Auto elettriche, nuovo allarme posti di lavoro a rischio
Secondo lo studio commissionato da CLEPA (Associazione europea della componentistica automotive), la transizione all’auto elettrica porterebbe ad una perdita di mezzo milione di posti di lavoro in Europa.
Continua a tenere banco la possibile perdita di posti di lavoro con il passaggio all’auto elettrica. Questa volta l’allarme è di CLEPA, l’Associazione europea della componentistica automotive, che ha commissionato a PwC Strategy& la valutazione dell’impatto di tre diversi scenari relativi alle politiche del Green Deal sull’occupazione e sul valore aggiunto tra i fornitori di tutta Europa nel periodo 2020-2040.
Gli scenari considerati sono: un approccio tecnologico misto; quello attuale, concentrato solo sugli EV, proposto nel pacchetto Fit for 55 e uno scenario di accelerazione radicale dei veicoli elettrici. Tutti e tre presuppongono un’elettrificazione accelerata per raggiungere gli obiettivi climatici, con un’elevata quota di mercato per i veicoli elettrici al 2030, rispettivamente di oltre il 50%, quasi l’80% e prossima al 100%.
Il risultato ci mostra uno scenario con oltre 500.000 posti di lavoro nel settore auto a rischio licenziamento. Solo in Italia sarebbero oltre 60.000 a perdere la loro occupazione. I dati sono stati raccolti con il supporto di CLEPA, delle Associazioni nazionali e delle aziende tramite un’indagine esplorativa basata su 199 questionari e validata con l’ausilio di 33 interviste ad esperti.
Posti di lavoro in crisi con l’auto elettrica
La valutazione della transizione conferma il ruolo chiave dell’elettrificazione nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ma conferma anche i rischi occupazionali per il comparto dei sistemi di propulsione.
Secondo lo studio i 226.000 nuovi posti di lavoro previsti nella produzione dei sistemi di propulsione dei veicoli elettrici (EV), prevedendo di avere una filiera delle batterie in UE (i cui tempi e probabilità sono ancora incerti), significano una perdita netta di 275.000 posti di lavoro (-43%) da qui al 2040.
Si prevede che 501.000 posti di lavoro nella catena di fornitura legata alla produzione di componenti per motori a combustione interna (ICE) andranno persi se questa tecnologia verrà gradualmente abbandonata entro il 2035. Di questo mezzo milione di posti di lavoro, il 70% (359.000) andrà quasi sicuramente perso in un periodo di cinque anni, dal 2030 al 2035, rendendo evidente quanto poco tempo ci sia a disposizione per gestire i considerevoli impatti sociali ed economici che ne conseguiranno.
Lavoratori fabbriche componenti auto a rischio licenziamento
La filiera produttiva automotive rappresenta oltre il 5% dell’intera occupazione manifatturiera in 13 stati membri dell’Unione Europea, con più del 60% di questi lavoratori impiegati dai fornitori di componenti.
Lo studio fornisce, quindi, un’essenziale valutazione a livello europeo identificando inoltre rischi e opportunità in sette dei maggiori Paesi produttori di componenti automotive (Germania, Spagna, Francia, Italia, Repubblica Ceca, Polonia e Romania). Questo studio è anche il primo nel suo genere a valutare l’impatto di diversi percorsi politici per raggiungere gli obiettivi del Green Deal con un focus sui fornitori automotive.
Molti fornitori automotive non sono sufficientemente strutturati per reagire agilmente ad una perdita di attività nel dominio tecnologico del powertrain, anche per via dei contratti a lungo termine con i costruttori di autoveicoli. Centinaia di aziende specializzate e PMI hanno, inoltre, limitato accesso ai capitali da investire nella trasformazione dei loro modelli di business.
Batterie e gigafactory possono salvare i posti di lavoro?
Lo studio dimostra che il 70% (fino a 70 miliardi di euro) della creazione di valore legata ai sistemi di propulsione elettrici sarà collegata alla lavorazione dei materiali delle batterie, di creazione di gigafactory, alla produzione di celle di batterie e moduli di celle e all’assemblaggio di sistemi di batterie.
È importante sottolineare che queste attività non si svolgeranno necessariamente con le stesse aziende o nelle stesse aree, poiché richiedono abilità e competenze profondamente diverse rispetto alla tecnologia powertrain convenzionale e, quindi, è improbabile che forniscano opportunità alla maggior parte dei fornitori automobilistici orientati al powertrain, in particolare alle piccole e medie imprese che impiegano circa il 20% degli addetti della filiera della fornitura.
Una precedente ricerca di CLEPA ha mostrato come la produzione di batterie fornisca relativamente più posti di lavoro per i lavoratori con formazione accademica e meno per quelli meccanici, che attualmente sono impiegati nella produzione di parti legate al motore a combustione interna.
Come salvare i posti di lavoro nell’industria auto
La CLEPA nel suo grido d’allarme spiega anche come salvare i posti di lavoro nell’industria auto, ovvero utilizzando un approccio multi tecnologico e non esclusivo nella ricerca della neutralità climatica. L’attuale proposta “Fit-for-55” per gli standard di riduzione delle emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri infatti riguarda solo le emissioni allo scarico del veicolo, ignorando quelle relative alla produzione dei veicoli stessi o ai carburanti utilizzati, includendo anche come viene generata l’elettricità.
Per incentivare le tecnologie con la più bassa impronta di carbonio complessiva, le emissioni dei veicoli dovrebbero idealmente essere regolate sulla base del ciclo di vita, con un approccio Well-to-Wheel (WtW) come primo passo, che considera la produzione e la distribuzione del carburante/elettricità impiegati per alimentare un veicolo.
La neutralità tecnologica dà all’industria il tempo necessario per la transizione, mitigando lo sconvolgimento sociale spesso associato ad un cambiamento brusco, senza compromettere gli obiettivi climatici. Una transizione pianificata e ponderata che consiste in un approccio tecnologico misto mantiene aperte più opzioni per adeguarsi ai nuovi sviluppi, siano essi avanzamenti tecnologici, eventi geopolitici o disponibilità di risorse, e, allo stesso tempo, presenta significative opportunità di creazione di valore nell’industria automotive, uno dei maggiori asset industriali d’Europa.
Leggi altri articoli che abbiamo tratto su
? 60.000 posti di lavoro a rischio in Italia
? Crisi nel settore automotive
? Lavoro nel settore automotive
? L’allarme posti di lavoro lanciato da Taveres sulle crisi per l’auto elettrica
→ Cosa ne pensi? Fai un salto sulla discussioni sul FORUM!