Coronavirus e inquinamento, il blocco della circolazione lo riduce?
Può il Coronavirus Covid-19 aver ridotto l'inquinamento? Ecco l'analisi scientifica di come lo stop delle attività ha influito sull'inquinamento. Cosa sta accadendo nelle città di Milano, Roma, Torino e in Pianura Padana?
Il Coronavirus sta guidando ogni nostra decisione in questo periodo complicato mentre siamo tutti in quarantena, ma sta anche cambiando la nostra impronta ecologica sull’ambiente abbattendo l’inquinamento generato dall’uomo? Tutti gli spostamenti sono fortemente ridotti e consentiti solo per “comprovati motivi”. Così il traffico è notevolmente calato anche nelle grandi città come Roma, Milano e Torino che appaiono surreali, ma anche sulla critica Pianura Padana in fatto di inquinamento.
In particolare nella Capitale, il blocco riguarda tutti i veicoli che vengono ora puntualmente fermati dalle Forze dell’Ordine, Polizia Stradale, Carabinieri e Polizia Locale per la verifica degli spostamenti.
La crisi economica dovuta al Covid-19, ha determinato la chiusura di tantissime attività e fabbriche. Ma ha portato anche alla riduzione dei voli e dei trasporti marittimi, e di conseguenza un taglio significativo ai fattori inquinanti come il diossido d’azoto. Si tratta di una sostanza tossica prodotta dalla combustione di combustibili fossili proveniente da industrie, riscaldamenti e anche mezzi di trasporto. Anche l’agricoltura però è tra i principali produttori di smog nel Bel Paese.
L’NO2, ovvero diossido di azoto, è un inquinante secondario gassoso molto pericoloso, perché è un forte irritante delle vie polmonari. È capace di provocare tosse, dolori al torace, convulsioni, insufficienza circolatoria oltre a danni irreversibili ai polmoni come l’edema.
La situazione attuale è questa: le attività commerciali sono chiuse eccetto rivendite di derrate alimentari e farmacie. Girano pochissimi veicoli, qualche furgone, camion, auto e scooter mentre la maggior parte dei motori è spenta.
L’inquinamento con lo stop della circolazione con il Coronavirus diminuisce?
Per capire se l’inquinamento è sceso nelle grandi città, a seguito del blocco forzato della circolazione dovuto al Decreto “Io resto a casa” per il Coronavirus, analizziamo un po di dati reali che vengono rilevati dalle centraline di monitoraggio dell’Arpa (che raccolgono dati sulla qualità dell’aria della Penisola) ma anche dai satelliti del programma Copernicus.
Inquinamento visto dal satellite
Grazie al satellite è possibile anche monitorare l’inquinamento atmosferico e con esso si può studiare l’impatto di sostanze inquinanti sull’atmosfera terreste. Queste sono: ozono, metano, formaldeide, aerosol, monossido di carbonio, diossido di azoto e anidride solforosa.
Per mezzo del monitoraggio troposferico, le immagini del satellite Sentinel-5p, apparecchio del programma Copernicus dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), hanno rivelato un impatto positivo sull’ambiente dovuto al blocco delle attività produttive per via del lockdown delle città.
Questo ha confermato un‘abbassamento dei valori di diossido d’azoto in tutto il nord Italia. Attenzione perché il fenomeno tramite satelliti è stato osservato solo nel periodo che va dal 1 gennaio al 11 marzo 2020.
Aria più pulita senza traffico?
Sembra quindi che questo blocco forzato delle auto e senza traffico dovuto al Coronavirus abbia inizialmente aiutato a rendere l’aria più pulita. I valori nei primi giorni di osservazione oscillavano fra i 20 e 30 microgrammi al metrocubo di NO2 nel Nord Italia ma stanno lentamente risalendo. Come è possibile dato che il numero di veicoli in movimento sta drasticamente diminuendo giorno per giorno?
Cerchiamo di capirlo nei prossimi paragrafi analizzando i valori di smog in Pianura Padana e nelle principali città italiane come Milano, Roma e Torino.
Limiti NO2 massimi Unione europea
Vi ricordiamo intanto che i limiti imposti dall’Unione europea, stabiliscono un tetto massimo di NO2 pari a 200 microgrammi per metrocubo, da non superare più di 18 volte l’anno. Mentre per il PM10 il limite è di 50 µg/m³ per non più di 35 episodi annuali. In normali circostanze, l’Italia difficilmente riesce a mantenersene al di sotto. Per questo subiamo i blocchi del traffico in base ai D.Lgs 13/08/10 n.155 e D.Lgs 250/12. I dati ARPA Lazio rilevano che nella Capitale, nei primi tre mesi del 2020, i valori di PM10 sono stati superati 25 volte su un massimo di 35. Questo anche per via dell’anomalia avuta quest’inverno particolarmente caldo e privo di precipitazioni.
Quanto impatta la circolazione auto realmente sull’inquinamento?
Come sempre è facile additare la colpa ai mezzi di trasporto, in particolare quelli a gasolio. Vista quindi l’assenza del traffico la conseguenza del blocco più evidente per molti, è respirare aria più pulita. In realtà la situazione inquinamento è più complicata di così.
Anche perché in generale si è rilevato che il traffico dovrebbe impattare sullo smog da PM10 soltanto per un quinto: a cosa è dovuto il restante 80%? Perché blocchiamo la circolazione che contribuisce all’inquinamento atmosferico da PM10 solo per il 20%? Oltretutto nel corso degli anni è notevolmente ridotto anche con i veicoli di classe Euro6.
Come riportato dal grafico dello studio redatto sull’inquinamento dalla INFRAS è possibile osservare l’evoluzione delle emissioni prodotte dai veicoli nel periodo 1990-2050. Si nota quindi una netta diminuzione di tutti gli inquinanti prodotti dai mezzi di trasporto.
Polveri sottili PM10 fonti di emissione in Italia
Osserviamo anche il grafico redatto da Riccardo Saporiti utilizzando il XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano dell’Ispra.
Si può notare che l’inquinamento generato da PM10 in Italia ha subito delle importanti modifiche negli ultimi anni. In particolare si è visto un dimezzamento per quanto riguarda i trasporti e le industrie. Mentre la quota parte di PM10 generato dal riscaldamento è aumentato notevolmente, specie a Roma e Torino.
Sarà allora interessante osservare di nuovo i dati rilevati ad aprile 2020 quando i riscaldamenti verranno spenti e le auto saranno ancora ferme, per capire meglio le cause dell’inquinamento in città.
Coronavirus inquinamento Pianura Padana
In una vasta area come l’intera Pianura Padana, l’impatto che i veicoli causano sull‘inquinamento dell’aria è in percentuale minore rispetto ad altri fattori. Questo cambia però in agglomerati cittadini importanti come Milano o Torino, dove il traffico è più concentrato. Tutto sommato il problema degli alti valori di inquinamento sulla Pianura Padana è dovuto proprio alla conformazione orografica di questa. Per cui nei mesi invernali fa registrare picchi elevati di inquinanti nell’aria anche per via di venti deboli. Inoltre si verifica il fenomeno di inversione termica per cui l’aria ristagna e le sostanze nocive rimangono bloccate a terra.
La storia insegna che la prima zona del nord-Italia dove si sono sviluppate le industrie, è stata proprio quella dell’alta Pianura Padana. Ad oggi resta la zona più efficiente, con il 60% del fatturato del settore secondario. Inoltre le aziende agricole e zootecniche più attive in Italia sono concentrate proprio al nord lasciando molto indietro il Sud-Italia.
Tutto questo sviluppo economico ha portato la Pianura Padana a risultare la regione più inquinata d’Italia e tra le prime nel mondo.
Coronavirus e inquinamento Milano
Ad inizio anno anche la città di Milano era tra le più inquinate di Italia con valori di PM10 puntualmente oltre la soglia massima consentita.
Infatti basta andare a consultare i dati forniti da ARPA Lombardia ed elaborati dalla AMAT. Ad esempio, tra i giorni peggiori, il 16 gennaio 2020 i valori di PM10 raggiungevano il picco di 96 microgrammi al metro cubo contro un valore limite di 50, mentre erano 73 i microgrammi di NO2 su un massimo di 200.
Situazione invertita il 23 gennaio dove a primeggiare era il diossido di azoto con valori di picco pari a 124 µg/m³ e PM10 a 64 µg/m³. A distanza di un mese, il 21 febbraio, la situazione era addirittura peggiore con NO2 pari a 159 e PM10 a 32 µg/m³.
A seguito del Coronavirus è stato emanato il Dpcm 8 marzo e i valori rilevati in città lunedì 9 erano i seguenti: 22 µg/m³ di PM10 e 141 µg/m³ di NO2. Col proseguire dei giorni si è vista una diminuzione dello smog, questo però dovuto in buona parte anche alle piogge e non solo al rallentamento del traffico.
Con il blocco della circolazione da Coronavirus a Milano cosa è successo?
Ma proprio nella città Lombarda, a partire dal 17 marzo nonostante il blocco della circolazione e lo stop delle attività, l’inquinamento dell’aria è tornato a salire. Infatti a Milano il 20 marzo 2020 i valori di NO2 sono tornati a un picco di 118 µg/m³, mentre il PM10 per fortuna non è andato oltre i 46 µg/m³.
Inquinamento dipende anche dal meteo?
Quindi perché sta aumentando lo smog nonostante il traffico si sia praticamente azzerato nel milanese? I motivi sono da ricercare anche nei cambiamenti del meteo. Infatti una diminuzione della circolazione dell’aria, l’arrivo di una perturbazione o la bassa pressione interagiscono con le polveri sottili. Di seguito vi riportiamo un esempio dove confrontiamo i valori dell’inquinamento in relazione al meteo nella città meneghina.
Inquinamento a Milano a marzo 2018
Se torniamo indietro nel tempo però possiamo osservare che il 20 marzo 2018 i valori dell’inquinamento a Milano erano piuttosto buoni. Si parla infatti di 89 µg/m³ di NO2 e 14 di PM10. Valori addirittura migliori di quanto riscontrato il 20 marzo 2020 in pieno blocco del traffico per Covid-19!
Questo perché, in quel periodo storico, c’erano state numerose precipitazioni e vento che hanno ripulito l’aria nonostante i veicoli circolassero regolarmente.
Il meteo del 20 marzo 2018 a Milano manifestava piogge, una temperatura media di 6° C e una velocità massima del vento di 24 km/h.
Invece il meteo al 20 marzo 2020 a Milano vedeva il sole splendere, una temperatura media di 12° C e velocità massima del vento di 12 km/h.
Coronavirus inquinamento Roma
Anche a Roma l’inquinamento ad inizio anno aveva raggiunto livelli eccessivi, costringendo la giunta comunale a istituire dei blocchi del traffico nella capitale. Si osserva infatti che il 21 febbraio 2020 a Roma l’inquinamento non accennava a diminuire. Secondo i dati ARPA Lazio rilevati dalle centraline i valori erano di 121 µg/m³ di NO2 e 45 di PM10.
Il 9 marzo, nella capitale in piena emergenza Cornavirus Covid-19, il valori erano già diminuiti con 87 µg/m³ di NO2 e 24 di PM10. Questa diminuzione è andata avanti fino al 15 marzo, poi la curva dello smog negli ultimi giorni si è impennata ancora.
Infatti il 20 marzo 2020 l’inquinamento a Roma è risalito registrando 78 µg/m³ di NO2 e 39 µg/m³ di PM10. Come è possibile una inversione di tendenza con peggioramento della qualità e maggiore inquinamento dell’aria nonostante la netta diminuzione dei veicoli circolanti a Roma? Anche in questo caso della Capitale non si deve escludere il meteo. Ma sopratutto i riscaldamenti domestici fanno la loro parte, come abbiamo visto prima nei grafici dell’Ispra.
Evidentemente ci sono altri fattori che entrano in gioco oltre alle automobili… ???
Come ribadito sopra, sarà interessante rivedere il dati dopo la seconda metà di aprile, quando i termosifoni saranno spenti, per capire se le polveri sottili caleranno ancora.
Coronavirus inquinamento Torino
Altro esempio utilizzando dati ARPA Piemonte, nella città di Torino l’inquinamento al 25 febbraio 2020 era elevato con valori di PM10 e NO2 a quota 69 µg/m³. Invece, durante l’epidemia del Coronavirus, già a partire dal 11 marzo il valori misurati dagli strumenti automatici del SRRQA di PM10 erano scesi a 44 µg/m³ e 60 di NO2. Questa diminuzione è durata poco perché si è arrestata il 15 marzo invertendo poi il senso di marcia con valori di smog risaliti nonostante la circolazione delle auto fosse praticamente azzerata, normalizzandosi il 20 del mese con un dato giornaliero di PM10 a Torino pari a 43 µg/m³ mentre la NO2 a 63.
Quindi anche in questo caso nella città di Torino dopo una iniziale diminuzione dei valori di NO2 e PM10, l’inquinamento durante il Coronavirus a Torino è tornato a salire.
Diciamo che sulla diminuzione dell’inquinamento in quei giorni ha prevalso qualche giornata di pioggia accompagnata da raffiche di vento. Ma poi passato l’effetto benefico, anche in questo caso torinese, gli inquinanti generati dal riscaldamento sono riaffiorati non permettendo una ulteriore riduzione dei valori di inquinamento.
Inquinamento Piemonte 2007-2018
Ma in generale l’inquinamento da biossido di azoto nella regione Piemonte in oltre 10 anni di osservazioni è aumentato o diminuito? Anche in questo caso vediamo cosa dicono i dati di ARPA Piemonte.
In Piemonte la media annua dell’inquinamento dovuto a NO2 dal 2007 al 2018, è diminuita di un terzo o addirittura dimezzata in alcuni casi. Quindi in soli 10 anni si è già fatto molto per l’ambiente, sopratutto le vetture con il passaggio dai motori Euro4 ai moderni Euro6 che mettono percentuali molto basse di inquinanti.
La riduzione del traffico migliora la qualità dell’aria?
Visti tutti i fattori in campo, come le industrie, l’agricoltura, la combustione di biomasse o gli inceneritori etc., è quindi difficile stabilire quale sia la principale causa di inquinamento atmosferico in Italia. Ma restiamo consapevoli che i dati riportano che il traffico contribuisce solo al 20% per la quota di PM10. Occorre quindi trovare soluzioni per migliorare le nostre abitudini e diminuire l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Ma bisogna stare attenti ad addossare tutta la colpa agli elementi sbagliati, come il traffico veicolare.
I valori rilevati dall’ESA, dipendono da moltissimi fattori diversi, tra cui le condizioni meteorologiche che comprendono anche temperatura e velocità del vento. Quindi la pioggia, che è coincisa con le immagini riprese dal Sentinel-5p in primi di marzo, ha contribuito a “lavare via” le polveri sottili dalla Pianura Padana. Ma poi un volta finito l’effetto del meteo, nei giorni seguenti i valori sono risaliti.
Conclusione, l’inquinamento diminuisce o no con l’azzeramento del traffico?
Quindi alla fine possiamo dire che nonostante la fortissima riduzione del traffico, per un periodo più lungo di una settimana (quasi come fosse una domenica ecologia allungata dove non cammina nessuno) dovuto al fermo forzato del Decreto “#Iorestoacasa” del Coronavirus, l’inquinamento non è sceso: questo è la dimostrazione che la cattiva qualità dell’aria nelle grandi città ed in tutta la Pianura Padana non è legata solo alle automobili ma ad altri fattori che producono polveri sottili come i riscaldamenti e le attività produttive con il peggioramento in assenza di condizioni meteo avverse.
Ne è la dimostrazione Roma dove l’inquinamento aumenta anche con il traffico azzerato “Coronavirus, riabilitate le auto: azzerato il traffico, ma l’inquinamento aumenta” di Giorgio Ursicino.
Ci teniamo una riserva sulle considerazioni finali: potrebbe essere ancora presto per dichiarare conclusa l’osservazione poiché basata su un periodo di tempo troppo limitato per apprezzare un cambiamento davvero rilevante sullo smog dopo lo stop della circolazione.
Finora sappiamo solo che ridurre gli inquinanti su tutti i fronti logicamente aiuta l’ambiente.
VADEMECUM Coronavirus spostamenti in auto: quando posso circolare?
Modulo Autodichiarazione Coronavirus scaricabile PDF
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