorie con ispezioni nei confronti di Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil.
Contro il caro carburanti si muove anche l’Antitrust, che indaga su cinque società petrolifere: Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil Italia. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle società sotto indagine.
Antitrust indagine sui carburanti
I procedimenti dell’Antitrust sul caro carburanti sono stati avviati anche sulla base della documentazione fornita dalla Guardia di Finanza, in merito alle infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina (marchio ENI 376, marchio ESSO 40, marchio IP 383, marchio Kuwait 175, marchio TAMOIL 48) distribuite su tutto il territorio nazionale.
L’Antitrust ha avviato le istruttorie in quanto la documentazione e i dati trasmessi dalla GdF farebbero emergere da parte delle compagnie petrolifere condotte riconducibili alla omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell’art. 20 del Codice del Consumo.
Antitrust prezzi carburanti benzina e diesel
In numerosi casi l’Antitrust ha rilevato difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l’omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l’omessa comunicazione al portale “Osservaprezzi Carburanti”, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso.
In particolare, Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori.
Sciopero benzinai gennaio 2023
Le Associazioni dei benzinai, dopo aver congelato lo sciopero dalle 19 del 24 gennaio alle 7 del 27 gennaio 2023, tornano a paventare la serrata su tutte le strade italiane. Le sigle Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio in una nota fanno il punto della situazione, anche alla luce dell’indagine dell’Antitrust:
“L’introduzione dell’accisa mobile, da noi richiesta più volte in questi anni, è un elemento positivo. Ma certamente non apprezziamo le sanzioni – a nostro avviso molto pesanti – legate all’obbligo dell’esposizione del prezzo medio, che continuiamo a ritenere una misura del tutto inutile ai fini del contenimento dei prezzi dei carburanti.
Martedì c’è il secondo incontro con il Governo, e in quella sede affronteremo questo problema e i problemi più importanti della rete carburanti, sui quali chiediamo da tempo un confronto. L’auspicio è che l’esecutivo sia nelle condizioni di poter corrispondere alle attese che gli operatori hanno, soprattutto per quanto riguarda il contrasto all’enorme illegalità fiscale e contrattuale attuale, che costa intorno ai 15 miliardi di euro complessivi allo Stato ogni anno. Risorse da recuperare nell’interesse di tutti”.
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