Automotive in crisi, licenziamenti GKN e non solo
Riduzione di occupati, licenziamenti nel settore auto, chiudono aziende e fabbriche, si riducono i posti di lavoro: GKN, Stellantis, Timken, Gianetti Ruote. A preoccupare i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil non è solo la pandemia ma anche la transizione verso l'auto elettrica
Sono sempre più numerose le realtà e le aziende che si ritrovano a fare i conti con crisi economiche e problemi finanziari, costrette a chiudere e licenziare il personale dipendente. La pandemia ha falciato interi settori, molti dei quali anche in modo pesante, come ad esempio l’industria automobilistica in crisi che si trova ad affrontare anche il grosso problema della transizione, imposta, verso l’elettrico. C’è aria di crisi generale a parte qualche caso raro come l’OZ Racing di San Martino di Lupari a Padova che invece registra maggiori profitti e premia i dipendenti e la Dimsport di Serralunga di Crea.
Perdita di posti di lavoro con auto elettriche e transizione ecologica automotive
Non solo per la pandemia, c’è anche preoccupazione sulla perdita di posti di lavoro che aumenta con il pacchetto Clima della Ue e relativo obbligo di produrre auto elettriche a zero dal 2035, un allarme già lanciato più volte da Tavares ma anche dall’IndustriAll Europe e dalla Ces.
Cgil, Cisl e Uil sono le forze sindacali altrettanto allarmate dal documento «Fit to 55» illustrato dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. “Non mettiamo in discussione la visione strategica del Green New Deal, che condividiamo e sosteniamo – dichiarano le segreterie nazionali dei 4 sindacati – ma riteniamo che per la Commissione Europea il concetto di giusta transizione sia ormai più uno slogan senza contenuti, piuttosto che il giusto percorso per non far pagare ai lavoratori il costo sociale dei processi di cambiamento.
L’ulteriore accelerazione dei tempi e l’inasprimento dei parametri di costo rischiano di destrutturare il tessuto industriale di molti Paesi e in particolar modo dell’Italia che, considerata la struttura del suo assetto industriale, rischia di vedere pesantemente compromessa la propria competitività.
L’accelerazione imposta per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa al 2030 e al 2050 metterà in crisi intere filiere produttive, soprattutto quelle energivore, attraverso i nuovi sistemi di tassazione Ets e carbon tax, producendo per questa via drammi sociali che molti Paesi, ma soprattutto l’Italia, non sono in grado di sopportare se non dentro un processo graduale che accompagni e governi il cambio di modello di sviluppo.
I lavoratori e le future generazioni non possono pagare i costi della transizione, sia in termini sociali che in termini di aumento del debito pubblico dovuto alla restituzione delle risorse assegnate al Pnrr. Diventa perciò necessario ricordare, anche alla commissione Ue, che alla base di qualunque azione bisogna considerare la dignità delle persone e il loro diritto di poter vivere dignitosamente all’interno dell’Europa
Pertanto, va certamente promossa una legislazione a difesa dell’ambiente ma nello stesso tempo a difesa del lavoro e dei diritti fondamentali delle persone che la vivono e a tale scopo vanno costruiti i necessari presupposti per una transizione democratica e socialmente sostenibile. Sarà necessario costruire tutte le iniziative utili affinché la commissione Ue si confronti con le organizzazioni sindacali a tutti i livelli prima che i provvedimenti e le indicazioni del documento ‘Fit for 55’ vengano rese operative“.
Licenziamenti in massa nel settore automotive
Il 9 luglio 2021 la GKN, nota azienda attiva nel campo dell’automotive, ha chiuso il suo stabilimento fiorentino a Campo Bisenzio e licenziato anche tutti i suoi 422 dipendenti. Si tratta della multinazionale inglese la cui proprietà fa capo ad un fondo americano leader nella produzione di semiassi e giunti omocinetici anche per Fca prima e Stellantis oggi.
A dare la notizia dei licenziamenti in massa era stato Daniele Calosi, segretario generale della Fiom-Cgil di Firenze e Prato, secondo cui la società si sarebbe assunta “la responsabilità di un enorme danno sociale ed economico, con conseguenze nefaste per tutto l’indotto”.
La multinazionale si giustifica affermando che la crisi sanitaria dovuta al Covid-19 ha avviato un trend negativo dei fatturati irreversibile. E’ nella previsione di chiudere sia la sede sia il sito produttivo di Campo Bisenzio.
Licenziamenti GKN, quale è la situazione attuale?
Alla data del 20 luglio 2021, la situazione sembra essersi stabilizzata, soprattutto grazie ad una mozione del consiglio regionale della Toscana a tutela dei 422 dipendenti rimasti senza lavoro.
La mozione in questione indica di “utilizzare tutti gli strumenti normativi ed economici a disposizione per impedire la chiusura dello stabilimento toscano, consentire la ripresa della produzione e disporre il ritiro immediato della procedura di licenziamento portata avanti da Gkn” e “l’introduzione di un codice etico che preveda un obbligo di comunicazione preventiva in caso di rischi di chiusura aziendale” e “un rafforzamento delle discipline nazionali sui limiti alla delocalizzazione delle imprese beneficiarie di fondi pubblici“.
“Appena abbiamo appreso la notizia, i lavoratori e sindacato si sono recati in fabbrica e entrati nel sito nonostante la presenza della security che però non ha bloccato gli accessi. Ora siamo in assemblea permanente in attesa di decidere le prossime azioni ed evitare che vengano a portare via i macchinari”.
“Sono felice che tutte le forze politiche abbiano sottoscritto questa mozione” sottolinea il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, che aggiunge anche: “La fabbrica deve riaprire, il fondo Melrose deve tornare indietro ritirando i licenziamenti, istituzioni nazionali ed europee devono mettere in campo iniziative nella direzione di disincentivare tagli del personale e delocalizzazione“.
GKN ed i sindacati
“Questa mattina la GKN driveline, azienda fiorentina che produce componenti meccanici per i motori delle auto, di proprietà di un fondo inglese (acquisita dal 2018 da Melrose), con un altro stabilimento sul territorio italiano a Bolzano, via per pec, senza nessun preavviso, nemmeno alla Confindustria, ha comunicato ai 422 dipendenti il licenziamento e la chiusura del sito. ” Queste le dure parole del Segretario regionale Fim Cisl Alessandro Beccastrini e la segretaria Fim Cisl Firenze Flavia Capilli.
“Un comportamento vigliacco- dicono i sindacalisti – senza rispetto per le persone e per il territorio. Una modalità banditesca della gestione dei rapporti che condanniamo senza appelli. Proprio questa mattina l’azienda aveva messo tutti i lavoratori in Par collettivo per le ferie estive e in fabbrica non c’era nessuno. Da informazioni che abbiamo raccolto pare che l’azienda voglia delocalizzare la produzione di Firenze, ma non sappiano dove.
Una cosa che non ha nessuna logica, visto che non poco tempo fa sono stati effettuati importanti investimenti in macchinari e automatizzazione del sito fiorentino”.
Licenziamenti Stellantis?
Anche Stellantis, il colosso automobilistico nato dall’unione di PSA e FCA, prevede di tagliare posti lavorativi, imponendo 800 pre-pensionamenti entro il 2021. Tutto questo per una tutela dei costi operativi in Germania, che secondo il brand prevedrà una riduzione complessiva del personale per oltre un terzo, in modo da ristrutturare e rilanciare il marchio tedesco Opel.
E’ stato autorizzata l’uscita incentivata di 160 lavoratori in Carrozzeria Mirafiori. Nei prossimi giorni si apriranno le procedure di incentivazione all’esodo anche alle Meccaniche, alle Presse e alla Costruzione Stampi, tutti settori ubicati all’interno di Mirafiori, nonchè alla Teksid di Carmagnola e alla ex Tea di Grugliasco. I primi di settembre verrà inoltre ultimato e stipulato l’accordo per gli impiegati degli enti di staff, come la parte amministrativa e quella ricerca e sviluppo. Così facendo sarebbero 800 gli addetti di Stellantis a lasciare il posto di lavoro.
“Una perdita di posti di lavoro” che, afferma la Fiom di Torino, “è come se avesse chiuso improvvisamente una fabbrica di medie dimensioni in un territorio che in questi anni ha solo visto cessazioni di attività e perdita occupazionale”.
Licenziamenti Timken
Altre aziende sono costrette a licenziare come la Timken di Villa Carcina in provincia di Brescia è una fabbrica con 106 dipendenti licenziati da un giorno all’altro. Produce di cuscinetti a sfera ed elementi della trasmissione. In particolare nello stabilimento di Brescia si producono cuscinetti a sfera conici per il mercato del fuoristrada e settore ferroviario.
Aziende che licenziano nel settore auto
Sono numerose le aziende costrette a licenziare per ridimensionare le spese e non fallire. La Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto in provincia di Monza ha licenziato con una mail alla fine del turno pomeridiano 152 dipendenti nella giornata di sabato 3 luglio. La decisione di chiusura dell’azienda e conseguente licenziamento dei lavoratori è dipeso sempre da una situazione economica aggravata dalla pandemia. Gli operai sono stati messi in ferie e il permesso è retribuito fino alla chiusura definitiva della fabbrica.
Pietro Occhiuto, segretario Fiom Cgil Brianza, ha dichiarato: “Il primo effetto dello sblocco dei licenziamenti è la comunicazione della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto di chiusura dello stabilimento ed avvio di una procedura di licenziamento collettivo di 158 persone. Da oggi si presidia l’azienda. La barbarie è essere licenziati via mail. È quello che è accaduto ai lavoratori della Gianetti di Ceriano Laghetto che si vedono, da un giorno all’altro, i cancelli della propria azienda sbarrati. Mi chiedo una cosa: Confindustria, a cui Gianetti è associata, è in grado di garantire che le aziende a lei associate rispettino i patti siglati con il sindacato? Noi ci batteremo per difendere i posti di lavoro, lo faremo ad ogni costo. Lo faremo per difendere la dignità di chi fino al 30 giugno era indispensabile e che invece dal primo luglio è diventato un orpello di cui liberarsi con una fredda mail.”
Licenziamenti se ne può fare a meno?
Il fatto che un evento imprevisto come la pandemia del Covid-19 abbia messo in ginocchio interi settori, tra cui quello automobilistico con ricorso ai licenziamenti fa sorgere dubbi e perplessità sulla salute delle aziende, sempre labile ed a rischio: nonostante tutte le precauzioni che si possano adottare non si riescono spesso ad affrontare e superare certe difficoltà. La soluzione è quella di ridimensionarsi drasticamente per evitare la chiusura totale o fallimento: a farne le spese sono ovviamente personale, fornitori ma non dimentichiamo anche gli stessi titolari ed amministratori.
Soluzioni alternative per le aziende in crisi?
Per questo è auspicabile trovare una migliore salvaguardia delle imprese e di conseguenza di chi ne fa parte, evitando di arrivare a situazioni gravi e complesse come i licenziamenti di massa o chiusura delle aziende stesse.
L’impegno richiesto è a 360°: dallo Stato, che già fa la sua parte, al fisco per il quale le aziende chiedono una riduzione della pressione fiscale e soprattutto una riforma per una semplificazione (sia in QUANTITA’ di tasse applicate sia in quello del NUMERO di adempimenti, sempre crescenti di anno in anno.
Ultimo ma non meno importante per la vita di una società è quello dei dipendenti con i quali andrebbero trovate soluzioni di compartecipazione più strette: i sindacati dovrebbero impegnarsi proprio a trovare questa formula geniale.
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