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Formula Sae Italy 2019, la storia di un miracolo vissuta da un team partecipante

Una storia di coraggio, forza, tenacia e determinazione. E quella della UniNa Corse di Napoli che ha partecipato alla gara con auto costruita presso l'università, raccontata da un diretto protagonista Claudio Anniciello

Fermatevi lì, voglio raccontarvi una storia. La storia di UniNa Corse.

Ma prendetevi 15 minuti con calma, per assaporarla al meglio e capirla fino in fondo. Si tratta di una storia di coraggio, forza, tenacia e determinazione.

Come ogni anno è andata in scena l’edizione 2019 della Formula SAE Italy sul circuito di Riccardo Paletti a Varano de’ Melegari, competizione che chiama in causa monoposto progettate e costruite da team di studenti universitari e dietro alla quale c’è l’ANFIA ad organizzare il tutto, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica. Ci sono università provenienti da tutto il mondo, in pratica, che portano orgogliosamente la loro auto a sfrecciare in pista assieme alle altre. La manifestazione si è conclusa con tanti premi assegnati nelle diverse Classi: ne abbiamo parlato approfonditamente.

Tra tutto questo marasma di persone, l’incessante viavai di 2.500 affaccendati studenti impegnati negli ultimi ritocchi, una macchia blu prende sempre più forma: il team UniNa Corse – Squadra Corse Università di Napoli Federico II.

Ragazzi allegri, solari, chiassosi ma determinati. Tutti (più o meno) al loro posto e tutti sempre col sorriso sul volto. La competizione dura dal mercoledì alla domenica, giorni durante i quali c’è bisogno di superare una serie di verifiche tecniche per permettere all’auto di gareggiare, ma al contempo c’è da portare a termine degli eventi statici di presentazione e poi, alla fine, tutte le gare in pista.

Storia di lavori su lavori per UniNa Corse

Un problema dietro l’altro, sembra non esserci mai fine al lavoro di questo gruppo di ragazzi che però fa sempre del sorriso e della tipica ironia napoletana la propria forza. Tutto si supera, con il sudore della fronte ed il genio della mente. E così le quattro slick della monoposto partenopea hanno trovato la strada delle verifiche tecniche. I problemi iniziali sembrano risolti, la via verso la risoluzione sembra presa quando alle 11 del giovedì l’auto era in fila per l’ingresso all’ispezione.

No, non è così.

In un mix di rabbia e frustrazione la disorganizzazione degli ispettori slitta sempre più la verifica verso la fine di quel giovedì, oltre il quale tutto si sarebbe complicato. Non era possibile andare oltre, non si DOVEVA andare oltre. Eppure è stato così, vanificando anche una priorità acquisita che aveva assegnato alle 14 di quel giorno uno slot di verifica riservato. 5 minuti dopo l’ingresso, ore 19.20, l’amara notizia: “tornate domani mattina, per oggi abbiamo concluso“.

Delusione e panico per qualche minuto, ma il buon cuore e la speranza prendono il posto – assieme alla fiducia – sul volto di tutti.

Ce la facciamo. Domani faremo tutto in fretta

Il venerdì arriva inesorabile, figlio di un destino che sembrava non volersi compiere in alcun modo. Ancora qualcosa da mettere a posto e via – di nuovo – verso la fila. La macchina blu e nera trova il suo posto sotto l’occhio degli ispettori, che punto dopo punto controllano che sia tutto da regolamento. Tutto torna, tranne qualche voce. “C’è da fare qualche lavoro, continuate l’ispezione e poi, alla fine, ritornate“. L’ispezione termina e con essa arriva il carico di lavori da fare. Pochi, facili, ma che portano via del tempo.

Tempo che non c’è, perchè l’auto deve essere pronta, ferma, pulita e preparata per l’arrivo dei giudici: cominciano i primi eventi statici.

Si fa sul serio con gli eventi statici

Alettone in carbonio di una auto Della Formula SAE, quella di Napoli
Alettone in carbonio di una auto Della Formula SAE, quella di Napoli

Nell’affannoso susseguirsi di lotte – perchè non erano corse ma vere lotte – contro il tempo, la squadra riesce a lavorare e fermarsi all’occorrenza per completare gli eventi statici e compiacere i giudici. Ma il tiranno che non si ferma mai porta il sole al declino e con esso la chiusura delle ispezioni, nuovamente.

Stavolta tutto era filato liscio. Il venerdì di gara ha portato con sè il benestare dei giudici e la conclusione degli eventi statici. Il giorno dopo sarebbero cominciato gli eventi dinamici, maldistribuiti tra mattina e pomeriggio. L’auto purtroppo aveva ancora tre verifiche da superare.

Ansia e preoccupazione, mista alla stanchezza di chi dorme poche ore a notte da mesi, cominciano a farsi strada nelle coscienze dei membri della squadra. Eppure c’è qualcosa che li tira su, che li tiene uniti contro tutte le avversità. L’amicizia, la voglia di riscatto. Quella sensazione di vedere realizzato un sogno sul quale avevano lavorato un anno intero. “Domani si corre, ragazzi“.

Alle prime luci dell’alba del sabato l’Autodromo di Varano respira un’aria frizzante. Carica di tensione che si taglierebbe con un coltello. Profuma di emozione, adrenalina. La fila per le prime prove in pista è già pronta, ma la monoposto del team UniNa Corse corre all’impazzata per completare le verifiche.

Gruppi di maglie blu portano l’auto da una postazione all’altra, guadagnano presto i tre bollini rimanenti. Niente si ottiene gratis, perchè anche in queste occasioni gli studenti della Federico II hanno superato problemi su problemi. Inesperienza e sfortuna hanno creato disagi durante ogni verifica, tardando il via libera. Nulla però è insuperabile. Nessun ostacolo sarebbe riuscito a fermare l’avanzata irrefrenabile di un gruppo di ragazzi e ragazze con un cuore così grande da poter oscurare il sole. La tarda mattinata del sabato l’auto ha avuto il via libera per correre.

Cominciano le prove in pista per UniNa Corse

Monoposto Formula Sae sulla pista di Varano
Monoposto Formula Sae sulla pista di Varano

Poche ore, giusto un paio prima di vedersi sfuggire per sempre la possibilità di concludere due prove dinamiche delle quattro in programma per la competizione. Ancora una corsa contro il tempo. Parte diretto il trasporto dell’auto verso la prima prova, spinta a mano come da volere del regolamento e sotto il sole cocente. Non c’è tempo per fare altro, non è possibile aspettare troppo. Il pilota in tuta rossa di UniNa Corse entra in auto, accende il motore. Ma c’è un problema, una perdita. Acqua? Sembra di si, ma è risolvibile, nulla di catastrofico.

In 5 minuti l’auto era di nuovo pronta, stavolta dritta sotto la bandiera italiana e pronta per la partenza. Sventola il via e dalla collinetta di fronte il brusio delle maglie blu si stoppa per un momento. Attimi interminabili prima di leggere il risultato del cronometro. Ottimo piazzamento. Urla, abbracci, gioia, esultanza. Ma non c’è tempo. 30 minuti alla chiusura della seconda prova.

Riparte l’auto verso il lato opposto della pista, sempre spinta a mano da ragazzi che avevano da tempo superato ogni limite fisico. Ma c’è sempre una riserva di energia in tutto il corpo, basta indirizzarla nel verso giusto. Si corre a piedi, si affanna e si lasciano gocce di sudore su quell’asfalto rovente che quasi scioglieva le suole delle scarpe. Ma si raggiunge la postazione di partenza.

Non tutto è perduto, ma bisogna settare l’auto. 5 minuti, 10, 15. L’auto è pronta il minuto prima della chiusura dei cancelli. Tutto prende nuovamente forma ed il tempo si ferma. Un problema però condiziona la prestazione, che non riesce nel migliore dei modi. “Ragazzi, abbiamo portato un tempo a casa. Anche un solo punto è sempre un punto in più“.

Nulla è perduto

Non ci si può fermare proprio ora. Non adesso che la strada sembra in discesa. Ci si abbraccia, ci si incoraggia. Tutto ciò che poteva andare storto fino a quel momento era stato superato brillantemente. La caparbietà di questo gruppo di giovani universitari avrebbe già lasciato un segno in tutti coloro che avevano assistito alla prestazione.

Ma nel pomeriggio accade l’irreparabile. Durante la terza prova, l’unica prevista il sabato pomeriggio e che avrebbe condizionato l’evento pincipale della competizione, la prova di endurance della domenica, un uniball cede. Al secondo giro il pilota in gara accosta. Dagli spalti le urla di incoraggiamento fanno spazio ad un nodo soffocante.

Lo stomaco sottosopra, pensieri che affollano la testa. I commissari di pista mobilitano il trattore per lo sgombero dell’auto, che viene riportata al box. Nulla di buono per questi irrefrenabili napoletani. Ma il danno è più serio di quanto si immagini: l’uniball ha fatto saltare il braccetto della sospensione, bucato il cerchio e storto pinza e disco freno, oltre a spezzare la scatola di sterzo ed il mozzo ruota e storcere l’ammortizzatore.

Un trattore recupera la monoposto in gara alla Formula Sae di Varano 2019
Un trattore recupera la monoposto in gara alla Formula Sae di Varano 2019

Non c’è più niente da fare, salta l’endurance del giorno dopo per il team UniNa Corse. La disperazione si materializza negli occhi lucidi di un gruppo di persone che ha visto un sogno prendere il volo in pochi secondi. Un gruppo che però non conosce il significato della parola fine. Il genio della mente ha bisogno di lavorare per mettere a punto una strategia. Non poteva finire così un qualcosa di così bello e sudato. Sarebbe stato ingiusto. Non era pensabile chiudere la competizione in questo modo.

L’idea geniale dei ragazzi di Napoli

Ma come fare senza pezzi di ricambio? “Controlliamo al CAD che i pezzi delle auto degli scorsi anni si possano adattare!“. L’idea. L’idea giusta! Ma i pezzi erano a Napoli, in officina, a 700 km di distanza.

Si parte in auto, diretti alla volta di Napoli, senza esitare. Ma gli ex membri di questa splendida realtà hanno lavorato dall’altra parte d’Italia per recuperare i pezzi e cominciare a percorrere un po’ di strada. A Orte lo scambio, quasi come una nuova Teano. Lì dove dietro al cartello autostradale che segnala l’uscita c’è una Madonna con le braccia aperte.

La corsa contro il tempo continua quando, alle 2 di notte, i pezzi arrivano a destinazione. Si lavora in gruppo, incessantemente. Tutto deve andare alla perfezione. Anche senza la sicurezza di un successo non è pensabile lasciare una porta aperta senza averla attraversata per capire cosa ci si trovi all’interno. Non bisogna mai darsi per vinti se c’è anche un minimo barlume di speranza.

Ore 9.30, un miracolo. L’auto di UniNa Corse è pronta, rimessa in sesto, ma l’ultima parola è sempre dei giudici. Con il mozzo rotto l’innata ironia napoletana porta alla creazione di un altarino, con i 4 lumini attorno al pezzo rotto, quasi a scacciare tutto ciò che di male era accaduto fino a quel momento. E come per magia gli ispettori dichiarano nuovamente l’auto regolamentare, firmando a pieno titolo la reispezione.

Adesso la lotta è solo contro la pista, il cronometro e…il meteo. Sì, perchè il diluvio che incessante da ore batteva sulla pista non portava a presagire nulla di buono.

Credo che ogni ragazzo abbia scavato nelle proprie tasche per recuperare qualche briciola di sole portata da casa, che messe assieme hanno spinto via la pioggia e lasciato spazio al caldo. Non asfissiante, ma capace di asciugare la pista.

Verso la fine della Formula SAE Italy 2019

Arriva il turno del primo pilota. Casco su, motore acceso e via verso la prima parte dell’endurance. Dalla stessa tribuna dalla quale il giorno prima tutte le maglie blu avevano visto il triste spettacolo non c’era spazio per sentimenti negativi. Urla, gioia, cori da stadio. La felicità di rivedere quella piccola monoposto girare era troppa per lasciarsi andare a qualsiasi stanchezza.

La monoposto Formula Sae del Team UniNa di Napoli
La monoposto Formula Sae del Team UniNa di Napoli

Bandiera a scacchi, cambio pilota. Metà gara è stata portata a casa e resta poco per sigillare e suggellare un’impresa faraonica. Ma il secondo pilota non si perde d’animo. Parte e come il primo batte un ritmo incessante, senza esclusione di colpi.

Arriva l’ultimo giro.

Il tempo è relativo e lo si pensa sempre durante questi attimi. Meno di un minuto un giro, ma per tutti quegli scalmanati tifosi da stadio sulla tribuna ovest del circuito di Varano de’ Melegari è durato un anno. Un anno durante il quale sono passati avanti sforzi, rinunce, disperazione, gioie, idee, amicizie, disguidi e tutto ciò che comporta la progettazione di un’auto ed il lavoro di gruppo. Un minuto che è valso quanto una vita.

Ma arriva di nuovo la bandiera a scacchi.

Incredulità. “E’ impossibile“. L’auto di UniNa Corse aveva concluso l’endurance, sfidando la sorte e gettando nel passato il gravissimo danno del giorno prima.

La materializzazione di un sogno, gli aiuti celesti, le speranze, la determinazione di non mollare mai, grondando sudore, stringendo i denti e battendo i pugni. Quella bandiera a scacchi ha impresso il nome di questa squadra nella storia, elevando il loro esempio a modello imprescindibile da seguire ed al quale ispirarsi.

Lacrime, gioia e soddisfazione per UniNa Corse

La gioia nel cuore di ogni membro del team UniNa Corse ha firmato con inchiostro indelebile le pagine di una competizione che cerca di creare valori positivi in questo mondo. Che la carica di questi ragazzi sia di esempio a tutti, perchè le difficoltà della vita possono far credere che non ci sia una via d’uscita, ed è in quel preciso istante che la via d’uscita bisogna crearsela con le proprie mani.

Bravi. Bravi tutti voi.

Il Team UniNa con Claudio Anniciello autore di questo racconto con la loro monoposto Formula Sae
Il Team UniNa con Claudio Anniciello autore di questo racconto con la loro monoposto Formula Sae

E grazie per avermi fatto vivere questa gioia infinita assieme a tutti voi. Quando sono partito per quell’endurance vi ho sentiti tutti, uno per uno, in quel casco assieme a me. Vi ho sentiti vicini ed ho sentito che quello era il mio momento di dimostrare di essere all’altezza di tutto ciò che siete stati capaci di fare.

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