Stop vendite auto termiche, la Germania dice NO
La Germania ritira il suo appoggio incondizionato alla proposta europea sul bando alle auto endotermiche dal 2035 e promuove i carburanti sintetici.
Sarà la crisi energetica e l’aumento dei prezzi della corrente elettrica spinti all’insù anche dai venti di guerra fra Ucraina e Russia, fatto sta che non è più così sicuro lo stop alla vendita di auto termiche dal 2035. Se le parole italiane non fanno rumore, quelle tedesche invece hanno un peso diverso e più incisivo all’interno dell’Europa.
Infatti, secondo quanto dichiarato dal ministro dei Trasporti, Volker Wissing, il Governo tedesco guidato dal cancelliere Olaf Scholz ritira il suo sostegno incondizionato alla proposta della Commissione Europea.
Che fine faranno le auto termiche? Germania contro lo stop
Che fine faranno le auto termiche? La Commissione Europa nel decretare lo stop alla vendita di veicoli endotermici dal 2035 perde per strada un prezioso alleato. La Germania infatti ritira il suo appoggio incondizionato e per voce del ministro dei Trasporti, Volker Wissing, apre più convintamente ai combustibili sintetici e-fuel.
All-in sull’elettrico è un errore strategico, anche perché esistono tecnologie che permettono di abbattere fin da subito le emissioni di CO2 dell’attuale parco circolante in Europa, anche nei motori diesel.
Alternativa alle auto elettriche, SI ad un approccio olistico
“Vogliamo consentire i propulsori a combustione interna dopo il 2035, ma solo se possono essere alimentati esclusivamente con combustibili sintetici”, ha detto Wissing, a margine di un summit informale in Francia con gli altri ministri dei Trasporti europei.
Nel suo intervento ha dichiarato anche che per rincorrere l’obiettivo delle zero emissioni e della decarbonizzazione nei trasporti occorre un approccio olistico (quello sostenuto anche da Mazda e altri costruttori giapponesi), che oltre all’elettrico preveda altre tecnologie: “Per il futuro, non possiamo puntare solo sulla mobilità elettrica o sull’idrogeno. Abbiamo bisogno di mantenere un approccio tecnologico neutrale”.
La Germania non è la sola a prendere le distanze dalle misure Fit-for-55 proposte dalla Commissione europea. In precedenza la Francia si è impegnata a difendere i motori ibridi plug-in, che dal 2035 saranno anch’essi messi al bando.
Che fine faranno le auto termiche in Italia?
In Italia invece il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani più volte ha espresso dubbi su un approccio orientato solo sull’elettrico. Oltre ai soliti problemi infrastrutturali, l’all-in sulle EV si porta dietro anche difficoltà sociali, con l’Italia che rischia di pagare un prezzo altissimo in termini di posti di lavoro.
“Noi dovevamo dare una posizione orientativa di massima dell’Italia perché nel documento che uscirà a metà 2022 sul pacchetto Fit for 55, tra le varie cose da discutere a livello nazionale ed europeo ci sarà anche la data presunta del phase-out – le parole di Cingolani al Corriere della Sera – l’Italia ha dato la sua posizione più prudente come tutti i Paesi costruttori: 2035 per le auto e 2040 per i furgoni.
Altri Paesi che non producono auto hanno addirittura parlato del 2030. Il 2035, però, non è una data che segna qualcosa, è solo la base su cui iniziare la discussione parlamentare europea”.
“Accogliamo con favore la nuova posizione espressa negli scorsi giorni dal governo tedesco rispetto alla proposta della Commissione europea di mettere al bando i motori endotermici in UE dal 2035 – le parole del Presidente ANFIA Paolo Scudieri – siamo concordi nel ritenere che questa tecnologia possa, invece, dare un contributo importante alla decarbonizzazione della mobilità attraverso l’impiego dei carburanti sintetici e dei biocarburanti, nonché nel sostenere la necessità di un approccio tecnologico neutrale, che lasci spazio a più soluzioni per l’abbattimento delle emissioni di CO2, anziché concentrarsi esclusivamente sul veicolo elettrico.
A livello italiano, stiamo portando avanti le interlocuzioni con i Ministeri competenti in materia, che abbracciano una posizione sostanzialmente allineata a quella della filiera industriale, anche per mettere a punto le politiche industriali indispensabili per accompagnare le imprese nel processo di transizione ecologica.
Va nella direzione di gestire in maniera adeguata questo processo anche l’istituzione di un fondo pluriennale a sostegno della riconversione della filiera industriale, prevista dal decreto bollette, che dovrà essere sfruttato al meglio con la declinazione di misure di supporto alla domanda di veicoli a zero e a bassissime emissioni e a supporto degli obiettivi di sostenibilità e competitività del sistema produttivo”.
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