Guida autonoma, test in pista Volkswagen a Portimao
Gli ingegneri di Volkswagen Group Innovation sono al lavoro sul circuito di Portimao per ottimizzare la guida autonoma con dei prototipi che girano in pista ad alta velocità
Volkswagen testa la guida autonoma in pista, sul circuito portoghese di Portimao. Norbert, Susi, Walter e Dieter non sono persone, ma nomi in codice, assegnati dagli specialisti di Volkswagen Group Innovation, dietro cui si celano le versioni sperimentali a guida autonoma di una Audi RS7 Sportback, due Volkswagen Golf GTI Performance e una Passat Variant.
Guida autonoma Volkswagen test in pista a Portimao
Circa 25 ingegneri, provenienti dagli uffici di Braunschweig e Wolfsburg, si sono riuniti sul circuito portoghese di Portimao per testare i loro progetti, ottimizzarli e presentarli ai colleghi dei vari brand del Gruppo. È un’occasione unica, perché tendenzialmente le tecnologie che si trovano su questi prototipi arriveranno nella produzione di serie solo tra dieci o quindici anni.
Il lavoro di questi specialisti non ha a che fare con la meccanica o la taratura delle sospensioni, il loro pane quotidiano sono piuttosto i cavi dati e i segnali radio. Nei box c’è una fila di tablet connessi. I creatori di Norbert, Susi, Walter e Dieter sono tutti esperti IT abituati a usare algoritmi complicati e reti neurali, per rendere le auto del futuro sempre più intelligenti.
Test specifici in pista per la guida autonoma
Perché, allora, i test in pista? Beh, se un’auto deve guidare da sola, il computer che la gestisce deve essere un pilota esperto. E allo stato attuale, alcuni di questi prototipi sono già in grado di completare un giro veloce senza alcun intervento umano.
Al contrario della celebre dimostrazione di qualche anno fa, in cui una RS7 girò a tutto gas sul tracciato di Hockenheim prima del Gran Premio di Germania, sulle auto impegnate a Portimao non c’è alcuna informazione precaricata, se non la mappa del circuito. Ogni vettura sceglie la traiettoria che reputa migliore.
Guida autonoma in pista e le variabili da tenere in considerazione
Ciò che deve ancora imparare è metterla in relazione a variabili come ad esempio il consumo delle gomme, perché ovviamente quando le prestazioni degli pneumatici calano non è possibile seguire le medesime linee alla stessa velocità.
Quindi, se l’auto sa che le gomme non hanno più il grip ottimale, può regolare il proprio stile di guida di conseguenza. Ovviamente, per implementare questo comportamento, c’è bisogno di scrivere un codice software dettagliato.
Lavorare direttamente in pista vuol dire poter fare correzioni e aggiustamenti in tempo reale, senza dover attendere di tornare in ufficio. Inoltre, il lavoro di squadra è fondamentale, tanto che in Portogallo oltre agli specialisti Volkswagen ci sono colleghi provenienti dalla Stanford University e dall’Università di Darmstadt.
Il volante è sostituito da un joypad
Lo steer-by-wire, ovvero la sterzata controllata elettronicamente, è un’ulteriore tecnologia che apre scenari incredibili. Potenzialmente, lo sterzo potrebbe essere sostituito da un joypad o essere del tutto assente, o ancora essere gestito da più di un passeggero all’interno del veicolo, magari per darsi il cambio alla guida durante un lungo viaggio, senza doversi spostare da un sedile all’altro.
Un altro tema importante da ricercare è che cosa succede tra il volante e le ruote quando il conducente riprende il controllo, ovvero il passaggio dalla guida autonoma a quella manuale: anche questa procedura va perfettamente sincronizzata. Infine, c’è l’aspetto delle sensazioni di guida che un veicolo genera, che sono una parte fondante di ogni brand. Come si potranno percepire quando le auto guideranno da sole? È ciò che sta studiando la squadra chiamata Brand DNA. Ne sapremo di più tra qualche anno.
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